Friuli: la liberalizzazione (delle aperture) che non dà libertà

di Federico Gerin, Treppo Grande.

E pensare che poco prima ero nel cuore delle Alpi Carniche, in compagnia di amici a condividere il pranzo, il sole e l’aria buona. Triste abbandono della spensierata combriccola per accompagnare la morosa al lavoro. Già seccato dalla scelta politico aziendale, stupito nel vedere il successo dell’iniziativa, mi rendo conto che il fenomeno consumistico delle aperture domenicali, e festive, sta dilagando. Sarebbe bello però che la gente aprisse gli occhi: questa liberalizzazione non porta alla libertà, per alcuni porta a sacrificare affetti, passioni e famiglia senza alcun riscontro socio economico. Ne vale la pena? Noto coppie e famiglie al gran completo passeggiare con i figli, una mamma che allatta e perfino qualche animale domestico. Amareggiato dalla scena, mi reco verso l’uscita e rimango basito poi, passando davanti alla “zona divani” dove noto amareggiato, gruppi di adolescenti seduti senza nemmeno un po’ di ritegno e stanchi di fare niente e della vita. Vorrei fermare alcune delle coppie più anziane e chiedere loro come hanno fatto nei precedenti 60 anni, ricordare loro che ci sono ancora prati per passeggiare, nipoti da accudire e, perché no?, bar dove “fare una briscola”. Sguardi persi e vuoti, sagome che si muovono senza meta; alcune persone entrano nei negozi solo per abitudine altre, invece, perché hanno impellente necessità di spendere. Non per fare i conti in tasca agli altri, ma non mi capacito con quali soldi, siccome c’è chi fa fatica a risparmiare e tantissimi stanno perdendo il lavoro o sono addirittura in cassa integrazione, per non contare quelli che un lavoro proprio non ce l’hanno. Questa famosa crisi che ci fa sentire così poveri e tutta quella gente allora? Forse sono tutti milionari o forse credono che così facendo risolleveranno l’economia? Oppure perché è meno faticoso e più “glamour” passeggiare nei corridoi di un centro commerciale piuttosto che portare i propri bimbi al parco, allo zoo o in qualche museo. Nel mio piccolo conosco il nostro territorio, ha molto di meglio da offrire tra mare, montagna, cittadine che parlano di storia, musei o attività sportive da praticare o anche solo da vedere. Ringrazio i miei genitori, i miei amici e i miei compagni di sport che in questi ultimi trent’anni mi hanno fatto trascorrere delle domeniche, il lunedì di Pasqua e le varie festività lontano dai centri commerciali. E no soi vignut su tant mal! Mi sono sentito a disagio il 9 aprile (giorno di Pasquetta, bdar) nel vedere tutto questo, ritengo che l’esame di coscienza dovrebbe farselo qualcun altro.