CarniAcque: Barazzutti vs Petris


«Ultime ore per aderire a Carniacque» annunciavano i suoi dirigenti nel luglio del 2005 mentre agitavano davanti ai Comuni dubbiosi lo spauracchio-ricatto della privazione dei contributi se non avessero aderito. Per invogliarli ad aderire, ai Comuni furono promessi tanti vantaggi , tra cui il 30% dei ricavi realizzati dalla società, impegno poi ufficializzato nella convenzione tra Carniacque e Comuni. Ora, invece, il presidente di Carniacque, Renzo Petris, chiede ai Comuni di rinunciare a quel 30%, per evitare che Carniacque chiuda e i Comuni, poverini, siano – a detta sua – preda dei “foresti”. Chiuderebbe perché il bilancio è già in rosso di 130.000 euro. Così, le promesse economie di scala sono invece diventate perdite, un servizio più efficiente non c’è, le manutenzioni e le riparazione arrivano quando arrivano, gli allacciamenti hanno costi salati, i disagi per gli utenti sono aumentati. La gestione diretta comunale era di gran lunga migliore e meno costosa! È un caso anomalo che un Comune rinunci a un’entrata prevista in contratto, per cui sarà interessante conoscere la posizione della Procura della Corte dei conti posta a conoscenza della rinuncia unilaterale degli amministratori comunali a quel 30% a favore di una spa, soggetto di diritto privato, e quale sarà il giudizio dei loro cittadini alle prossime elezioni comunali. Cittadini di 27 Comuni della Carnia, che in 6.600 avevano sottoscritto la petizione ai rispettivi sindaci di mantenere la gestione diretta comunale del servizio idrico, ma che i Comuni e la Regione hanno tenuto nel cassetto in spregio alla tanto declamata partecipazione popolare. Ma sarà interessante sapere anche in base a quale interpretazione del diritto societario si chiede ai Comuni di rinunciare al 30%, mentre nulla si chiede all’Amga, che di Carniacque detiene un consistente pacchetto azionario. Perché i Comuni azionisti, rinunciando a quel 30%, pagano e l’azionista Amga no? Coloro che agitano lo spauracchio dei “foresti” sono gli stessi che hanno chiamato l’Amga di Udine nella compagine azionaria di Carniacque, affidandole la gestione tecnica, ritenendo che i tecnici e operai comunali locali, che finora avevano garantito tale servizio, fossero degli incompetenti da mettere in disparte, come in realtà sono stati messi. Quindi, i “foresti” sono già nelle nostre valli, tra noi. Ad agitare lo spauracchio dei “foresti” sono persone informate, che stanno in politica e, quindi, hanno letto sui quotidiani locali del 22.7.2005 sotto il titolo “Illy e Galan lanciano una mega alleanza tra le società di servizi” l’annuncio di voler costituire un’unica società multiutility, quotata in borsa, per la gestione anche del servizio idrico nel Veneto e nella nostra regione. Sono persone che hanno letto il 24.6.2008 il titolo «Asse Tondo-Galan: spa unica per acqua e gas» con sottotitolo «I governatori di Fvg e Veneto: una sola multiutility per il Nord-Est. Zonin: ok, partire subito». Più chiaro di così non si può! Tanto più che una recente legge nazionale, votata da Pdl, Pd e Udc, prevede che il servizio idrico sia assegnato mediante gara d’appalto. Scelta ottima per il finanziere Zonin che vede il bene d’uso “acqua” passare dalla sfera del diritto all’acqua alla sfera finanziaria. Ma scelta pessima per i nostri piccoli Comuni di montagna, che nella multiutility conteranno zero e zero conterà Carniacque, mentre la multiutility più profitti farà più alta sarà la valutazione delle sue azioni in borsa, la cui plusvalenza sarà prima o poi realizzata con la vendita a privati. Il tutto, pagando sempre Bertoldo. Il presidente Petris e i sindaci dei Comuni montani sanno che la politica disegna questi scenari per il servizio idrico e che il loro operato, piegandosi alle direttive dei rispettivi partiti e degli eletti di riferimento e togliendo ai Comuni la gestione del servizio idrico per accentrarla nell’Ato e in Carniacque, ha preparato le condizioni per la realizzazione di questo scenario, che è l’opposto dell’interesse dei loro cittadini e della montagna. Grave è la responsabilità che si sono assunti. Qui si tratta del “grande foresto” – la multiutility – anonima, lontana, monopolista, a cui la stessa classe politica della montagna ha preparato la strada! A contrastare questo scenario sono stati solo i sindaci di Cercivento, Comeglians, Forni Avoltri, Ligosullo. La gestione comunale diretta in economia è garanzia che il servizio idrico nei piccoli Comuni di montagna non cada nelle tasche dei “foresti” di una multiutility. Va, quindi, adottato il modello semplice della Provincia di Bolzano: al Comune la gestione diretta di tutta la rete idrica e di quella fognaria interna all’abitato, all’ente sovracomunale la gestione dei depuratori. Da noi, invece, hanno complicato le cose semplici. Il risultato: bilancio in rosso, costi elevati, servizio inadeguato, Comuni in difficoltà, cittadini che… pagano. È la stessa caratteristica del nostro territorio montano, vasto ma con pochi abitanti-utenti sparsi in tanti piccoli insediamenti, a richiedere una gestione decentrata a livello del singolo Comune o di associazione di valle dei Comuni, e non già la gestione centralizzata di Carniacque. E per coordinare i Comuni ci sono già gli enti esistenti, senza crearne altri come l’Ato e Carniacque.<br />

