Friuli: perchè è importante fermare il degrado dei sacrari militari


di MATTIA UBOLDI
dall’Ana di Udine

 
 
Vi siete mai fermati a pregare in un sacrario militare? Siete mai saliti sulle gradinate di Redipuglia per giungere alla sua vetta? Sicuramente, poi, avete visitato gli spazi antistanti, quelli dove si trovano diversi pezzi d’artiglieria, compreso un esemplare da “149”, comunemente noto agli alpini come “Ippopotamo”. A Cargnacco, inoltre, nessuno di voi è andato a visitare il Tempio di don Caneva e gli spazi a questo collegati, quando non vi sono state manifestazioni?  Potrei fare le stesse domande rispetto a decine di monumenti cari alla Patria. Non vi siete mai chiesti cosa li accomuna oltre al fatto di custodire centinaia di migliaia di spoglie mortali? Il silenzio è un fattore che certamente li unisce. Un silenzio diverso e pregno di significati, in cui uno può avvolgere i propri pensieri più profondi e contemplare la grandezza di un sacrificio ineludibile, pagato per darci quel bene tanto decantato chiamato libertà. La maestosità di queste strutture è un altro filo conduttore che per forza di cose le lega le une alle altre. Solo la solennità della loro mole può parzialmente richiamare alla mente l’infinita ecatombe che in passato si è consumata in nome del Tricolore. La tristezza è un sentimento che si avverte sempre, se le si visita con il giusto spirito. A fronte di tanti elementi positivi, ve ne è uno negativo che risulta brutalmente sempre più evidente: il progressivo degrado che questi siti stanno vivendo. Lo Stato sembrerebbe non curarsi più del loro mantenimento decoroso e, sempre più spesso, tale responsabilità è avvertita e onorata in solitudine da piccole amministrazioni locali, parrocchie e associazioni d’arma. Tutte realtà che tentano interventi tanto nobili, quanto disperati. Spesso la buona volontà non manca, ma i fondi sì! I risultati di questa battaglia impari si vedono. I segni del tempo cominciano a intaccare quanto dovrebbe restare “a imperitura memoria”. Tanto per fare degli esempi, rimanendo ai casi citati, segnalo lo stato scandaloso di degrado degli spazi circostanti Redipuglia: i pezzi d’artiglieria sono lasciati a marcire alla pioggia. L’“Ippopotamo” in particolare è gravemente corroso dalla ruggine. Non parliamo, poi, dello stato sempre più fatiscente del lastricato che ricopre l’immensa scalinata. La scorsa estate ci sono stati diversi problemi: lapidi sbrecciate sono rimaste così come stavano per troppo tempo! A Cargnacco? Lo spazio antistante al Tempio andrebbe riqualificato, ma mille inghippi burocratici sembrano finire per bloccare qualsiasi iniziativa. Senza contare che i fondi destinati alla Parrocchia per il mantenimento dell’immensa struttura sono stati decurtati di un quarto e vi assicuro che il budget non era astronomico già di suo. È vero che in questo caso sono stati fatti investimenti ingenti per ristrutturare il Tempio e riqualificarne l’area museale, ma è altresì vero che tutto il complesso con esso collegato andrebbe tenuto a puntino e valorizzato meglio. Lo Stato non può lasciare la gestione del problema alla buona volontà di amministrazioni, enti e associazioni forse troppo piccoli per affrontare un lavoro tanto grande. Perlomeno, fornisca loro strumenti amministrativi e legislativi idonei allo scopo! Simili considerazioni possono tranquillamente essere moltiplicate per il numero dei monumenti e sacrari presenti sul suolo nazionale. Certo, c’è la crisi e i soldi scarseggiano. Eppure per fare le notti bianche o altre amenità dedicate al mero consumo, li si trova e con questi anche la volontà politica per reperirli. Evidentemente tale disparità di attenzione non nasce solo dai «tempi che cambiano» (in peggio, aggiungo io!), ma anche dal fatto, a tutti noto, che i morti non votano! Che dire? Speriamo che qualche cosa cambi e magari, per aiutare, ognuno di noi vada ogni tanto sulle tombe dei caduti a dire loro una preghiera. Chissà che, notando una maggiore assiduità dei vivi in loro visita, qualcuno non decida di fare bella figura rimettendo a posto quanto oggi è in dissesto. D’altro canto, a differenza dei defunti, i viventi votano e aggiungo che il dovere della memoria dovrebbe rientrare con maggior serietà nel dibattito politico. Non guasterebbe a nessuno e prendendo a esempio la sofferenza dei nostri “vecj” il Paese potrebbe tornare a marciare un po’ meglio. Si parta, quindi, dal recupero di monumenti, sacrari e ossari! “Mandi” e “a oggi otto”.<br />
* consigliere della sezione Ana di Udine