Friuli: legge sul “fine vita”, infermieri perplessi

di Sabrina Spangaro

La proposta di legge sul fine vita, in discussione alla Camera e approvata a marzo dal Senato, così come è formulata, appare in contrasto con la nostra deontologia professionale, non riconosce la centralità della persona e delle sue volontà e non tiene conto del coinvolgimento dell’intera équipe assistenziale.
      Questa è anche l’opinione dell’intera Federazione nazionale degli infermieri (con 377mila aderenti) e rappresenta il punto di arrivo di una riflessione avviata già nel 2008, quando abbiamo attivato il percorso di revisione del Codice deontologico. Le nostre considerazioni etiche non potevano non toccare tematiche di particolare sensibilità e rilevanza quali la terminalità di vita, il rispetto delle volontà nell’assistito e il suo accompagnamento al ‘fine vita’. Da qui la decisione di rendere pubbliche tali valutazioni. Il Codice di deontologia professionale degli infermieri esprime un indirizzo chiaro a cui ci sentiamo fortemente vincolati: se il testo della legge dovesse rimanere inalterato e se vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i nostri valori, si potrebbero determinare situazioni in cui gli infermieri sarebbero indotti ad appellarsi alla clausola di coscienza. Crediamo sia importante trovare altri percorsi. Noi desideriamo continuare ad assistere i nostri pazienti nella fase del ‘fine vita’, nel riguardo della loro dignità e volontà e attraverso atteggiamenti e gesti che vogliono e sanno accogliere, ascoltare, assistere, comunicare e lenire. L’infermiere non partecipa a interventi finalizzati a provocare la morte, ma respinge pure l’accanimento terapeutico e rispetta le scelte dell’assistito.<br />
      Nel testo approdato alla Camera non si rileva il rispetto delle volontà espresse dalle singole persone che restano il perno del processo di cura e di assistenza. Il testo attuale infatti, se prevede che l’assistito possa manifestare ed esprimere le proprie volontà, definisce anche che tali volontà non rappresentino un obbligo vincolante per il medico che, oltre a tutto, viene indicato come l’unico detentore di ogni decisione che riguarda l’assistito indipendentemente dal parere di altri professionisti inseriti con lui nell’équipe assistenziale.
      Nel loro Pronunciamento, gli infermieri si richiamano alle norme espresse nel Codice deontologico per valutare l’articolato della proposta di legge 2350: “Durante l’evoluzione terminale della malattia e nel fine vita – si legge nel Pronunciamento – i rapporti tra l’assistito, le sue persone di riferimento, il medico, l’infermiere e l’équipe assistenziale non possono essere rigidamente definiti da una legge potenzialmente fonte di dilemmi etici, difficoltà relazionali e criticità professionali, ma devono essere vissuti e sviluppati secondo le norme dei Codici di deontologia professionale”.