Franceschino Barazzutti
già sindaco di Cavazzo
e già consigliere regionale del Comitato tutela acque

3 Risposte a “CarniAcque: Barazzutti vs Petris”

  1. (contributo alla discussione)

    Leggendo l’articolo a firma di Renzo Petris ci siamo resi conto che anche lui segue le orme di Berlusconi

    Leggendo l’articolo dal titolo “Con questi estremisti non si ragiona”a firma di Renzo Petris, presidente di Carniacque spa, ci siamo resi conto che egli segue le orme di Berlusconi: perde le staffe e cataloga chi dissente da lui come estremisti, con cui non si può ragionare. Troppo comodo!

    Poiché in materia di derivazioni idroelettriche egli ferma, per comodo suo, la memoria all’anno 2000, in cui era consigliere regionale di minoranza, gli saremmo grati se attivasse la sua memoria oltre, a quando, passato egli in maggioranza, sulla Carnia e la montagna è caduta e continua a cadere una pioggia di concessioni di derivazioni rilasciate in modo indiscriminato. I fatti dicono che egli, promosso a uomo del potere in montagna, non ha mosso un dito per fermarle o limitarle, ma le ha favorite ed ha bollato come “estremista” ed affetto da “nimby” chi cercava solo di ragionare sulle derivazioni e le loro conseguenze. Inoltre, pur seguendo noi con la massima attenzione il settore “acque”, non ci consta che Petris si sia preoccupato di dare attuazione reale alla L.R. 28/2001 sul rilascio del minimo deflusso vitale negli alvei e di porre fine alla furberia dei rilasci sperimentali eternamente temporanei, trasformandoli in definitivi. Eppure dal 2001 alla primavera del 2008 egli è stato “l’uomo forte” del potere in Carnia!

    Se proprio vuole recuperare sette anni di sua amnesia, Renzo Petris convinca subito il suo partito, il PD, a presentare in consiglio regionale una legge o una mozione che preveda una moratoria del rilascio di concessioni idroelettriche, così come hanno già fatto “La Sinistra, L’Arcobaleno”.

    Ci chiediamo se sia dovuta ad amnesia o a voluta dimenticanza anche l’affermazione di Petris su Carniacque, società per azioni che gestisce il servizio idrico in montagna, ove ne sottolinea la missione di “ottenere la salvaguardia della gestione pubblica dell’acqua”. Ma quale salvaguardia! Lo sa o non lo sa Petris che il parlamento ha approvato con i voti del suo partito, il PD, del PdL e dell’UDC una legge che prevede che dal 2010 le gestioni del servizio idrico debbano andare in gara d’appalto?

