Friuli: la crisi Libica tiene bloccati 25 dipendenti della Danieli e della Ravanelli di Venzone

di MAURIZIO CESCON
Situazione sempre più incandescente in Libia, dove divampa ormai la guerra civile e i morti sono centinaia. Apprensione, ma nessun rischio immediato, per circa 25 lavoratori friulani (12 della Danieli di Buttrio e altrettanti della Ravanelli di Venzone) impegnati nella realizzazione di opere nel Paese nord africano. Al momento sono bloccati, ma tutti stanno bene. Nessuno comunque nasconde che la crisi si fa di ora in ora più difficile e con esiti imprevedibili
Intanto, come era accaduto per l’Egitto, lo stesso ordine è arrivato per la Libia. Il management e i vertici della Danieli hanno deciso di rimpatriare i 12 dipendenti o collaboratori (tutti friulani) e altri 60 tecnici e operai appartenenti a un consorzio di ditte con “Ferretti International” e “Tecnomontaggi” di Brescia che lavorano in un cantiere per un impianto a Misurata, porto commerciale a 250 chilometri a est da Tripoli. «Attendiamo che si possa aprire una “finestra” favorevole per lo sgombero del campo base e per organizzare il trasferimento fino nella capitale – spiega Luca Ortolani, responsabile delle risorse umane estero di Danieli –. Per raggiungere l’aeroporto sono necessarie tre ore di pullman o di macchina e finchè non ci saranno le condizioni minime di sicurezza nessuno partirà dal campo. Tutta la zona è sorvegliata, quindi lì non ci sono pericoli di sorta per i nostri uomini. Il rientro per l’Italia potrebbe comunque già avvenire nelle prossime ore. Noi siamo pronti. I lavoratori stanno bene, possiamo comunicare con loro perchè le linee telefoniche fisse funzionano, anche se solamente per un paio d’ore al giorno. Oppure utilizziamo un telefono satellitare, dipende dalla possibilità di connessione». In serata, da parte dei vertici Danieli, è stata valutata anche l’opportunità di far tornare i friulani via mare, visto che percorrere su strada i 250 chilometri fino all’aeroporto, al momento, non è una soluzione praticabile.<br />
Intanto in un cantiere vicino a Tobruk ci sono altri 12 friulani che lavorano per conto della Ravanelli costruzioni di Venzone. Sono laggiù per realizzare opere fognarie e illuminazione per un nuovo quartiere residenziale. Attraverso la e-mail è stato possibile contattare un portavoce dell’azienda, Paolo Della Morte, che racconta cosa sta accadendo in questi drammatici frangenti. «Per quanto riguarda la nostra sicurezza – spiega il referente della Ravanelli – i nostri dipendenti libici ci stanno dando tutta l’assistenza del caso, la nostra sicurezza è da loro garantita con la presenza di persone armate che non permettono a eventuali “sciacalli” di fare irruzioni al nostro campo base. E’ stato fondamentale anche l’atteggiamento di massima serietà che la società “Enrico Ravanelli Spa” ha sempre avuto e dimostrato nei confronti dei propri dipendenti, fornitori e committenza che è rimasta presente sul posto. Tutti i pagamenti, allo stato attuale, sono quasi integralmente stati effettuati e ciò ha trovato grande apprezzamento nella popolazione locale che lavora per nostro conto. Al contrario altre imprese, una turca e l’altra cinese, presenti a Tobruk hanno abbandonato in tutta fretta allo scoppiare delle prime rivolte il luogo, senza saldare i propri debiti e quindi ciò ha scatenato anche le proteste con saccheggi e incendi da parte delle maestranze e fornitori. Noi abbiamo continuato invece anche nei giorni successivi, durante le ore diurne, al recupero dei nostri mezzi che sono stati sistemati nel nostro campo base situato in una ex base militare adattata, e a protezione di tutto ciò siamo presenti noi e i nostri dipendenti con personale specializzato. Ribadisco che la nostra sicurezza personale non è messa a repentaglio, inoltre la nostra Ambasciata e l’unità di crisi della Farnesina si stanno adoperando al fine di predisporre in sicurezza un rientro in Italia».
Secondo Confindustria Udine non vi sarebbero, al momento, altri lavoratori friulani in Libia. La Friulana Bitumi ha fatto rientrare alcuni progettisti nei giorni scorsi, così come la Vidoni costruzioni, che aveva già terminato un paio di cantieri a novembre. Marco Bruseschi, responsabile di Confindustria per l’estero spiega: «Adesso tutte le opere avranno un brusco rallentamento in Libia e di conseguenza ne faranno le spese le aziende che lavorano laggiù, dove era fondamentale il rapporto con il Governo, se adesso cambia tutto si dovrà ripartire con altri referenti. Siamo in attesa di capire come evolverà il quadro generale, perchè l’intera area è in ebollizione».

