Friuli: sempre di più i medici subiscono insulti e violenze»


di Michela Zanutto

Clima da caccia alle streghe contro i camici bianchi. La denuncia è arrivata ieri, giornata conclusiva delle celebrazioni per i 100 anni dell'Ordine dei medici della provincia di Udine, dal presidente Luigi Conte. «Le minacce – ha detto – sono quotidiane, con aggressioni fisiche. Ma il fenomeno non è qualificabile perché almeno nove medici su dieci subiscono senza rivolgersi alle forze dell'ordine». Insulti, schiaffi e calci. Le vittime sono soprattutto gli operatori e i servizi di emergenza  ma il fenomeno interessa anche i medici di famiglia, nel 15 per cento dei casi al centro di aggressioni.

Sulle guardie mediche i pazienti sfogano la rabbia soprattutto con insulti (60%), ma si arriva anche a percosse (20%), vandalismi (10%) e persino aggressioni a mano armata (10%).
 

E l'Ordine dei medici di Udine (che conta complessivamente 3.012 medici, 514 odontoiatri, 101 psicoterapeuti e 293 doppi iscritti), rilancia questo allarme chiedendo alle Aziende ospedaliere di segnalare tutti i casi. «Medici e infermieri in servizio – ha affermato Conte nel suo intervento – svolgono una funzione pubblica, diventando a tutti gli effetti pubblici ufficiali. Se qualcuno insulta un poliziotto subisce un processo per direttissima. Chiederemo lo stesso trattamento anche per chi aggredisce gli operatori sanitari».
Nel mirino del presidente Conte anche la programmazione sanitaria regionale: «Non si può pensare di mantenere numero e qualità delle prestazioni sanitarie tagliando le risorse umane: la tecnologia non è in grado di aumentare il livello di produttività. Quasi sempre il tempo che il medico deve dedicare alla cura non è mutato». E aggiunge: «Non è con i tagli che si risolvono i problemi. In momenti di crisi non si può e non si deve precarizzare l'offerta sanitaria. Manca un sistema complessivo sanitario: viviamo di interventi a spot sulla scia di moti di piazza».
L'assistenza ospedaliera friulana, però, costa molto. La causa è da ricercare, secondo Conte, «nella vetustà delle strutture e nell'arretratezza informatica». Qui il presidente non lesina un affondo contro Insiel, senza però mai nominarla: «Siamo schiavi di un sistema informatico che sequestra ore e ore di lavoro agli operatori e questa è una grave e precisa responsabilità a livello regionale».
Per quanto riguarda poi la pubblicità in materia sanitaria, l'Ordine richiama l'attenzione sull'illegittimità, che deriva dal codice deontologico, di trattare la questiona salute al pari di un qualsiasi altro prodotto commerciale. «Ci sono strutture sanitarie che pretendono di essere sul mercato come fossero qualsiasi fabbrica di scarpe o genere di consumo – avverte Conte -. Amministratori delegati che fanno pubblicità senza tenere conto della materia delicata qual è la salute. I direttori sanitari delle strutture hanno l'obbligo di verificare anche all'esterno il messaggio sanitario che passa e non possono continuare a nascondersi dicendo che è stato l'amministratore delegato, che generalmente non è un medico. Noi non accetteremo deroghe e interverremo pesantemente contro i direttori sanitari che non verificano i messaggi pubblicitari».