Fronte Friulano: mozione a sostegno dell’ Università del Friuli

Una petizione che verrà inviata a tutti i Consigli Comunali del Friuli, ma credo anche a quello Provinciale, a sostegno dell’Università del Friuli, per ottenere maggiori finanziamenti al fondo di finanziamento ordinario che il Ministero ogni anno le attribuisce. Questa iniziativa è curata dal Fronte Friulano ed è visibile a questo link .  Il fondo che finanzia l’Univrsità di Udine viene erogato in base al dato storico dell’ anno 1993 ed quindi è improponibile che i tagli della legge Gelmini vadano ad interessare uno stanzialmento che è già inadeguato in partenza.

3 Risposte a “Fronte Friulano: mozione a sostegno dell’ Università del Friuli”

  1. Bepi Agostinis, da Lettere al MV del 21/10/2008

    Alcuni giorni fa c’è stato un incontro formale organizzato dal “Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli” con tutte le categorie economiche, imprenditoriali, sindacali e della Chiesa friulana, delle Province di Udine, Pordenone e Gorizia per trovare una soluzione non solo morale, ma soprattutto economica per la nostra università. Viste le condizioni economiche con cui opera, pur emergendo nei concorsi nazionali e internazionali per la qualità, preparazione e ricerca, è sottofinanziata dal governo centrale già da anni e ora con i nuovi tagli si trova ancora in condizioni peggiori. Questo primo incontro del comitato per la presentazione di un documento per una prima discussione, per un patto fra il territorio e la nostra università, è stato organizzato per dare un aiuto concreto. Patto che poi è stato sottoscritto da tutti i partecipanti, che avranno il tempo di esaminare attentamente e portare le loro idee. Dopo averle coordinate, verranno presentate all’incontro pubblico che si terrà il prossimamente nel salone della Provincia di Udine. Questo preambolo non è per valutare questa iniziativa, pur ottima, ma per considerare una presa di posizione dell’università, per contribuire in maniera concreta alle sue necessità incalzanti, che proprio in quell’incontro era stata annunciata dal rettore professoressa Cristiana Compagno. Dagli studenti, dal personale tecnico amministrativo, dai docenti, dal consiglio di amministrazione e da tutto il senato accademico hanno deciso all’unanimità, che, per il periodo delle feste Natalizie, l’università rimarrà chiusa. Un fatto mai successo in nessuna università italiana e forse neanche all’estero e tutto per risparmiare su luce, riscaldamento e personale, che ha deciso di prendersi le ferie, il tutto per un risparmio di circa 300.000 euro. Mi sembra che lo spirito di questa iniziativa sia prettamente friulano, azzarderei carnico, visti i natali del rettore, in quanto ci portiamo dentro di noi le nostre radici e fra queste la caparbietà e il senso del risparmio delle donne carniche che, con quel poco che ricevevano dal marito o dal figlio emigrato, dovevano portare sulle proprie spalle il peso della famiglia, aiutate da quel poco che la terra offriva, patate, fagioli e orzo, e della stalla. Il loro modo di passare le giornate era sempre rivolto all’economia, «o vin di sparagnâ par rivâ in som al mês», dunque nulla di superfluo, ma solo il necessario, come gli “scarpez” che venivano realizzati con gli stracci, i calzettoni venivano fatti con la lana delle loro pecore filata nelle sere d’inverno, mentre con la gerla, come unico mezzo di trasporto, portavano tutto quello che serviva per la casa. Dunque donne abituate al sacrificio, ma con serenità e sempre pronte con un sorriso a sopperire alle necessità dei loro figli. Da queste radici penso sia nata l’idea che ha fatto dell’università una grande famiglia patriarcale, dove tutti si sentono partecipi e coscienti e solidali in questa momento critico che sta passando. Questo esempio penso possa servire a tutto il mondo produttivo friulano e no per contribuire in forma consistente al miglioramento delle sue attività, che fra le altre sono a vantaggio anche dell’avvenire dei nostri figli e nipoti. Dunque, il Friuli economico dovrà dare un forte segnale di solidarietà, affinché la nostra università possa continuare a dare quei risultati che in questi anni ha già dimostrato di saper dare in abbondanza. L’università ci ha dato un forte segnale, mi auguro che venga recepito da tutti noi friulani e no, visto che tale istituzione è il perno più importante per lo sviluppo e l’avvenire del Friuli