    E allora a vincere la gara potrà essere anche una società privata. Altro che salvaguardia! Altro che Carniacque! La quale si trova in condizione deficitaria sì da chiedere ai Comuni di rinunciare a quel 30% degli introiti tanto promesso e sbandierato e ad aumentare le tariffe, creando così difficoltà ai Comuni ed agli utenti. In montagna, solo la gestione del servizio idrico affidata al Comune può garantirne il carattere pubblico, partecipato dalla gente, efficiente, economico.

    Petris, è persona che legge i giornali ed introdotta nelle cose regionali. Dica se ha mai sentito parlare di “unico gestore regionale”, di “unica multiutility” tra la nostra Regione ed il Veneto su cui si sono trovati d’accordo Illy e Galan prima e Tondo e Galan recentemente. Il suo silenzio su questo è dovuto ad amnesia o a voluta omissione? Questi sono gli scenari futuri ben noti a Petris. Altro che salvaguardia! Altro che Carniacque!

    Il bene naturale “acqua” viene trasformato non solo in oggetto di business, ma, attraverso gli ATO e le società di gestione, anche in centro di potere reale gestendo finanziamenti, progettazioni, appalti e collocandovi i propri amici politici. Per questo si sono inventati gli acquedotti tutti “colabrodo”. Che siano stati progettati e costruiti dagli stessi progettisti ed imprese che si apprestano a ricostruirli ex novo? Già, “Fa^ e disfa^ al’è dut un lavora^”. Tanto pagano gli utenti con le già annunciate stangate sulle bollette.

    Quanto agli “estremisti con cui non si ragiona” ricordiamo a Petris che questi “estremisti” nella primavera del 2006 promuovevano una democratica petizione alla Regione ed ai Comuni di ben 6.600 elettori della Carnia, mirata a mantenere in capo ai singoli Comuni montani la gestione del servizio idrico. Ma sia la Regione, sia i Comuni, ispirati da Petris, hanno messo sotto i piedi tale petizione. Allora, a non voler discutere non sono stati gli “estremisti”, ma la Regione e, purtroppo, anche i Comuni ed i Sindaci (che ora raccolgono quello che si meritano) Ecco dove stanno l’estremismo e la prepotenza.

    A non voler discutere di adottare in montagna il modello di gestione del servizio idrico della Provincia di Bolzano non sono gli “estremisti”, ma Petris, l’ATO ed i Sindaci. Fanno eccezione quelli di Comeglians, Forni Avoltri, Cercivento e Ligosullo..

    A Petris, che scrive che “questi estremisti non sono in grado di governare i processi” ricordiamo che i sottoscritti “estremisti”, Franceschino Barazzutti e Gianni Nassivera, già sindaci di Cavazzo Carnico e di Forni di Sotto sono stati più volte confermati nella carica, avendo – si dice – ben governato.

    “A voler lasciare tutte le cose così come stanno” non sono gli “estremisti”, ma Petris sperando di protrarre il tempo in cui in Carnia egli faceva il bello e il cattivo tempo. Insistere sull’attuale applicazione della legge Galli in montagna dopo le carenze evidenziate (ultima la pronuncia della Corte Costituzionale sull’illegittimità dei canoni di depurazione in assenza di fognatura o di depuratore), mantenere una nuova società di diritto privato come Carniacque spa (quando ci sono il BIM, la Comunità Montana, le Associazioni di Comuni, i Comuni stessi) significa solo voler complicare le cose semplici. A chi giova?

    Franceschino Barazzutti, Gianni Nassivera del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento. 22.12.2008

  2. Parole sante quelle di Barazzutti c’è la tendenza anche in carnia a consorziare e unire tutto

    creando cosi dei baracconi chè hanno costi altissimi per la comunita’ cittadina.

    silverio villiam sutrio

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