Friuli: riapre Stazione Topolò la fermata per gli artisti dell’Europa senza confini

Non è un quesito del tutto privo di fondamento se esista o meno la Stazione di Topolò/Postaja Topolove. Malgrado una poesia di Evgenij Evtushenko, evidenti lacerti fotografici circa la sua inaugurazione e un incontestabile orario della tratta Cividale-Topolò, impreziosita da ben dodici fermate intermedie, ancora c’è chi ne contesta la realtà. Quest’anno, quando i vagoni, tra il 3 e il 18 luglio riprenderanno a sferragliare apparirà addirittura un documento proveniente dall’isola di Chiloè, Terra del Fuoco, che giustifica l’assenza non solo della sua stazione ma del paese intero. Noi che sovrintendiamo a questi binari, ci rendiamo conto perfettamente dello sconcerto che può provocare il recarsi in un luogo con un nome tanto particolare, il cui significato è pioppeta ( lo sloveno Topolove ) e dove gli alberi ci sono tutti, escluso il pioppo. Si tratta di organizzare un viaggio in un luogo impervio, dove finiscono la strada e uno Stato e dove inizia un ceppo linguistico che conduce dritto a Vladivostok. Un viaggio verso una pioppeta senza pioppi, in un luogo abitato da 29 persone, che ha perso il 95% dei suoi residenti in un secolo, mandati, i più, in miniera a morire di silicosi in osservanza ai cosiddetti “equilibri geopolitici della Guerra Fredda”. Ventinove abitanti e quattro Ambasciate, un aeroporto per i soli arrivi, un ufficio postale per Stati di coscienza con tanto di francobolli e timbri, un ostello per suoni diseredati, resti di antiche terme e di fiorenti comunità askenazite dissoltesi non si sa perché. E ancora, una sala d’aspetto per le veglie di poeti e narratori, una biblioteca che accoglie solo i libri del cuore, un Istituto di Topologia (che non è solo la scienza di Topolò), un dipartimento di Paesologia facente capo a una Università e il quartier generale dell’Officina Globale della Salute, diretta da uno scienziato di fama mondiale. Bambini e ragazzi alle prime armi, che suonano in ensemble con grandi nomi della musica internazionale e che fanno rivivere per 15 giorni il paese, il vero protagonista assoluto, con i suoi abitanti e la sua associazione.<br />
Colui che decide di imbarcarsi in un simile tragitto sa che sta per entrare in un’avventura. Di certo può stimolarlo sapere che il 3 luglio, giornata inaugurale, un maestro dell’illustrazione quale è Guido Scarabottolo, inaugurerà la Pinacoteca Universale di Topolò, con tanto di targa e spazio espositivo. Alla Pinacoteca siamo tutti, grandi e piccini, talentuosi e negati, chiamati a contribuire donando un foglio dove abbiamo disegnato, schizzato ( a penna, matita, come vogliamo ) il quadro per noi più rappresentativo nella storia dell’arte. La pinacoteca voluta da Scarabottolo avrà una esposizione stabile nelle stanze di casa Juljova, sede della Stazione, e in alcune case del paese che si presteranno ad accoglierla. Sabato 10, a dimostrazione che Topolò piú che un paesino semiabbandonato è una polis, si svolgerà un’altra cerimonia quando Ulay, artista berlinese che ha segnato la storia della body art con le sue performance in coppia con Marina Abramovic, aprirà l’Earth Water Station, un laboratorio stabile, aperto a tutti, dedicato al problema delle acque potabili; un tema, questo, che ha portato Ulay ai quattro angoli del mondo e che è diventato l’obbiettivo del suo operare. Insieme ad Alfonso Trusgnach, topoluciano doc, l’artista tedesco sarà guida in un percorso intorno e interno al paese, alla ricerca delle sorgenti.
È proprio l’aspetto del cantiere, dei lavori in corso, a fare di Postaja Topolove un non-festival, se per festival si intende l’insieme di una serie di spettacoli (concerti, rappresentazioni eccetera) itineranti, già pronti e mostrati ad un pubblico, con gli eventi presentati in luoghi deputati a farlo, a orari ben definiti, con i protagonisti ospitati negli hotel, i palchi, il servizio d’ordine, i biglietti d’ingresso, i bambini preferibilmente a casa perché disturbano, il pubblico “sotto” e l’artista “sopra”. Alla Stazione è lo stesso pubblico a non sentirsi tale, coinvolto nei progetti, chiamato spesso ad aiutare, anche fisicamente, nella costruzione di quanto avverrà. E un non festival può solo avere dei non curatori, in questo caso Donatella Ruttar e lo scrivente, che non convocano gli artisti ma che ricevono proposte durante l’anno. Proposte figlie di un tamtam da persona a persona, che è frutto di rapporti basati sulla stima reciproca e sulla curiosità; proposte che sembrano essere quei tesori che deposita la marea notturna sulla spiaggia e che giungono da ogni oceano risalendo fino al torrente Koderjana. I dettagli su www.stazioneditopolo.it
Moreno Miorelli