Friuli: contro l’obesità, la dieta delle parole

di Renato Schinko

In Friuli Venezia Giulia il 31 per cento delle persone è in sovrappeso, mentre il 6 per cento soffre di obesità grave. Dati preoccupanti che dimostrano come l’obesità sia una piaga sociale diffusa e pericolosa, visto che è causa di numerose altre patologie. E ieri, giornata mondiale della lotta contro l’obesità, l’associazione udinese “Diamo peso al benessere” è sbarcata in piazza Libertà, per sensibilizzare la popolazione e per presentare ancora una volta agli udinesi il suo innovativo progetto contro l’obesità, organizzato in collaborazione con l’azienda sanitaria numero 4  incentrato su un graduale processo di cambiamento che trova il suo strumento principale nella “Dieta delle parole”. Gli esperti dell’associazione, infatti, partono dal presupposto che la persona in sovrappeso spesso si senta inadeguata, tendendo così a isolarsi e ad aggravare ancor di più il problema. Ma grazie a un lavoro di squadra e a un percorso comune, l’obeso deve trovare nuovi stimoli, vivere in una comunità affiatata con un obiettivo specifico, uscendo così dalla prigione della propria condizione. Il malato così ha di nuovo voglia di socializzare, di partecipare a nuove esperienze e di vivere. L’associazione, che ormai conta oltre 700 iscritti in costante aumento, ha così scelto come simbolo un autobus che, oltre a rappresentare la mobilità sostenibile, deve anche rappresentare un veicolo attraverso il quale l’obeso torna a vivere e a uscire di casa, partecipando così a una vita sociale più stimolante. Da qui poi nasce una nuova spinta a migliorarsi e a credere che un cambiamento del proprio stile di vita sia possibile. L’obeso sviluppa così la convinzione di potercela fare, di poter vincere la difficile battaglia contro i chili di troppo. E i risultati ci sono e si vedono, come spiega la dottoressa Anita Cacitti, responsabile scientifico del progetto “Dieta delle parole”. «La nostra associazione riscuote sempre più successo e ormai sono centinaia le nuove richieste per aderire alle nostre iniziative. Se il 20 per cento abbandona, un buon 50 per cento migliora la sua condizione, risolvendo quasi del tutto il problema. Ora aspettiamo che anche la politica ci sostenga, magari dandoci la possibilità di avere una sede per costruire un casa della salute in cui si combatta l’obesità».<br />