Furlan a scuele: biel casin

Volevo inserirmi in maniera molto sintetica nel dibattito che sta infuocando i giornali (e i blogs friulanisti) in questi giorni, nella speranza di calmare un po gli animi sperando che questo gran vociare poi non faccia solo del male alla causa; anche perchè nel dibattito si è pesantemente inserita la politica e quando succede questo in argomenti che sono sostanzialmente trasversali, va a finire che quel che dice la Filologica viene fatto proprio da AN, e un Friulanista convinto come il Forzaitalico Romanini venga schiacciato sulle posizioni di Rifondazione Comunista.

Mah ….. capacità distorsiva della politica che usa la questione per fini e scopi un po meno nobili dell’argomento in questione.

Personalmente credo che a mio figlio (se ci fosse l’opzione a scuola), farei frequentare le ore del corso di Lingua Friulana in tutta tranquillità, convinto che gli sarà utile avere nel suo curriculum (che dovrà poi spendere per raggiungere gli obiettivi che vorrà darsi nella vita) sia il legame culturale forte con le sue radici, sia le abilità che si acquisiscono dallo studio e dall’esercitarsi in una Lingua piuttosto ostica dal punto di vista sintattico e grammaticale.<br />
Per per tutte quelle persone che sono convinte che in realtà lo studio della Lingua Friulana sia una perdita di tempo o non serva a nulla, il fatto di renderlo obbligatorio a scuola sarebbe altamente controproducente e solleverebbe vespai che renderebbero parte dell’opinione pubblica da neutrale (o magari simpatizzante) sull’argomento a decisamente contraria; e questo è un errore che non ci possiamo permettere.
Se una persona ha questa convinzione sulla lingua Friulana, è sul piano culturale, informativo o comunque nella ricerca del consenso e della condivisione che bisogna agire, non sicuramente attuare  sistemi pseudo coercitivi o che vengano percepiti come tali.

E per l’ennesima volta mi sento solo a gridare nel deserto che sembra essere diventato quello che una volta veniva chiamato "buon senso".

7 Risposte a “Furlan a scuele: biel casin”

  1. La mia posizione è tutta concentrata nello slogan (mio). Furlan: iar, vuei e soredùt doman! Nel senso che ritengo necessario far uscire il dibattito dalle secche tipiche della filologica ed entrare nella costruzione del furlan di doman.

    In poche parole, il valore dell’identità deve essere strutturale , economico , proteso allo sviluppo, non solo alla tutela identitaria. Solo cosi io credo, ci faremi alleate le giovani generazioni che studiano giustamente l’inglese a nella globalizzazione firmata ryanair girano il mondo orgogliosi di essere friulani. Renzo Tondo

  2. Si sta dimenticando che esiste une legge di tutela approvata dal Parlamento italiano – 482/99 – che prevede l’insegnamento della lingua della minoranza a scuola come materia curriculare. Questa legge è in gran parte disattesa, purtroppo.

    E questa significa il non rispetto dei diritti linguistici delle minoranze.

    Inoltre è errato parlare di “obbligo” dal momento che nessuno è “obbligato” a studiare la matematica, la geografia, ecc. A nessun genitore viene posta la domanda “se vuole che al figlio venga insegnata la storia o la geografia”. Perchè dunque ragionare in questi termini per l’insegnamento della lingua friulana? A scuola ci sono SOLO materie curriculari. L’unica eccezione e la “religione” perchè non è una materia ma rientra nel campo della “fede”. E nel territorio dove vive una comunità che parla una lingua riconosciuta dalla Stato italiano è giusto che anche la sua lingua diventi materia curriculare. Credo sia più corretto esprimersi in questi temini. Ricordo inoltre che SOLO nella regione FVG è prevista la cosiddetta “opzione” – ossia è il genitore che richiede l’insegnamento del friulano. In tutte le altre regioni italiane ove vive una minoranza riconosciuta, non è prevista alcuna opzione. E questo nel rispetto della L.482/99 che prevede che le scuole – obbligatoriamente – insegnino la lingua della monoranza. Purtroppo alcuni anni fa, in FVG è stata ERRONEAMENTE introdotta dal dr. Forte la “opzione” facendo così credere alle famiglie e alle scuole che la lingua friulana fosse una materia “facoltativa”. E ciò in aperta violazione della L. 482/99.

