Friuli: preoccupazione per la processionaria


di Claudio Fabbro 
Preoccupazione chi va per boschi ma anche gli amanti del verde ornamentale e, più in generale, di giardinaggio, l’infestazione, in particolare sui pini, di un parassita comunemente noto come processionaria.  Vediamo allora di conoscerlo più da vicino. Tale lepidottero, della famiglia Thaumetopoeidae (Thaumetopea pityocampa), vive preferibilmente a spese delle piante di Pinus nigra e P. silvestris; attacca tuttavia anche gli altri Pinus (halepensis, pinea e pinaster), più raramente P. strobus ed eccezionalmente i Larix e i Cedrus. Le larve scheletrizzano gli aghi per poi formare, nelle fasi più avanzate del loro sviluppo, un nido sericeo all’interno del quale trovano riparo e dal quale fuoriescono per danneggiare gli aghi, divorandoli e causando defogliazioni. Pur attaccando le piante di ogni età il fitofago predilige quelle giovani. In seguito ad attacchi ripetuti le piante si indeboliscono divenendo così facile preda degli altri fitofagi forestali (ad es. scolitidi, ecc.). Inoltre i peli urticanti, presenti nelle larve adulte, provocano irritazioni cutanee, oculari e respiratorie. Gli adulti fuoriescono dal terreno dagli inizi alla fine di luglio. Appena fuoriuscita, la femmina si arrampica lungo un qualsiasi supporto verticale dove viene fecondata. Si alza quindi in volo alla ricerca di piante adatte sulle quali compiere l’ovodeposizione, percorrendo talora distanze di vari chilometri. Verso la metà di agosto, dopo un periodo di incubazione di 30-45 giorni, nascono le larve. In ottobre formano un voluminoso nido sericeo all’interno del quale trascorrono l’inverno. In primavera riprendono l’attività e verso la fine di maggio scendono al suolo in processione per poi interrarsi a 5-20 cm di profondità o restando talora in superficie dove si tessono un bozzolo. Il ciclo biologico può registrare modificazioni anche sostanziali in correlazione all’andamento meteorologico. Lotta meccanica, microbiologica e chimica. La prima può essere realizzata mediante la raccolta delle ovature entro la prima metà di agosto, comunque prima della nascita delle larve. I nidi vanno asportati e bruciati durante i mesi invernali, adottando tutte le precauzioni onde evitare le spiacevoli conseguenze causate dai peli urticanti. Quando il nido è localizzato sul cimale, onde evitare di mutilare la pianta, si può lacerarlo con una roncola od altro esponendo in tal modo le larve ai rigori dell’inverno. La lotta microbiologica viene realizzata con preparati a base di Bacillus thuringiensis; per quella chimica sono efficaci "regolatori di crescita" fra cui, ad esempio, quelli a base del principio attivo Diflubenzuron. Gli interventi vanno realizzati contro le giovani larve, prima della formazione dei nidi invernali.<br />
Da quanto riassunto in questa nota e per un insieme di considerazioni, scontate, che inducono l’addetto ai lavori ad un sempre maggior rispetto per l’ambiente, la strategia di difesa – che compete al proprietario dell’ area in cui si trovano gli alberi colpiti – non contempla il ricorso ad insetticidi chimici (esteri fosforici, piretroidi di sintesi, ecc.) il cui effetto può senz’altro essere rapido, risolutivo ed efficace ma le cui controindicazioni (inquinamento ambientale, danni agli insetti utili ecc.) sono superiori al risultato ottenuto contro la "processionaria".