Friuli: addio a Piero Fantoni pioniere dell’industria, CB della notte del terremoto

piero fantoni
Antonio Simeoli dal MV di oggi

Il suo codice di radioamatore era IV3AOS (alfa oscar sierra). Da appassionato di elettrotecnica, quando l'elettronica era ancora di là da venire, Piero Fantoni passava molto del suo tempo con i CB. Erano la sua passione. E quella passione divenne la notte del 6 maggio 1976, quando la storia del Friuli fu riscritta, un'ancora di salvezza per migliaia di persone. I radioamatori infatti nelle ore immediatamente successive al terremoto nell'area colpita furono un punto di riferimento irrinunciabile. Svolsero il fondamentale ruolo di chiamare i soccorsi, coordinarli, persino tenere in collegamento paesi isolati, borgate separate dalle altre dalla distruzione. E Piero Fantoni quella notte nella sua Gemona, epicentro del sisma con i 400 morti, fu in prima linea con il CB. Codice IV3AOS.
Se n'è andato uno dei pionieri dell'industria friulana, un protagonista assoluto della rinascita post-sisma. È morto ieri Piero Fantoni, aveva 88 anni e all'inizio degli anni Sessanta aveva fondato insieme al fratello Marco e ad altri due imprenditori friulani, Giacomo Candido e Federico Aita, la  la ditta produttrice di pannelli in legno che costituì il primo mattone di quello che negli anni sarebbe diventato il Gruppo Fantoni. Spiccata vocazione per l'elettrotecnica, Piero Fantoni, originario di Gemona, aveva iniziato prima della seconda guerra mondiale gli studi di ingegneria a Milano. Costretto dal conflitto a interrompere anzitempo la carriera universitaria, l'imprenditore, come detto, negli anni del secondo dopo guerra continuò a dedicarsi anima e corpo all'elettrotecnica contribuendo in modo determinante alla nascita della Plaxil in quella che allora si chiamava Zona industriale di Rivoli di Osoppo. Il Cipaf era ancora lontano ma Fantoni, Pittini, De Simon (qualche chilometro più in là Burgi o Snaidero) stavano lanciando un tessuto produttivo capace di creare centinaia di posti di lavoro, togliere i friulani dalle campagne e portare due cosa che a quel tempo dal Friuli giravano al largo: benessere e lavoro sicuro. «Le sue conoscenze tecniche – ricorda il nipote Giovanni, ora alla guida del gruppo di famiglia – furono determinanti per lo sviluppo della produzione». Poi, quando già l'impresa aveva spiccato il volo oltre i confini nazionali, la catastrofe del sisma. In una notte distruzione e morte, l'azienda colpita al cuore. Ed ecco che Piero Fantoni nel biennio successivo fu in prima linea per far rinascere l'azienda dalle macerie. Ore e ore in azienda, come il fratello Marco, il cugino Andrea Pittini. Al lavoro anche quando la linea produttiva era ferma perchè i capannoni erano sventrati. Ma l'imprenditore, quel tipo di imprenditore, in quegli anni diventò in Friuli un esempio per i dipendenti che videro l'azienda come il primo passo della rinascita. Anche se a casa c'erano dei lutti o la casa era stata distrutta. «Prima le fabbriche poi le case», il motto coniugato apposta per la ricostruzione friulana ebbe proprio nell'imprenditore gemonese uno dei suoi cardini. Piero Fantoni contribuì quindi anche al lancio della produzione dei pannelli Mdf, il cavallo di battaglia dell'industria friulana, l'innovazione. Poi, frenato da problemi di salute, decise di ritirarsi dedicandosi alla moglie Romana, ai figli Carlo, Maddalena e Caterina e al mondo del volontariato con il determinante contributo nella crescita dell'associazione reanese "Insieme si può". L'azienda però, il colosso che aveva contribuito a creare, ce l'aveva sempre nel cuore, tanto da partecipare fino a pochi anni fa a tutti i ritrovi nella fabbrica di Rivoli. Con Piero Fantoni se ne va un pezzo di storia dell'imprenditoria friulana. In tanti domani pomeriggio alle 15 in duomo a Gemona gli tributeranno l'ultimo saluto.

Una risposta a “Friuli: addio a Piero Fantoni pioniere dell’industria, CB della notte del terremoto”

  1. aggiornamento del 06/04/2011

    «Un uomo che ha dato molto al Friuli». Così, monsignor Pietro Brollo, arcivescovo emerito di Udine, ha ricordato ieri Piero Fantoni durante le esequie celebrate in Duomo a Gemona. E il Friuli, ieri, si è presentato all'appuntamento nella maestosa chiesa della città pedemontana per rendergli l'ultimo omaggio e dirgli l'ennesimo grazie. Tra le tante persone che hanno affollato il tempio gemonese, oltre alla famiglia Fantoni, si sono contati, tra gli altri, il presidente degli industriali di Udine, Luci, un altro pioniere dell'industria friulana qual è Andrea Pittini, l'ex assessore alla ricostruzione, Salvatore Varisco, Enzo Cainero, da anni uomo di fiducia della famiglia Fantoni, il presidente del Cipaf Benvenuti e naturalmente gli amministratori locali con in testa il vicesindaco di Gemona, Roberto Revelant. Da Fossa, provincia dell'Aquila, dove si trova per il secondo anniversario del sisma in Abruzzo, il primo cittadino Paolo Urbani ha voluto far arrivare in Friuli un suo personale messaggio dicendosi vicino ai Fantoni in questo doloroso momento e ha voluto ricordare Piero con parole di stima e ammirazione. Simili a quelle che ieri ha scelto mons. Brollo per la sua omelia, aperta spiegando il perché della sua presenza a Gemona dovuta in particolare a un rapporto di lunga data con la famiglia di industriali. «Mio padre – ha spiegato l'arcivescovo – venne qui a imparare da Fantoni il mestiere, anche se poi si dedicò all'insegnamento, e quel mestiere lo imparò bene anche Piero che al Friuli ha dato tanto. Dopo un avvio di studi a Milano, rientrò per fondare assieme ad alcuni amici la Plaxil e dare il là alla nascente zona industriale. Poi arrivò il terremoto, che noi ricordiamo bene, ma questi uomini animati da grande cuore riuscirono in breve a riaprire la fabbrica. Così come il cugino Pittini e ancora De Simon». Nomi, questi, che assieme a Piero Fantoni hanno scritto una pagina indelebile della storia industriale del Friuli Venezia Giulia. E non solo di quella. Una delle tante tracce che oggi parlano di lui, Piero Fantoni l'ha lasciata anche all'interno del Duomo di Santa Maria Assunta. «L'avevamo inaugurato da poco, dopo il sisma, quando i ladri portarono via gli angeli posti dietro l'altare – ha ricordato monsignor Brollo -. Venuto a sapere del furto, Fantoni fece realizzare delle copie e le regalò alla parrocchia».

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