Friuli: Rifondazione propone un patto sociale alle imprese che ricevono dei contributi


Un contratto di responsabilità sociale in cambio del contributo regionale. Fondi pubblici in cambio di impegni: nessuna delocalizzazione per almeno 15 anni, stabilizzazione dei contratti di impiego e rispetto delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. E chi non rispetta il patto restituisce i fondi con gli interessi. E’ il nucleo della proposta di legge presentata ieri dai consiglieri regionali di Rifondazione comunista, Roberto Antonaz e Igor Kocijancic, accompagnati dall’assessore comunale udinese all’Istruzione, Kristian Franzil.La legge, denominata «Norme in materia di delocalizzazioni, incentivi alle imprese, contratti di responsabilità sociale e sviluppo dell’auto-imprenditorialità collettiva», è «la prima che fa veramente i conti con la crisi in atto, cercando di affrontarla dal punto di vista dell’interesse della collettività – ha spiegato Antonaz –. Pone, infatti, l’obbligo per le aziende che ricevono incentivi dal pubblico di firmare un contratto di responsabilità sociale che contiene il piano industriale e di sviluppo dell’impresa, l’impegno a non delocalizzare per almeno 15 anni, a mantenere per almeno cinque anni i livelli occupazionali, a stabilizzare i lavoratori entro un anno dall’erogazione dei contributi, a rispettare le norme sulla sicurezza, a individuare con le amministrazioni locali iniziative di utilità sociale».
La proposta di legge prevede che nell’ipotesi di mancato rispetto degli obblighi del contratto, i contributi saranno sospesi, poi revocati e restituiti «con gli interessi». «Finora le imprese hanno ricevuto caterve di soldi dalla Regione – ha aggiunto Igor Kocijancic – nella misura di almeno un terzo di ogni bilancio regionale, ma senza alcun vincolo. Per esempio i 400 milioni di euro anti-crisi assegnati dalla Giunta Tondo alle banche perchè li trasferiscano alle imprese, potrebbero essere usati anche per licenziare, ristrutturare o delocalizzare, come già accaduto in passato. Le imprese – hanno concluso i consiglieri regionali – non vivono in un mondo a sè, devono essere vincolate a un ruolo sociale e al rapporto con il territorio in cui operano».
Su questo testo, Rifondazione ha avviato un primo confronto con i sindacati e «nella prima riunione dei capigruppo dopo la pausa di agosto, la porteremo come nostra priorità».
Ma sulla proposta di legge avanzata da Rc la replica del ministro Sacconi – ieri a Udine – e della Pdl regionale non si è fatta attendere. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si è detto «nettamente contrario». «Mi sembra – ha detto – un approccio molto miope, perchè noi dobbiamo auspicare invece che le nostre imprese si internazionalizzino e si organizzino nella scala globale. Dobbiamo certamente chiedere loro – ha aggiunto Sacconi – di conservare nel nostro territorio funzioni fondamentali e anche una adeguata capacità produttiva, ma non certo di impedire loro di organizzarsi come multinazionali tascabili, che è la formula che ha fatto di molte imprese nonostante i cambiamenti del mercato». Per il Pdl del Friuli Vg la proposta di legge «conferma come la sinistra non abbia ben capito in che tempi viviamo», spiega il consigliere regionale Paolo Santin. «Se a una prima occhiata i contenuti della legge potrebbero sembrare positivi, emerge però in maniera inequivocabile che il testo non fa i conti con la situazione odierna. Le aziende non riescono a programmare 15 mesi, figuriamoci chiedere un impegno di 15 anni».

 






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