Friuli: Pellizotti escluso dal Giro d’Italia «Non so se ne correrò altri»

di Antonio Simeoli.
Due sospetti, molto fondati, una certezza: Franco Pellizotti, 38 anni compiuti da 4 giorni e la sua Androni Giocattoli Sidermec, non parteciperanno al Giro d’Italia 2016. Per il corridore nato a Latisana, cresciuto a Bibione ma carnico d’origine è una vera e propria mazzata. Il Giro d’Italia, come accade dal 2013, dopo il ritorno alle corse dopo la squalifica, è al centro della sua stagione, così come quella del suo team. Il ds Gianni Savio, infatti, è uno dei punti fermi della carovana rosa. Tradizionalmente ha il ruolo di proporre in corsa squadre agguerrite, infarcite di giovani rampanti (De Marchi e Rosa gli ultimi esempi) o di corridori da rilanciare (Scarponi e tre anni fa lo stesso Pellizotti), team professional capaci di ravvivare la corsa. Ma anche di farsi largo in classifica generale (si pensi al venezuelano Josè Rujano nel Giro 2011 o lo stesso Scarponi). E allora? La squadra italiana, una delle poche ancora in lizza, è stata esclusa ieri dal “listino” delle 4 wild card assegnate ai team professional che si aggiungono ai 18 squadroni Pro Tour (tra cui la Bmc e la Lampre dei friulani Alessandro De Marchi e Davide Cimolai) che devono correre per regolamento Uci. Dal 6 al 29 maggio, con l’attesissima Palmanova-Cividale in programma il 20 maggio, le 4 formazioni a invito che correranno il Giro saranno la Bardiani Csf, dell’allenatore friulano Claudio Cucinotta, la Nippo-Vini Fantini di Cunego e la Southeast-Venezuela di Pozzato, altra squadra tricolore e di diritto nel poker per aver vinto nel 2015 la Coppa Italia. Quindi tre team italiani (con pochi sponsor italiani, peraltro, come si evince dalle denominazioni) e il quarto straniero. Un anno fa era capitato ai polacchi della CCC Sprandi, fattisi notare per il roboante pulmann arancione e per poco altro in corsa, a maggio capiterà alla RusVelo griffata Gazprom, colosso mondiale del gas, e con bici Colnago. «Abbiamo voluto tutelare ancora il ciclismo italiano pur ponendo attenzione particolare alle altre richieste provenienti da tutto il mondo – ha detto il responsabile dell’area ciclismo di Rcs, Mauro Vegni -. Le scelte di quest’anno hanno dato spazio al movimento nazionale che, però, non può essere l’unico cui abbiamo l’obbligo di guardare. L’obiettivo dello sviluppo internazionale di tutte le nostre corse resta uno dei punti cardine». L’obbligo del Giro, per non venir ancora più schiacciato dalla potenza del Tour (e della collegata Vuelta), è quello di cercare visibilità e sponsor fuori dall’Italia. Ed ecco il primo sospetto: meglio scegliere i soldi del gas che far spazio al “romanticismo” dei team come quelli di Savio e Pellizotti. Altro sospetto: l’Androni la scorsa estate è stata sospesa per un mese dopo la positività di due corridori, Apollonio e Taborre, peraltro subito citati per danni dal team e dai compagni di squadra. «Non posso pensare ci abbiano esclusi per questo – spiega l’ex campione italiano Pellizotti – negli ultimi anni un team come la Southeast si è segnalata per diversi casi di doping eppure…». Ma la botta è stata forte. Non si consolerà per il fatto che Rcs ha aperto le porte al suo team per la Tirreno Adriatico (9-15 marzo) e la Sanremo (19 marzo). «Il Giro il 19 maggio passa due volte davanti al vecchio bar dei miei genitori, il mio mondo fino a vent’anni, l’arrivo della tappa è davanti alle mie scuole. Il giorno dopo la tappa friulana era adattissima alle mie caratteristiche. Ho 38 anni, non so se avrò altre occasioni di correre il Giro d’Italia». Che beffa. E intanto le squadre italiane sono sempre meno, gli sponsor anche. Fortuna che c’è il gas…anzi la Gazprom.