Klagenfurt: 50 anni senza auto, in centro solo traffico pedonale


di Marco Di Blas

Traffico automobilistico in città: è un tema ricorrente di dibattito ed è logico che sia così. Le città sono nate prima che fossero inventate le auto e la loro parte più antica, il loro centro storico, sembra concepito soltanto per un traffico pedonale. Accade in Italia, ma accade anche in Austria. Anzi, soprattutto in Austria, dove si è cercato di trovare una soluzione al problema della circolazione urbana. A Vienna, a Salisburgo, a Innsbruck, a Graz il centro storico della città è diventato ormai da tempo area pedonale. Non vi possono circolare nemmeno i mezzi pubblici. Pochi sanno che anche una città relativamente piccola come Klagenfurt (ha lo stesso numero di abitanti di Udine) ha riservato ai pedoni il suo nucleo storico intorno alla Alter Platz, la “piazza vecchia”. Ma ciò che probabilmente nessuno ricorda – e rimarrà sorpreso ora ad apprenderlo – è che quella zona pedonale fu introdotta ben 50 anni fa.  Fu il sindaco di allora, Hans Ausserwinkler, un socialdemocratico, a imporla e, come si può facilmente immaginare, incontrò la strenua resistenza dei commercianti della zona, spalleggiati da quasi tutta la stampa locale e dall’opposizione in consiglio comunale. Leopold Guggenberger, del Partito popolare, che sarebbe succeduto ad Ausserwinkler come sindaco di Klagenfurt, inscenò una clamorosa provocazione, guidando la sua Mercedes avanti e indietro per la neo istituita zona pedonale, per costringere la polizia a multarlo. Il tempo – ci pare esagerato chiamare in ballo la storia – ha dato ragione ad Ausserwinkler. Aveva saputo guardare lontano e progettare una città che potesse reggere ai rapidi mutamenti della società dei consumi. Oggi tutti a Klagenfurt, persino i commercianti, sono soddisfatti dell’area pedonale, che si estende tra la Kramergasse, la Wienergasse, l’Alter Platz e dintorni. Nessuno vuole più che quelle arterie siano riaperte al traffico. Anzi, tutti si chiedono come un tempo fosse concepibile che le auto circolassero anche lì, in quegli angusti vicoli, intossicando i passanti, i negozi e le abitazioni. Un po’ quel che avviene a Udine, per fare il paragone con una città delle dimensioni di Klagenfurt, dove è difficile immaginare una circolazione veicolare nei due sensi di marcia in via Stringher, in via Cavour, in via Rialto, in via Poscolle. Eppure un tempo era proprio così. Non cinquant’anni fa, quando Klagenfurt decise di pedonalizzare il centro, ma fino a una trentina di anni fa. Le persone di mezza età ricordano sicuramente la rivolta dei commercianti, quando agli inizi degli anni ’70 qualcuno osò proporre l’istituzione a Udine di un’isola pedonale. Apriti cielo! Il capocronista del Gazzettino di allora, Sergio Gervasutti (poi diventato direttore del Messaggero Veneto), che aveva condotto una campagna in favore dell’isola pedonale, fu rimosso dall’incarico e sostituito. Un’amministrazione pavida e poco lungimirante si piegò al diktat dei negozianti Mentre a Udine si continua a discutere se il perimetro dell’area pedonale della essere allargato o ristretto o se l’area debba essere davvero pedonale o soltanto a traffico limitato, a Klagenfurt si celebra il mezzo secolo di esistenza dell’area totalmente pedonale istituita in quella città nel 1961. L’apertura delle manifestazioni ha avuto luogo già qualche giorno fa, con una torta gigante tagliata del centro città e offerta ai passanti, una piramide di calici di Prosecco e mille palloncini multicolori liberati nell’aria. Ogni venerdì si fa musica in piazza dalle 18.30 in poi. Oggi nell’Alter Platz ci sarà un mercato delle pulci riservato ai bambini, mentre dal domani a sabato sarà realizzato un “bazar del giubileo”, cui contribuiranno tutti i 120 negozi della zona. Al sindaco Hans Ausserwinkler, che cinquant’anni fa seppe fare una scelta giusta, ancorché impopolare, sarà dedicata una targa. Alla memoria, ovviamente, perché la patria riconosce i suoi profeti soltanto quando sono morti. Sarà presente almeno il figlio Michael Ausserwinkler, medico, già ministro della sanità. Fu costretto a dimettersi, quando volle vietare il fumo negli uffici e nei locali pubblici. I tempi non erano maturi, evidentemente. Anche lui un profeta in patria, come il padre.