Friuli: Bolzonello, ripensare i Consorzi industriali, distretti e camere di commercio

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di Maura Delle Case.

Consorzi industriali, distretti e camere di commercio così come li conosciamo oggi sono da rivedere alla luce di un produrre profondamente cambiato nel corso degli anni. E’ stato tranchant, ieri a San Daniele, l’assessore regionale alle risorse agricole e attività produttive Sergio Bolzonello, nel “decretare” la necessità di una profonda revisione del sistema, annunciandone la rivoluzione nell’ambito di una legge ad hoc per lo sviluppo industriale. Norma che l’assessore ha detto essere in fase di redazione, destinata a passare al vaglio della giunta in maggio, la cui ratio, segnatamente ai distretti, sarà quella di ripensarli in chiave regionale, salvo eccezioni (vedi il caffè). Bolzonello lo ha annunciato tirando le conclusioni del “convegno” organizzato in città dal parco agroalimentare di San Daniele per fare il punto sull’ultimo biennio di attività. Un’occasione per un bilancio sì, ma anche per guardare al futuro. In grande. Il presidente del parco Claudio Filipuzzi, non ha avuto timore nel proporre all’assessore un salto di “qualità” per il distretto agroalimentare, oggi “confinato” (almeno da statuto) al territorio di cinque Comuni, domani – questa la proposta – distretto diffuso a tutta la regione. «L’attuale parco agroalimentare – ha detto Filipuzzi – deve diventare Parco agroalimentare del Friuli Venezia Giulia con sede a San Daniele, perché questo è uno dei pochi posti riconosciuti al mondo come sede di produzioni agroalimentari e perché qui sono condensate la capacità di fare e le giuste suggestioni. Possiamo fare da apripista in Italia, aggregando non più industrie, ma mettendo in rete soggetti, competenze, capacità». La proposta è piaciuta a Bolzonello, che intende utilizzare non a caso questa ratio per l’intera riforma. «Penso a distretti di prodotto, di filiera, non più a distretti legati a un determinato territorio», ha detto l’assessore per poi snocciolare alcuni punti fermi della sua rivoluzione. «Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità, fattore essenziale per essere competitivi», ma anche sulle reti d’impresa «che possono farci superare il gap dimensionale patito dalla regione», quindi sulla varietà dei prodotti «grande ricchezza del Fvg che dobbiamo sfruttare, non da ultimo nel Pssr 2014-20», infine far tornare Ersa un’agenzia di carattere tecnico-scientifico e chiudere i battenti al Crita, il centro di ricerca nato nel 2010 per iniziativa della stessa agenzia e dell’Università di Udine. A proposito di ricerca e innovazione, ieri il Fvg è stato paragonato alla Silicon valley. Anzi, meglio dotato quanto a densità di di enti votati alla ricerca e all’innovazione. Enti da coinvolgere nei processi produttivi, specie in quelli di trasformazione, altro obiettivo che il parco si è posto e intendere perseguire nel futuro. Perché è qui che si gioca la sfida per la Fvg: grandissimo produttore di materie prime, che spesso però finiscono fuori dalla regione con la conseguente perdita del valore aggiunto per poi rientrarvi trasformate. Il parco agroalimentare – tornando ai contenuti del convegno, ospitato nella biblioteca Guarneriana – sta facendo la sua parte per interrompere questo corto circuito. Lo ha dimostrato progetti alla mano, dedicati alla trasformazione, alle filiere, al controllo qualità, alla valorizzazione delle risorse del territorio. Progetti efficaci e di poco costo. Non si è sentito ieri nessuno invocare risorse. Anzi. Il parco – promosso da Bolzonello come una «realtà dinamica, motivata e virtuosa» – conta oggi su 4 dipendenti e su un Cda i cui membri non percepiscono un solo euro. «Si può fare bene anche senza risorse – ha concluso Filipuzzi -: non ci serve l’ennesimo carrozzone, non siamo qui a chiedere soldi, ma a proporci come soggetto capace di aggregare».