  2. L’Università degli Studi di Trieste fu istituita con decreto regio nel 1938: essa doveva riaffermare l’italianità di quella città. Così come le ipotetiche Tre Venezie (Venezia Euganea, Venezia Tridentina, Venezia Giulia) avrebbero dovuto significare Italia a tutti gli effetti. Oggigiorno, le prime due denominazioni sono pressoché scomparse, mentre la Venezia Giulia – nonostante i territori provinciali di Fiume, Pola e Zara siano dai tempi della seconda guerra mondiale passati alla Jugoslavia di Tito – è stata ufficializzata amministrativamente nel 1963 con la creazione della Regione a statuto speciale.

    Per anni, quella di Trieste rimase l’unica università di una regione di un milione e duecentomila abitanti. Troppo periferica per garantire adeguatamente il diritto allo studio per tanti volonterosi e meritevoli giovani friulani.

    Specialmente dalla metà degli anni Sessanta in poi, furono fatti, a più riprese, vari tentativi volti ad ottenere per Udine, centro del Friuli, qualche facoltà universitaria di una certa consistenza. Ma tutto fu vanificato dall’atteggiamento decisamente contrario degli ambienti conservatori triestini.

    I friulani dovettero ricorrere alla petizione di legge di iniziativa popolare che andava presentata in Parlamento con almeno 50 mila firme di elettori. Nel 1976, in meno di tre mesi e nel peggiore momento della sciagura del terremoto, furono raccolte oltre 125 mila firme di cittadini friulani che chiedevano un loro ateneo autonomo. Solo così si riuscì ad ottenere l’istituzione dell’Università degli Studi di Udine l’anno successivo.

    La proposta di legge popolare prevedeva la creazione della Università degli Studi del Friuli, con sede sì a Udine, ma interessata ad aprire corsi di laurea nell’ambito delle tre province friulane. Ciò è correttamente avvenuto con Pordenone, con Gorizia, con Gemona del Friuli, con Cormòns. Con ottimi risultati ed importanti ricadute.

    L’Università friulana si sta dimostrando davvero una università del e per il territorio. In futuro questo legame dovrà rinsaldarsi ulteriormente, divenire più vitale, più proficuo. Dipenderà anche dal territorio stesso, il quale dovrà fare fronte unico con l’Ateneo friulano che sta attraversando un difficile momento dovuto alla forte riduzione dei finanziamenti statali in atto già da qualche anno e che ora pone l’Università dagli Studi di Udine tra le università italiane più sotto finanziate in rapporto alle sue 10 ottime facoltà e ai suoi 18 mila studenti iscritti.

    E’ giunto dunque il momento che dai singoli cittadini si alzi forte la voce in difesa dell’autonomia e della crescita dell’Università friulana. Occorre il concorso di tutti: della Regione, delle Diocesi, delle Province, dei Comuni, delle Camere di Commercio, delle Confederazioni Artigiane, delle Associazioni Industriali, degli Istituti di Credito. Tutti, da Gorizia a Pordenone, devono fare quadrato a tutela dell’Università del Friuli affinché possa continuare il lavoro di formazione della futura classe dirigente sull’intero territorio.

    Roberto Meroi

    storico e giornalista

  3. Cuant larano in place i students furlans a protestâ parcè che la universitâ di Triest e à une vore di plui di ce che i spiete (dome pal 2007 plui di 14 milions di euros di sorefinanziament pari al 17% di plui) e chê di Udin une vore di mancul di chel che i spiete (12 milions di euros di mancul dome pal 2007! ).

    Vêso viodût cualchi sorestant lâ jù a Rome a protestâ? Si….a son lâts ma a domandâ che no taian il….FONDO PER TRIESTE! Fetens!

    Triestinocentrics…..e cuintri-furlans!

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