2 Risposte a “Friuli: la crisi Libica tiene bloccati 25 dipendenti della Danieli e della Ravanelli di Venzone”

  1. aggiornamento ansa 22/02/2011

    Una ventina di dipendenti dell'azienda ''Ravanelli'' di Venzone (Udine) sono partiti stamani da Tobruk, per essere rimpatriati in Italia. Lo ha riferito una portavoce dell'azienda friulana, specializzata in lavori di urbanizzazione, che sta compiendo lavori di infrastrutturazione della citta' libica, sospesi a causa dei disordini nel Paese nordafricano. Il gruppo della Ravanelli e' formato da 12 cittadini italiani, cinque croati, tre romeni e un bulgaro, cui si sono aggiunti tre cittadini belgi non dipendenti della societa'.

  2. aggiornamento del 23/01/2011

    Sono riusciti a fuggire dalla Libia undici dei dodici dipendenti della Ravanelli costruzioni di Venzone, azienda che ha un cantiere nel Paese nordafricano devastato dalla guerra civile. Ora sono in Egitto, dovrebbero prendere un aereo stamattina e, in giornata, dovrebbero essere di nuovo in Friuli.

    In Libia, dove i morti sono ormai centinaia, è rimasta una sola persona per chiudere alcune pratiche. Sono ancora in attesa di partire, invece, i dodici dipendenti della Danieli. Il rientro è stato rimandato di 24-48 ore, in attesa del via-libera della Farnesina.
    Ma torniamo ai dipendenti della Ravanelli. Dopo aver preso accordi con l’ambasciata italiana a Tripoli e con il governo egiziano, i friulani, grazie alla collaborazione di diversi dipendenti libici della stessa azienda che li hanno accompagnati in auto, sono riusciti a spostarsi da Tobruk – dove stanno lavorando – fino al confine egiziano. «Hanno fatto un percorso di circa 160 chilometri – ha riferito Tiziana Zuzzi, moglie del titolare della Ravanelli –, poi, una volta raggiunto il confine, hanno dovuto attendere oltre 4 ore per poter passare. Una volta in Egitto, da quanto ho capito, hanno preso un pullman verso Alessandria d’Egitto. E ora io stavo navigando su Internet alla ricerca di un volo di rientro per loro. Ne ho trovato uno della EgyptAir e parte alle 7.15. Spero possano imbarcarsi su quello». Il campo-base di Tobruk, sebbene sorvegliato da guardie armate, stava diventando insicuro. Lunedì sera, infatti, come ha riferito uno dei dipendenti della Ravanelli «è stato preso di mira dagli sciacalli che, per fortuna, sono stati prontamente respinti dal personale di sorveglianza».
    Le famiglie dei lavoratori della Danieli stanno aspettando di avere notizie certe su quando potranno riabbracciare i loro cari. I vertici aziendali, infatti, come era accaduto per l’Egitto, hanno deciso di rimpatriare i 12 collaboratori (tutti friulani) e altri 70 tecnici e operai appartenenti a un consorzio di ditte con “Ferretti International” e “Tecnomontaggi” di Brescia che lavorano in un cantiere per un impianto a Misurata, porto commerciale a 250 chilometri a est da Tripoli. «Secondo il nostro ministero degli Esteri – ha riferito Luca Ortolani, responsabile delle risorse umane estero – oggi (ieri, per chi legge, ) non c’erano ancora gli standard di sicurezza necessari. E così continuano i contatti telefonici, in attesa del momento giusto per la partenza. Li sentiamo e li vediamo grazie a Skype e teniamo costantemente aggiornate le famiglie. Sappiamo che sono tranquilli, perchè sono al sicuro in una luogo vicino al cantiere.

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