Friuli: i migliori sono tutti un po’ matti

di Omar Schieratti
del Liceo scientifico Marinelli

I migliori sono tutti un po’ matti, afferma con sicurezza questo affascinante film. Compreso quindi il regista Tim Burton, che ha marchiato con il suo inconfondibile segno uno dei film più attesi dell’anno, Alice in Wonderland. Certo, si fa notare anche un altro inconfondibile marchio del film, quello della Disney, ed infatti chi si aspetta la follia esagerata, la bellezza dark de La sposa cadavere o i toni cupi ai quali Tim Burton ci ha abituato  con Edward Mani di forbice o Sweeney Todd, resterà un po’ deluso dal fossato che circonda il terribile castello della Regina Rossa di Cuori – Helena Bonham Carter –, unico brivido macabro del film. Ma resta comunque un’opera ricchissima in termini di meraviglie, da non lasciare dubbi a un giudizio positivo. E, forse, a mio parere, anche senza il bisogno del 3D, aggiunto infatti in post-produzione, visti il misto di tecniche avanzate utilizzate e la ricchezza dei dettagli. I punti di forza di Alice in Wonderland non si concentrano solo nel poetico Cappellaio Matto – Johnny Depp, al suo settimo film assieme a Tim Burton. Per lo meno alla pari convince infatti anche la bella Alice – Mia Wasikowska, non più ragazzina passiva e distratta alle prese con un sogno, ma vera eroina femminista, furba e coraggiosa, pronta a lottare per ritrovare la sua “moltezza” e capace di resistere alle forti convenzioni di questo e di quel mondo, il Sottomondo. Accanto a lei, fantastici personaggi (dal Brucaliffo al Bianconiglio, alla lepre schizofrenica, impossibile scegliere il più bello), tutti con un ruolo speciale. Insomma, Burton ci regala una vera fiaba dai toni appassionanti di un fantasy, vicina nello spirito più che nella trama al romanzo di Lewis Carroll a cui si ispira. Tutto questo si sussegue in scene cariche, oltre che di magia, anche di sfide da accettare, scelte da fare, coraggio da cercare in se stessi e a cui credere, in una storia fluida e divertente. In questo modo Alice, attraverso mutamenti fisici e di cuore, trova la forza di lottare per i suoi nuovi amici, sicuramente più veri e passionali dei manichini lasciati lassù, nel mondo reale. Probabilmente, l’unico limite del film è proprio la sua struttura così ordinata, ma come poter soffermarsi su tale dettaglio di fronte alle bellissime rose parlanti, ai giardini incantevoli, alle sparizioni e all’ ironia dello Stregatto o alle battute che, alla fine del film, sappiamo a memoria? Nonostante questo, però, secondo me la vera forza di questo film è il coraggio. Quello di un Cappellaio capace di amare moltissimo, anche se fuori di testa. Quello della ribellione che alla fine ogni personaggio manifesta contro la Regina Rossa. Quello della sorella della terribile sovrana, la Regina Bianca – Anne Hathaway, appunto l’ esatto contrario. E il coraggio di Alice, che crede nei sogni e riesce a salvare il suo, rendendo migliore la propria vita e rendendo felici noi, che alla fine, curiosi di sapere la soluzione all’enigma del Cappellaio (perché un corvo somiglia a una scrivania?) e sognando di possedere un maialino da usare come puff, stiamo tutti dalla parte dei matti.<br />