Friuli: lo sciopero condiviso da sindacati e associazioni di categoria

E’ tutto pronto per la grande manifestazione in difesa del diritto al lavoro e per la situazione economica e occupazionale. Sciopero anomalo quello indetto per Venerdì 19 con una  grande manifestazione a Udine, sciopero che vuole essere uno stimolo forte per l’avvio concertato di un piano industriale locale e per far si che tutte le categorie coinvolte oltre ai lavoratori (Confindustria, Confartigianato e Confcommercio) remino nella stessa direzione perchè è in ballo il futuro di una intera regione. Nel continua a leggere le motivazioni degli organizzatori

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Non è uno sciopero ne facile ne scontato, le motivazioni che lo hanno determinato non sono le classiche richieste di salario, di integrativo aziendale, di rinnovo contrattuale, non sono nemmeno contro una particolare compagine politica di governo, non sono contro Confindustria, Confartigianato e Confcommercio, che ne condividono in sostanza i contenuti, quello del 19 marzo è uno sciopero-manifestazione ancora più importante e necessario degli altri perchè rivendica il diritto di poter ancora credere e sperare per decine di migliaia di lavoratori che quest’anno in Friuli perderanno il lavoro e la possibilità di ritrovarne un’altro in tempi brevi. E’ ancora possibile fare qualcosa per invertire la rotta che sta portando il comparto produttivo-manifatturiero friulano ad un ridimensionamento pesante e con conseguenze non ancora quantificabili.<br />
Questa giornata di protesta è importante perchè vuole spronare la politica industriale di questa Regione a darsi da fare, a cercare le soluzioni per riconvertire le aziende che chiudono e a fornire elementi di attrattività da mettere in campo subito e senza ulteriori discorsi, analisi, report, numeri, ma con progetti realizzati con le necessarie competenze tecniche e giuridiche. Bisogna fare presto perchè la crisi sta massacrando un apparato produttivo che nei decenni scorsi aveva saputo fare risultati ed è stato in grado di garantire la piena occupazione.
Oggi, la prospettiva certa è che avremo una disoccupazione a due cifre e in particolare quella giovanile oltre il 20%. Solo questo dato dovrebbe farci pensare e riflettere. Quello che stiamo percependo tra la gente è che la cruda realtà, così com’è non è capita ne accettata.
Ci sono ancora molte persone che non vogliono crederci, complici i messaggi mediatici tranquillizzanti di qualcuno, persone che pensano ancora che la "nottata" è passata, che tutto tornerà come prima e che la ripresa è già iniziata.
Niente di più sbagliato.
Siamo la Regione che sta pagando alla crisi il prezzo più alto di tutto il nord-est, e siamo la prima Regione per perdita di esportazioni.
Il nostro apparato produttivo è per buona parte fuori mercato, solo una ripresa dei consumi miracolosa potrebbe garantire la sua sopravvivenza nello stato in cui versa. Pochissime le tecnologie nuove adottate, la ricerca applicata è di fatto inesistente in gran parte delle nostre piccole e medie imprese, distretti industriali che hanno saputo distruggersi da soli per la cannibale concorrenza "interna" invece di sommare e condividere le risorse e i conseguenti risultati, mancanza totale di visione e capacità strategica, Manzano docet. Stiamo andando verso una nuova povertà, così terribile da accettare che si continua ostinatamente a camuffare, nascondere, occultare. Tuttavia noi tutti sappiamo che esiste e sappiamo anche che l’orgoglio dei nostri lavoratori e la dignità che sanno esprimere non basteranno a sconfiggerla, dobbiamo agire e presto rimanendo uniti e solidali, perchè nessuno può sentirsi garantito, in pochi mesi si può passare da una situazione di relativo benessere allo stato di povertà o peggio di indigenza se a perdere il lavoro sono entrambi i genitori o più componenti famigliari. Lo stesso vale per le persone sole che, oltre alle spese indispensabili, sono soggette a costi fissi più alti non potendoli condividere con nessun’altro.