Il 22 luglio 09 l’eclisse più lunga del secolo

di ESTHER DEMBITZER

La Luna va calando e il 22 luglio andrà a morire, per rinascere come nuova Luna alle 3 del mattino dello stesso giorno. Poco dopo passerà per il nodo ascendente in cui la sua orbita incrocia la traiettoria apparente del Sole nel cielo , nascondendo la nostra stella agli occhi degli umani. In quel momento il nostro satellite si troverà al perigeo, cioè alla minima distanza dalla Terra: km. 357.463. Sarà un’eclisse totale di Sole della durata di 6 minuti 39 secondi; analogo evento si ebbe 18 anni 11 giorni e 8 ore prima, durante l’eclisse messicana del luglio 1991, che però durò 6 minuti 53 secondi, e ancora altri 18 anni 11 giorni e 8 ore prima, il 30 giugno 1973, durante un’eclisse che interessò gran parte dell’Africa centro-settentrionale e che durò ben 7 minuti 4 secondi, o durante quella del ’55, sempre 18 anni prima, la cui totalità si prolungò per ben 7 minuti 8 secondi! Siamo nel 136° ciclo di Saros, che abbraccia un lungo periodo di eclissi comprese tra l’anno 1360 e il 2622, la cui cadenza e periodicità segue il ritmo dei 18 anni di cui sopra – il Saros, appunto – in cui si verificano eclissi quasi identiche, ma spostate in longitudine di 120°, corrispondente a una rotazione di 8 ore del globo terrestre. All’interno di un Saros tutte le eclissi si verificano in prossimità dello stesso nodo. La fascia della totalità dell’eclisse del 22 luglio prossimo interessa una lunga striscia di mondo asiatico: attraversa tutta l’India settentrionale dal mar Arabico fino al confine con gli stati himalaiani Nepal, Bhutan e Bangladesh, tocca il Myanmar, per percorrere tutta la Cina meridionale, fino a tuffarsi nelle acque del mar Cinese Orientale, dove lambisce diverse isole dell’arcipelago giapponese, fino a raggiungere la sua durata massima di 6 minuti 36 secondi presso la tristemente famosa isola di Iwo Jima. E via ancora per 7600 km di infinito oceano con qualche sfioramento delle isole Marshall e dell’arcipelago delle Kiribati. È l’eclisse più lunga del secolo, ma forse non la più fortunata. Siamo nella stagione dei monsoni, quelli estivi ricchi di precipitazioni, senza contare l’inquinamento che staziona in queste zone fortemente abitate e in grande ascesa economica. Le zone di miglior visibilità sono quelle marittime e insulari. I fortunati mortali che riusciranno ad ammirarla osserveranno probabilmente anche un fenomeno secondario: le ombre volanti. Si tratta di un rapidissimo elusivo passaggio di ombre a banda che scorrono fulminee sull’intero paesaggio subito prima l’inizio e dopo la fine della totalità. Il fenomeno, lievemente inquietante, non ha ancora trovato una spiegazione definitiva. Nel 1926 Guido Horn D’Arturo spiegava il fenomeno mettendo in relazione il riapparire della luce solare con il moto degli strati atmosferici più bassi; J. L. Codona nel 1987 collegava il fenomeno con la turbolenza e l’eventuale spessore degli strati alti dell’atmosfera, un po’ come accade nel fenomeno della scintillazione (tremolìo) della luce stellare; mentre Romano Serra, astrofisico dell’università di Bologna, mette oggi in relazione le ombre volanti con il raffreddamento repentino dell’aria e l’aumento dell’umidità, dovuto al contributo della traspirazione del suolo ancora caldo. Le particelle di vapore acqueo, unite alle particelle di polvere degli strati bassi dell’atmosfera, generano una sorta di aerosol. La brezza – o vento dell’eclisse – induce nell’aria un movimento orizzontale che provoca la danza dell’aerosol in ondeggianti bande caotiche a livello del suolo: le ombre volanti appunto. Questa sera, alle 21, l’Afam di Remanzacco, in collaborazione con “Dolcenordest”, propone “Esploriamo la Via Lattea, la nostra Galassia” presso Campo di Bonis (Taipana). Venerdì 24 luglio, invece: “Ammassi stellari al telescopio” nell’area festeggiamenti di Lusevera.