Friuli: le volontà sul fine vita nella tessera sanitaria

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di Mattia Pertoldi .

Il Friuli Venezia Giulia potrebbe essere la prima Regione d’Italia, dopo la Provincia autonoma di Trento che ha approvato un testo analogo nei mesi scorsi, a dotarsi di una normativa organica sul fine vita. La proposta di legge è stata presentata lunedì a Trieste, porta in calce la firma trasversale di venti consiglieri regionali, sia di maggioranza che di opposizione, e secondo Stefano Pustetto (Sel), primo firmatario del provvedimento, approderà in commissione già dopo l’estate. La legge prevede l’istituzione di un registro regionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (le cosiddette Dat) sul modello di quanto già in vigore a Udine, Pordenone e Trieste. Lo strumento scelto dai promotori della legge per la sua attuazione è la tessera sanitaria regionale in cui inserire direttamente le espressioni di volontà oppure indicare le specifiche del luogo – ad esempio uno studio notarile – in cui ogni cittadino ha scelto di conservare le proprie dichiarazioni. «Le pratiche mediche e tecnologiche negli anni – ha spiegato – hanno modificato il confine naturale tra la vita e la morte. Noi siamo da sempre favorevoli a lasciare alle persone la totale libertà di scelta sul proseguimento o meno delle cure mediche in caso di malattie, o lesioni cerebrali, definite coma irreversibili e permanenti secondo i protocolli scientifici riconosciuti a livello internazionale. La posizione di chi dice che una legge, laica e moderna, come questa apra la strada a una sorta di eutanasia di Stato è strumentale e sbagliata anche perché noi non imponiamo nulla, ma apriamo la strada a una possibilità di scelta. Ci siamo mossi lungo la strada tracciata dai recenti sondaggi che hanno dimostrato come il 78% dei cittadini del Nordest vorrebbe che i propri “desiderata”, in caso di impossibilità di comunicare, venissero rispettati. E in fondo è lo stesso nuovo codice di deontologia medica che ha riconosciuto il diritto del malato di esprimere sia il consenso che il dissenso nei confronti delle terapie che possono essergli applicate». A gestire le banche dati contenenti le dichiarazioni, inoltre, sarebbero le Aziende per i servizi sanitari – dove verrebbero attivati specifici sportelli per la registrazione – con l’accesso protetto e limitato ai medici. «E’ un segnale adeguato – ha spiegato il consigliere regionale Vincenzo Martines (Pd) – al livello di civiltà raggiunto dalla nostra Regione il fatto che ad occuparsi di un argomento così delicato e ricco di problematiche come quello relativo ai Dat possa essere il nostro servizio sanitario».