Friuli: ferragosto con i parlamentari nelle carceri (ma poi escono tutti:)


Nel titolo ci scherziamo un pò sù, ma quello del sovraffollamento dei detenuti anche nella nostra regione è un problema serio; ovviamente col gran caldo di questo periodo la cosa si aggrava persino in un carcere recentissimo come quello di Tolmezzo. Settantanove detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 53, con un aumento tollerabile fino a 68: sono i dati del sovraffollamento del carcere di Pordenone, visitato stamani da una delegazione di politici, guidata dal consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Franco Dal Mas (Pdl). Un sovraffollamento che nelle scorse settimane – e’ stato detto – ha vissuto punte ancora piu’ gravose, con ben 90 detenuti ospitati tra la sezione ”comuni” e quella dei ”protetti”, destinata a carcerati per reati legati alla sfera sessuale. Significativo anche il sottodimensionamento del personale di Polizia penitenziaria: su una pianta organica di circa 59 effettivi, si contano meno di cinquanta unita’.

2 Risposte a “Friuli: ferragosto con i parlamentari nelle carceri (ma poi escono tutti:)”

  1. Sono 218 i detenuti presenti attualmente nel carcere di Udine a fronte di una capienza di circa 150 persone. La struttura è stata visitata oggi dal deputato dell’Udc Angelo Compagnon che ha annunciato un’interrogazione al ministro della giustizia sulla difficile situazione dei penitenziari dovuta al sovraffollamento e alla carenza di personale.

    «Purtroppo di queste denunce della situazione difficile delle carceri ne abbiamo sentite anche troppe senza aver visto concreti cambiamenti –commenta il cappellano del carcere di Udine don Flaviano Veronesi –. Quest’anno, nonostante il caldo, la situazione è abbastanza tranquilla, ma è un delitto vedere delle persone che vorrebbero ricostruirsi una vita languire in una cella».

  2. Tolmezzo 8 agosto 2009

    In questo periodo di ferie estive tra i tanti problemi in cui la nostra società italiana e coinvolta sicuramente quello del sovraffollamento delle carceri e’ il meno sentito dalla maggior parte della gente comune. Eppure mai come in questo periodo le carceri italiane stanno “scoppiando”.

    Potremmo dire siamo all’emergenza. Si e’ proprio cosi’.

    Vi porto un esempio: a Tolmezzo, una cittadina dell’Alto Friuli, il carcere del luogo ha superato in queste settimana la quota di 300 reclusi contro una capienza “ normale” di 150 ospiti.

    Ebbene questo fatto non si e’ mai verificato da quando nel 1993 e’ stato aperto questa Casa Circondariale. In alcune sezioni e’ stato aggiunto il 3° letto. La cella e’ di soli 15 metri quadri.

    Non oso pensare quale sia la situazione nelle altre carceri più’ quotate, vedi S. Vittore, la Dozza , Poggioreale, Pagliarelli, Le Vallette e in quali condizioni vivano i detenuti.

    In queste carceri il numero dei reclusi per cella e’ molto più’ alto, si arriva a toccare anche 6-7 persone.

    Le soluzioni non sono facili da trovare in questo contesto e la condizione politica attuale certamente non favorisce l’assunzione di provvedimenti ad hoc.

    Il problema e’ e rimane quello della vivibilità all’interno delle carceri italiane che se a Tolmezzo e sufficientemente assicurata forse in altri luoghi questa non c’è’.

    Oltretutto si pone un interrogativo semplice che e’ stato rimarcato anche a livello del Sappe, il sindacato autonomo interno,e cioè’ la scarsa presenza di risorse sia finanziarie sia in termini di personale per fronteggiare questa emergenza. Ora mi chiedo e allo stesso tempo rivolgo a chi di competenza queste semplici domande:

    -Pensiamo davvero che la costruzione di nuove carceri siano la panacea a questo problema?

    -Pensiamo davvero che la adibizione di nuovo personale consenta di governare efficacemente l’attuale situazione di emergenza venutasi a creare nel mondo penitenziario italiano?

    A mio avviso a queste possibili soluzioni devono seguire anche assunzioni di responsabilità in ordine ad un maggior impegno su misure legislative e formative che favoriscano una esecuzione penale nuova tesa al recupero effettivo della persona condannata, misure che agevolino il reinserimento del detenuto nella società esterna, provvedimenti che con le dovute garanzie ristabiliscano un rapporto nuovo di recupero della persona e riparazione della offesa arrecata attraverso i lavori socialmente utili.

    Se per far questo dobbiamo partire dal cosi detto braccialetto elettronico proviamoci ma nel rispetto e dignità della persona.

    Mi piace evidenziare una bella esperienza di questi giorni attuata proprio in collaborazione tra la struttura penitenziaria di Tolmezzo il Comune di Tolmezzo e il Cesfam di Paluzza attraverso la quale e’ stato offerto a 6 persone in semi-libertà di poter lavorare nei cantieri di manutenzione sia forestali sia in ambito comunale.

    Questi esempi significativi devono incoraggiare le istituzioni a intraprendere con coraggio le strade alternative alla pena cominciando da provvedimenti in sede legislativa miranti a premiare anche finanziariamente parlando i progetti relativi all’esecuzione penale esterna.

    Bruno Temil

    volontario

    Ass.ne Vita Nuova – Tolmezzo

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