FRiuli: una sola Camera di Commercio per tutto il Friuli?

di ANNA BUTTAZZONI

 C’è un “comandamento” in tempo di crisi e per arrivare alle riforme: semplificare. E razionalizzare. La maggioranza di centro-destra, con in testa il presidente della Regione Renzo Tondo, vuole il riordino di quanti più settori possibili. Ha disegnato una modifica anche per il sistema delle Camere di commercio. L’idea è arrivare a un’unificazione, da quattro enti a due, aggregando Udine con Pordenone e Trieste con Gorizia.

Il modello è quello delle Fiere, dove la Regione, entro il 30 giungo, vuole vedere un atto concreto verso la creazione di un’unica Fiera regionale. Pena, un milione di euro di finanziamenti al momento congelati e che altrimenti verranno assegnati altrove. Attraverso le quattro Camere di commercio, invece, vengono gestite risorse che quest’anno ammontano a circa 6 milioni, come ad esempio gli interventi per il sostegno e lo sviluppo competitivo delle piccole e medie imprese, ai quali vanno aggiunti circa 400 mila euro per i progetti di internazionalizzazione delle imprese. I sei milioni assegnati dalla Regione per il 2010, nei quali circa 40 mila euro vengono utilizzati per la gestione degli enti, sono quasi la metà rispetto al 2009.<br />
L’amministrazione regionale non ha un controllo diretto sulle Camere di commercio, come accadeva fino agli anni ’90, ma vuole una riforma. «Non si tratta di lesa maestà o di desiderio di tarpare qualcuno – mette subito le mani avanti Alessandro Colautti (Pdl), relatore di maggioranza della legge anti-crisi –, ma della volontà di fare degli enti camerali dei reali bracci operativi della Regione. La modifica, per altro, nasce da una norma nazionale, voluta dall’ex ministro Claudio Scajola, cui anche il Friuli Venezia Giulia deve adeguarsi. Anche da noi, quindi, va ripensato il modello di gestione delle Camere di commercio, oggi troppo spesso farraginoso e contraddittorio. La Regione finanzia il sistema, ma corre il rischio di creare isole locali che non muovano sufficiente massa critica, restando, appunto, troppo locali».
Ciò che ha in mente il centrodestra, quindi, è un percorso che porti prima di tutto a due unioni, quella tra Udine e Pordenone e quella tra Trieste e Gorizia. Ma Colautti non nasconde che il massimo sarebbe arrivare a una Camera di commercio unica, regionale. «Il nostro obiettivo è semplificare e – insiste il consigliere regionale – individuare obiettivi comuni con la Regione che gli enti camerali possano perseguire, insieme. È la stessa riforma che vogliamo per le Fiere, perché una regia unica permette di eliminare gli sprechi e di valorizzare le eccellenze di ciascuno».
Dimezzare le Fiere o le Camere di commercio significa anche dimezzare i presidenti. Nel primo caso le resistenze si sono già manifestate, e sono corpose, nel secondo arriveranno. «Troveremo un modello di governance che possa funzionare – conclude Colautti –, anche perché sono convinto che i presidenti non vivano la loro condizione come uno status personale, ma con la volontà di raggiungere degli obiettivi condivisi».

Una risposta a “FRiuli: una sola Camera di Commercio per tutto il Friuli?”

  1. aggiornamento del 18/05/2010

    di ANNA BUTTAZZONI

    UDINE. È appena abbozzata, ma agita già il Pdl, i presidenti delle Camere di commercio, artigiani e Confcommercio, le due componenti più rappresentate all’interno degli enti camerali. La riforma delle Camere di commercio, tema aperto all’interno del Pdl, discusso al vertice di martedì scorso e poi esplicitato dal consigliere regionale pidiellino Alessandro Colautti, mostra più d’una resistenza. Perché l’idea è quella di dimezzare gli enti, dagli attuali quattro a due, unendo Udine con Pordenone e Trieste con Gorizia. Ma il traguardo finale disegna un’unica Camera di commercio regionale, sul modello dell’unificazione delle Fiere che la Regione vuole entro il 30 giugno. I presidenti delle quattro Camere di commercio scelgono il silenzio, ma i malumori ci sono.
    Per il fronte dei contrari nel Pdl, a spiegare le motivazioni è il consigliere regionale Gaetano Valenti, presidente della commissione bilancio e programmazione. «Parlare di riforme e razionalizzazioni è sempre positivo. Riordino e accorpamento sono parole d’ordine alle quali bisogna far seguire i fatti – spiega Valenti –, tanto che a Gorizia siamo stati precursori per quel che riguarda le Fiere, visto che da quattro anni le realtà di Udine e Gorizia Fiere si sono fuse e stiamo ancora aspettando che altri si decidano, questa volta su forte intervento regionale, all’accorpamento in un unico ente fieristico. Ma ritengo non corretto parlare di unioni per ridurre gli enti camerali, oltretutto perché il processo aggregante parla di accorpamenti tra Trieste e Gorizia e Udine e Pordenone». Per Valenti meglio sarebbe istituzionalizzare Unioncamere, la struttura regionale delle Camere di commercio. «È vero, c’è una norma nazionale per la razionalizzazione degli enti camerali – prosegue Valenti – e parla sì di unioni regionali, ma unioni che vedono associate le Camere regionali allo scopo di esercitare funzioni e compiti nell’ambito territoriale regionale che gli enti camerali con meno di 40 mila imprese iscritte nel loro registro non possono fare. Ma ricordo che in regione è già stata costituita, in maniera facoltativa, un’associazione denominata Unioncamere che rappresenta gli interessi comuni delle Camere e assicura il coordinamento dei rapporti con la Regione. Il passo tra facoltativo e obbligatorio, come da decreto legislativo, sarà un passo breve e dovrà vedere non due unioni, ma un’unica unione regionale rappresentata da Unioncamere salvaguardando i quattro enti camerali della regione, ricordando che l’autonomia di questi enti è sancita da due sentenze delle Corte costituzionale», conclude Valenti.
    Frena anche Franco Rigutti, presidente regionale della Confcommercio. «Sul riordino delle Camere a marzo è stata emanata una legge nazionale e ora attendiamo i decreti attuativi, quindi il percorso è ancora lungo. Personalmente – spiega Rigutti – ritengo che ci siano tante altre aggregazioni da fare prima di parlare di quelle degli enti camerali. Sono molto più importanti, ad esempio, le unioni per le Aziende sanitarie o per le università, queste dovrebbero avere la precedenza. Le Camere devono rafforzare la loro presenza territoriale e locale per essere veloci e tempestive e l’unione non risponderebbe alle esigenze locali. La legge nazionale, inoltre – conclude Rigutti – non prevede aggregazioni, ma la possibilità di attività comuni tra le Camere, che è una cosa molto diversa».
    Nemmeno gli artigiani sono conquistati dall’ipotesi di dimezzare gli enti, come esplicita il loro presidente regionale Graziano Tilatti. «Come principio generale un percorso verso la razionalizzazione va fatto – argomenta Tilatti –, ma il cammino per le Camere va pensato insieme. Unire Trieste e Gorizia mi pare complicato, visto che la prima è prevalentemente di servizi, mentre la seconda è manifatturiera. Con l’aggregazione Udine e Pordenone, invece, si ritornerebbe all’antico. Secondo noi è necessario ridurre, ma dobbiamo parlarne e soprattutto va previsto un ruolo importante per Unioncamere».

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