Friuli: utilitarismo e ipocrisia le basi per far politica in Italia

di NICO GRILLONI*

Gli esponenti del passato governo hanno mal digerito l’aver dovuto cedere premierato e guida dei ministeri al professor Monti e alla sua équipe. Comprensibile: è sempre doloroso abbandonare una poltrona remunerativa, ma infine, obtorto collo, hanno dovuto accettare di andarsi a sedere su meno confortevoli scranni. Adesso, dopo neppure venti giorni dall’insediamento del nuovo governo, coloro che ricoprivano cariche ministeriali ai vari livelli, sono appollaiati come uccelli del malaugurio nella speranza che il progetto montiano fallisca. Senza rendersi conto – o con estremo cinismo se ne rendono ben conto – che l’eventuale caduta di questo governo costituirebbe una vera e propria iattura per il Paese, per la sua economia e per i risparmi dei suoi cittadini. Ma l’utilitarismo, corroborante alimento del cinismo, è uno dei sentimenti a cui spesso machiavellicamente si rifanno i nostri politici. Che però, sperando di darla a intendere, esprimono in ogni dove – sui giornali, nelle radio e nelle televisioni – viscerali sentimenti patriottici per l’Italia e per i suoi destini. E l’ipocrisia è un altro elemento basilare del far politica all’italiana. Dicevo del governo Monti. Già dopo poco sono cominciati i laceranti lai per il protrarsi dell’attesa sulle manovre economiche che per certo questo governo aveva in avanzata fase di stesura. Per i detrattori – gli uccellacci sui rami – si perdeva molto, troppo tempo. Evidentemente questi signori ritengono che il professor Monti, più che un illustre docente, sia un abile mago in grado di compensare, in quattro e quattr’otto, la colpevole inerzia e il pressappochismo che hanno caratterizzato la loro gestione. Ma qui intendo stigmatizzare le sollecitazioni che in vari modi sono state rivolte all’attuale governo affinché si sbrighi, faccia presto. E la maggior parte dei solleciti proveniva dagli uomini della precedente maggioranza che fino a prima dicevano che la crisi non ci avrebbe sfiorato e che, se anche si fosse avvicinata ai nostri confini, ci avrebbe tutt’al più elargito una tenera carezza così consentendoci di venirne fuori prima e meglio degli altri. Insomma questi figuri – perché di figuri si tratta – si comportano oggi come se non avessero governato il Paese fin dal 2008, ossia fin dall’anno in cui già si potevano intuire i guasti che nell’economia globale avrebbe causato il crac della finanza statunitense. Il vivace, ma spesso inquietante Alfano dice che la riservatezza usata da Berlusconi e dai suoi ministri sull’entità della crisi è da attribuirsi al suo comportamento da buon padre di famiglia. Chiaro, no? Berlusconi e i suoi sodali ci hanno insomma trattato come dei bambini ai quali era necessario nascondere la gravità degli eventi che minacciosi si avvicinavano. Loro erano consapevoli dello tsunami che si appropinquava, ma temevano per il nostro equilibrio psicofisico. Invece adesso che lo tsunami è in casa possono lasciare a Monti le improbe manovre di salvataggio. Panzane! La verità è che nel governo Berlusconi c’era grassa ignoranza in specie per quanto concerne la gestione della crisi. Per la quale era sufficiente tenere sotto controllo i conti pubblici senza nulla attivare per rilanciare la crescita economica attraverso incisive manovre strutturali. Loro, i berlusconiani, ci hanno rotto le scatole con l’eliminazione dell’Ici, per la quale poi ai Comuni non è stato corrisposto eguale introito, e con altre amenità come il ponte sullo stretto di Messina. Quanto accaduto nella provincia di questa città, al pari dei simili recenti accadimenti nei territori toscani e liguri sommersi dal fango, è la cartina di tornasole della gestione berlusconiana: abbiamo un territorio dissestato che avrebbe bisogno di una miriade di interventi atti ad evitare che ogni pioggia si trasformi in alluvione, ma il “Grande Statista” pensava al ponte sullo stretto. Cartina di tornasole: perché tutta la strategia politica di Berlusconi si è basata sulla propaganda che ha plagiato la massa tramite dichiarazioni a effetto e promesse prive del benché minimo realismo. L’Italia come ampia platea di un guitto dedito ai giochi di prestigio, a estrarre il coniglio bianco dal nero cilindro, l’Italia platea di un inutile spettacolo pirotecnico. Ma riposto il cilindro e spentisi i fuochi son rimasti la miseria, le macerie e il fango. Ora – pretendono i berlusconiani – ci sfanghi il professor Monti. E faccia presto.

*presidente del movimento Italia onesta