Lignano: alla Ge.Tur sono arrivati i profughi, ma se ne vanno subito


dal MV di oggi

 
Arrivati e subito ripartiti. Per la maggior parte di loro Lignano Sabbiadoro è solo una tappa, un posto sconosciuto lungo un percorso che ha una partenza, la Tunisia, e ha una meta, la Francia. Per la maggior parte dei tunisini arrivati ieri mattina a Lignano è così. Ma le poche ore di permanenza in Friuli bastano per far scoppiare la polemica tra istituzioni. Al villaggio della Ge.Tur alle 5.30 arrivano in 27, partiti venerdì mattina in pullman da Santa Maria Capua Vetere, Caserta. Ma a sera erano rimasti solo in 5. Non ci sono donne, nè bambini. Il più giovane ha 18 anni, da poco, il più grande 28, ma i più hanno vent'anni. Nessuno ha denaro, nello zainetto o nelle borse di plastica che si portano dietro ci sono solo pochi vestiti. Alcuni sono scalzi, quasi tutti però hanno un telefono cellulare. E alla Ge.Tur si fermano davvero poco, solo per mangiare qualcosa. Alle 8 del mattino in 24 hanno già lasciato il villaggio in cerca di un ufficio cambi, dove far arrivare soldi dai parenti in Francia, e di un modo per raggiungere Ventimiglia, ultima fermata italiana prima dell'approdo francese. Alla Ge.Tur vengono accolti dal direttore, Enrico Cottognoli, sono accompagnati da alcuni uomini della questura di Caserta e poco più tardi arrivano anche i colleghi di Udine, guidati da Giovanni Belmonte, capo dell'Ufficio di gabinetto della questura di Udine. Che lancia un messaggio chiaro: «Non possono essere 27 profughi a creare un problema di ordine pubblico». Sono stanchi, disorientati, ma lucidi nel loro progetto che si chiama Francia. Hanno tra le mani una sorta di "assicurazione", il permesso di soggiorno per motivi umanitari che ha una validità di sei mesi e un titolo di viaggio. Sono quindi "liberi cittadini", liberi di muoversi in Italia e in Europa o di cercare un lavoro per stabilirsi qui. E in quanto liberi la sorveglianza degli uomini della questura è attenta, ma discreta. A Lignano la presenza dei profughi ha fatto scattare le polemiche. Il sindaco della cittadini balneare, Silvano Delzotto, conferma che l'amministrazione non è stata avvisata in alcun modo dell'arrivo degli immigrati e, in attesa di ricevere chiarimenti in merito a questo vuoto informativo, giudica del tutto inappropriato il metodo utilizzato. «La nostra città ha una lunga tradizione di accoglienza e solidarietà – ha detto Delzotto -, ma se le azioni vengono concertate senza informare le amministrazioni locali si corrono inutili rischi, non si fa accoglienza organizzata e non si può spiegare ai propri concittadini che cosa sta accadendo. E questo non è accettabile». Hanno reazioni che vanno dallo stupore all'indignazione, invece, gli operatori turistici di Lignano. Il più duro è Enrico Salvadori, presidente del Consorzio Albergatori. «Non abbiamo gradito l'effetto sorpresa. E mi stupisco – ha affermato Salvadori – dell'atteggiamento del Comune, del nostro sindaco. Possibile che lui stesso non sapesse? Questi arrivi non creano una buona immagine per Lignano e comunque il metodo non è stato rispettoso nei nostri confronti». Meno pesante Ennio Giorgi, presidente della Lignano Sabbiadoro Gestioni. «So che questa dovrebbe essere solo una tappa di passaggio. Ripercussioni? Non credo. E poi ricordiamoci che Ge.Tur. è una struttura privata». Di tutt'altro avviso Giorgio Ardito, presidente di Lignano Pineta spa: «Non ci sono standard di sicurezza ideali. Lignano non è la soluzione adatta».

