Friuli: un nuovo marchio per la trota friulana


di Carlo Morandini

L’itticoltura d’acqua dolce del Friuli Venezia Giulia è leader in Europa per l’allevamento della trota e la produzione di preparati alimentari derivati. Pochi, nella nostra regione, sono a conoscenza di questa oramai consolidata realtà. La conoscono invece quanti, con lo sguardo attento, scorrono il paesaggio nelle zone di prossimità dei corsi d’acqua principali o nella zona delle risorgive e notano emergere dal paesaggio le grandi vasche delle peschiere e degli allevamenti che si distinguono per qualità e genuinità.
Va considerata, poi, la capacità di effettuare lavorazioni, anche le più semplici, a poche decine di metri dalle vasche dove i pesci, soprattutto trota iridea e fario, vengono allevati. La gran parte della produzione ittica regionale d’acqua dolce viene consumata in Germania e in Austria, dove è molto apprezzata. Ci sono però, secondo gli esperti, ulteriori spazi di mercato da colmare, per consolidare e arricchire l’economia e l’occupazione del settore. Lo sottolinea l’assessore regionale alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali, alla pesca e all’acquacoltura, Claudio Violino, il quale, nell’evidenziare la qualità delle produzioni locali evidenzia l’opportunità di costituire una Dop o una Igp della “Trota friulana”. Un riconoscimento che consenta al comparto, attraverso la tracciabilità e la certificazione di una qualità e di una genuinità ormai consolidate anche grazie alla purezza delle acque utilizzate, di mantenere la leadership continentale e di puntare anche oltre. Se n’é parlato anche a Villa Manin di Passariano, negli stati generali della troticoltura del Fvg, organizzati sotto l’egida dell’Università di Udine. Nel corso del convegno, Marco Galeotti coordinatore del progetto “Innovazione della trota iridea regionale per il miglioramento della qualità e dell’interazione con l’ambiente-I.R.Idea”, ha sottolineato «la vocazione territoriale e l’antica tradizione d’allevamento». Mentre Emilio Tibaldi, pure docente dell’ateneo friulano, ha ricordato che «la valorizzazione della filiera è da tempo perseguita e auspicata da tutti i soggetti pubblici e imprenditoriali attenti alle crescenti aspettative del mercato per i prodotti ittici freschi o trasformati di facile tracciabilità, elevate salubrità e qualità, ottenuti attraverso processi rispettosi dell’ambiente». Infine, Domenico Stefanuto, dell’Associazione piscicoltori italiani, ha auspicato che si raggiunga il risultato della «oggettivazione della qualità attraverso indicatori in grado di corrispondere alle attese del consumatore».
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