Friuli: la Cimpello-Sequals è attesa da trent’anni

di ALVIA MARCUZZI 

Abito a Comerzo (frazione di Majano) nota per il super-traffico sulla Sr (strada regionale) 463 che va da Osoppo a Codroipo. Non posso non reagire a recenti articoli e alle lettere pubblicate su questo giornale sul tema dello sblocco dei progetti per la realizzazione del collegamento autostradale Sequals – Gemona. Ecco alcuni punti di riflessione che mi sono venuti in mente relativamente a quest’argomento già dibattuto da molti anni, che cerco pacatamente di esprimere. «Non si può non tenere conto della volontà delle comunità locali»: non è la prima volta che sento questa frase sulla quale sono in disaccordo. Quando si tratta di un collegamento stradale o ferroviario importante, è chiaro che le persone o gli enti interessati non sono soltanto gli abitanti di un determinato comune o frazione, ma sono tutti quelli che si trovano a utilizzare quel tratto, in questo caso si può pensare che sono interessati gli Enti e anche le persone di Treviso, Conegliano, Sacile, Pordenone, Cimpello fino a Osoppo, Gemona per proseguire verso l’Austria. Questo collegamento non farà comodo solo ai veneti, come più volte espresso su quotidiani, ma a tutte le industrie e gli abitanti della zona collinare. Non conosco i dettagli sull’impatto ambientale che quest’autostrada avrà sul tratto effettivamente sensibile della Val d’Arzino/Pinzano/Forgaria. A me sicuramente dispiace che si debba toccare questi luoghi. E’ probabilmente per questa difficoltà che quei 20-30 chilometri di collegamento non sono mai stati realizzati. Paradossalmente penso che sia meno impattante un’autostrada (con i cavalcavia, tunnel, protezioni anti rumore necessari) che una superstrada con tutti gli incroci e le probabili costruzioni che sono poi realizzate a ridosso. Inoltre, penso che se è proposta oggi un’autostrada a pagamento è proprio per concorrere all’enorme spesa che tali lavori comporterebbero. Vorrei ricordare a questo proposito che circa dieci anni fa ci furono alcune persone che si ribellarono alla ventilata realizzazione della superstrada che già allora era proposta, considerandola una catastrofe. Tuttavia oggi l’idea è rivalutata. Riprendo qui volentieri la frase dell’urbanista Edoardo Sazano (che io non conosco): «In Italia ci si dimentica che per ogni cosa che si fa, bisogna prima calcolare a chi, a cosa serve, se è veramente prioritaria rispetto alle necessità». Se il signor Giuliano Filippi che l’ha riportata sulla Sua lettera pubblicata sul Messaggero Veneto del 9 dicembre, venisse a Comerzo di Majano, a Villanova di San Daniele, a Rivoli di Osoppo e in altri paesi affacciati alla Sr 463, non potrebbe che essere scioccato dal traffico molto sostenuto che sfiora le nostre case. Qui non c’è posto per il marciapiede. Qui non si può usare un passeggino. Anche per chi deve attraversare in macchina è un’avventura. Su questa strada da Osoppo a Villanova e penso anche oltre, chi la percorre in bicicletta è terrorizzato. Non è tanto una questione di rumore o di inquinamento (non siamo nelle grandi città, attorno a noi c’è il verde), ma qui si rischia la vita ad ogni momento. E’ facile dire che devono passare dall’autostrada già esistente. Come si fa realisticamente a individuare chi transita sull’intera tratta (riducendo di molto il percorso autostradale) da chi deve percorrerla per recarsi in una delle nostre tante zone industriali o artigianali? Riprendendo le frasi iniziali di questo paragrafo penso che a chiunque non resterebbero dubbi sull’utilità di quest’opera. Non sento quasi mai delle reazioni praticamente così forti, come nel caso specifico della strada proposta, da parte degli “ambientalisti” (dei quali sono peraltro una notevole sostenitrice) quando si tratta di valutare la costruzione su terreni fertili di nuovi centri commerciali o capannoni industriali che restano anche in disuso, oppure disboscamenti per improbabili piste da sci (rileggiamo la bellissima lettera di Paola Doretto di Pordenone pubblicata il 14 dicembre). Tanto ancora ci sarebbe da dire. Molto utile sarebbe poter ascoltare i tecnici che hanno studiato quest’opera nel suo complesso. E’ da trent’anni che l’aspettiamo.