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  1. aggiornamento del 18/04/2011

    Una ventina di uscite, compensate da altrettante entrate. E' il bilancio dei quattro distinti trasferimenti che, da giovedì scorso, hanno interessato il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d'Isonzo, dove la scorsa settimana è stato riconosciuto a 49 immigrati clandestini tunisini ospitati nella struttura, sulla base dei recenti accordi raggiunti tra il Governo italiano e quello del Paese nordafricano (e alla luce della decisione del Viminale di procedere allo sgombero del centro di Lampedusa), il diritto al permesso di soggiorno temporaneo (per motivi umanitari). Dimissioni scaglionate in 5 diverse giornate e cominciate giovedì mattina con l'uscita dei primi dieci tunisini, mentre nello stesso pomeriggio erano arrivati a Gradisca i primi 10 tunisini provenienti da Lampedusa. Venerdì l'uscita di altri dieci immigrati e, sabato pomeriggio, un nuovo arrivo. Già da oggi i nuovi allontanamenti, con la medesima procedura dei giorni scorsi, ovvero con uscite progressive (fino al rilascio di tutti i 49 tunisini destinatari del permesso di soggiorno temporaneo, con validità 6 mesi), bilanciate da altrettanti ingressi. Una scelta dettata dalla necessità di non aumentare il numero delle presenze, una novantina, nel Cie di Gradisca, attualmente oggetto anche dei lavori di messa in sicurezza dopo le rivolte e gli incendi dello scorso febbraio. Il rilascio dei clandestini, sull'esempio di quanto sta succedendo negli altri Cie italiani, avviene mediante la consegna all'immigrato di una ricevuta con la quale, poi, lo stesso dovrà presentarsi entro una settimana alla questura di Gorizia per il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo in formato elettronico. (ma. cec.)

    LIGNANO SABBIADORO I cinque ragazzi tunisini sbarcati a Lampedusa e rimasti a Lignano Sabbiadoro potrebbero presto lavorare per il villaggio turistico che li ha accolti. Dei 27 immigrati arrivati sabato mattina all'alba, la gran parte ha già lasciato il centro Ge.Tur di Lignano per raggiungere parenti o amici in Francia. Cinque di essi – tutti sotto i 30 anni – hanno invece deciso di rimanere nella località balneare del Friuli Venezia Giulia. C'è chi fa il panettiere, chi l'idraulico, chi il pittore, e scambiando qualche parola con i responsabili del villaggio, hanno espresso la volontà di fermarsi e la disponibilità a lavorare per il centro. Il permesso temporaneo di soggiorno permette loro per sei mesi di lavorare tranquillamente in Italia: per loro, dunque, il viaggio verso Lignano – ieri qualcuno si era rammaricato di essere capitato così lontano dal confine con la Francia – potrebbe rivelarsi una svolta. I responsabili del centro Ge.Tur, un villaggio olimpico che già ai primi di maggio ospiterà quattro mila persone, non vogliono esprimersi in modo ufficiale, ma è possibile che il sogno di un lavoro per i ragazzi tunisini possa diventare realtà. Intanto, non sono previsti nuovi arrivi di immigrati presso la struttura. Ma la polemica tra le istituzioni continua. Infatti, chiede spiegazioni urgenti l'assessore lignanese del Carroccio Graziano Bosello. Che arrivino direttamente dal vicepresidente della Regione Luca Ciriani. Perché l'arrivo alla Ge.Tur, senza alcun preavviso all'amministrazione comunale, di 27 profughi, 22 dei quali subito ripartiti, appare un'operazione «di umiliazione, disorganizzazione e confusione». Un modo per dire che fra le istituzioni ci deve essere un rapporto di maggior chiarezza e collaborazione. «Come amministrazioni ci sentiamo offesi e umiliati – ha dichiarato Bosello – in quanto il Comune è stato considerato come un semplice accessorio, tanto che nessuno, tantomeno la Regione, ha ritenuto opportuno avvisare né il sindaco né l'amministrazione. Questo è stato un episodio inaccettabile per il quale ci devono dare delle spiegazioni». Lo sottolinea con forza l'assessore leghista, «nemmeno un centesimo del nostro bilancio verrà speso a sostegno di azioni di questo tipo, prima di tutto noi dobbiamo pensare ai nostri cittadini» e, riprendendo la filosofia del «föra da i bal» del capopartito Bossi, afferma «queste persone devono ritornare a casa o con le buone o con le cattive in quanto con la crisi economica che sta colpendo i comuni non è possibile buttare i soldi in operazioni che servono solo a far fare i turisti a queste persone». Una mancanza di coordinamento che per Bosello ha significato soprattutto mancanza di controllo. «Questi profughi sono stati portati a Lignano – continua – senza una lista dei loro nomi, della loro provenienza, senza nemmeno informare la locale stazione dei Carabinieri, scaricati alla Getur e abbandonati a se stessi. Non c'è stato alcun controllo dei soggetti, 22 dei quali ripartiti, e questo è un fatto molto grave». Anche il sindaco Delzotto aveva giudicato inappropriato il metodo utilizzato.

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