    Oggi in Friuli si vuole fare solo ciò che nelle altre regioni italiane si fa già da tempo. Far rientrare la lingua friulana tra le materie curriculari.

    Per quanto riguarda Christian Romanini credo sia ingeneroso quanto si dice su di lui. E’ l’ottimo sportellista dello sportello per la lingua friulana del Comune di Tavagnacco (Ud) ed è ovvio che difenda questa proposta di legge. Non dimentichiamo che è un “professionista” della tutela della lingua friulana. Ossia per professione, come sportellista, è questo che fa durante il suo orario di lavoro.

    Roberta

  3. Caro Aldo Rossi, telegraficamente vorrei esprimere un parere sul tuo post.

    Non è mai stata presentata alcuna proposta di legge che renda il friulano obbligatorio nella scuola.

    La proposta riguarda l’inserimento della lingua friulana nel curriculum scolastico.

    Roberta ha semplicemente ragione.

    Chi utilizza il termine “obbligatorio” lo fa strumentalmente.

    E non è questione di lana caprina decidere se è corretto inserire nel curriculum delle scuole di una regione un legame forte con il territorio (che comporta una ridefinizione forte dell’approccio ad una storia, ad una cultura, ad un ambiente…) come la sua lingua o se piuttosto si devono “obbligare i bambini a studiare il friulano”: nel primo caso NESSUNO si permetterebbe di asciugare la questione sul piano del “diritto di scelta”, nel secondo caso si può parlare di “imposizione”.

    E bene fai a dire che non avresti problema a mandare tuo figlio in una scuola dove si utilizzi bene (e non al fine di raccolta finanziamenti) la lingua friulana perché, come diceva un vecchio a Colonia Caroya “il savê nol ocupe puest”.

  4. Mandi Aldo,

    magari cussì no, ma al semee che la peraule “obligatori”, ca di noaltris e sedi piês che no nomenâ il diaul e duncje su cheste acezion negative e al è stât alçât un polvaron. DI BANT!

    Come che diseve ancje Roberta chi parsore, la cuestion no je su cheste gnove propueste di leç: di fat cheste ultime propueste di leç regjonâl, no fâs altri che organizâ e struturâ un principi che al è za inte leç 482/99.

    Se si lei l’art. 4 di cheste leç (come 1 e 2) si viodarà che dut che polvaron al stât alçât DI BANT cuintri une normative che e riclame ce che al è scrit te 482/99. O no fâs ni une cuestion cuintri nissun, ni une cuestion di part: e sarès la miôr maniere par disfâ ce che fin cumò si à cirût di fâ sù. E la ande dai ultins dîs e conferme che domenie al è stât fat un grant, grandonon erôr! Ma o speri che e sedi dome la posizion di un singul. Purtrop però le à fate e il dam aromai al è.

  5. E il concet di Renzo Tondo mi cjate completamentri dacuardi: dome i zovins a puedin puartâ indevant la ereditât di une identitât: furlans citadins dal mont, braurôs di jessilu, vierts e pronts a confrontâsi sedi cul diviers sedi cu lis sfidis di un mont simpri plui piçul, ma no sotants di un vilaç globalizât

  6. … fevelant furlan, talian, e une (miôr plui) lenghe foreste (inglês? forsit, ma no dome).

    O vin la fortune di nassi, cressi e vivi intune regjon che ti permetarès in maniere naturâl di svilupâ chestis capacitâts. Parcè varessino di vê pôre?

  7. Judìn cheste condizion e din ai nestris fruts la pussibilitât di gjoldi di cheste oportunitât fin de scuele. E no stin a butâ vie ce che o vin. In maniere che une volte grancj a puedin meti in vore e fâ frutâ ancje sul plan economic e dal disvilup

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