Trieste: Ballaman per difendersi alza il tiro, così fan tutti

di LUANA DE FRANCISCO

«Mi sono comportato esattamente come fanno gli altri assegnatari di un’auto di rappresentanza. E se, qualche volta, me ne sono servito per spostamenti privati, l’ho fatto perchè l’autista mi aveva assicurato che potevo disporne a 360 gradi»: è questa la spiegazione che l’ex presidente del Consiglio regionale leghista, Edouard Ballaman, ha fornito al sostituto procuratore di Trieste, Federico Frezza, che nei giorni scorsi lo ha iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di peculato. E che, giovedì, lo ha interrogato per tre ore

Prassi consolidata. Sul tavolo del magistrato, nel fascicolo aperto a carico dell’ormai ex padano pordenonese oggi consigliere regionale nelle file del Gruppo misto, il dossier del “Messaggero Veneto” sulla settantina di spostamenti effettuati, tra il maggio 2008 e il marzo di quest’anno, utilizzando «impropriamente e ripetutamente» – questa l’ipotesi sostenuta dalla Procura – l’auto blu. Ebbene, è stato proprio su quell’elenco, lungo una quindicina di pagine, che pm e indagato si sono confrontati: un’analisi minuziosa, cominciata alle 9 e proseguita fino a mezzogiorno, tra ammissioni (poche) e contestazioni (molte). E, soprattutto, partendo da una premessa generale che è poi il cuore della linea difensiva sostenuta dall’avvocato Luigi Fadalti, del foro di Treviso: «Con il suo comportamento, il mio cliente non ha fatto altro che adeguarsi a una prassi consolidata».
I viaggi privati. Soltanto un pugno, quattro o cinque appena, gli spostamenti che Ballaman ha riconosciuto come riconducibili a esigenze di carattere privato. Svincolati, cioè, da impegni di natura istituzionale. Compreso quello per e dall’aeroporto “Malpensa” di Milano, in occasione del viaggio di nozze con la moglie Chiara Feltrin. «Anche in questi casi, tuttavia, non c’è alcuna ammissione di responsabilità – precisa il suo difensore –. E la ragione è presto detta: in quanto benefit, l’“auto blu” può essere adoperata in maniera assolutamente discrezionale».
Così fan tutti. L’essenza della difesa sta tutta qui. Al pm che, con pazienza certosina, gli ha chiesto lumi su ciascuno dei viaggi “all’indice”, Ballaman ha dato sempre la medesima spiegazione: «Ho fatto quello che mi è stato detto che potevo fare». Cioè, ciò che gli era stato assicurato dall’autista, «non proprio l’ultimo arrivato – ha osservato l’avvocato Fadalti –, ma un dipendente di lungo corso». Perchè, a quanto pare, Ballaman, all’inizio del mandato, qualche dubbio lo aveva avuto. «Avevo sollecitato l’autista a spiegarmi fino a che punto potessi disporre del veicolo – avrebbe spiegato l’ex presidente al pm – e mi era stato risposto che, essendo io l’assegnatario, potevo disporne a 360 gradi». Da qui, la giustificazione data ai viaggi privati. «Le rare volte in cui ho usato l’auto blu per questioni non strettamente istituzionali – avrebbe detto – l’ho fatto, perchè ritenevo di potermelo permettere».
Norma fumosa. Al di là e al di sopra delle parole dette, resta ciò che recita il regolamento. «Esiste un decreto del presidente della Regione Friuli Vg risalente al 2007 – ricorda l’avvocato Fadalti –, ma si tratta di un documento molto fumoso. Una cosa, però, è certa: i veicoli di servizio sono una cosa, quelli di rappresentanza un’altra. E a questi ultimi hanno diritto soltanto il presidente del Consiglio regionale, il presidente della Giunta regionale e gli assessori regionali. Va da sè – continua –, che, in tutti questi casi, scindere il ruolo istituzionale da quello politico è impossibile». Il riferimento è ai viaggi compiuti da Ballaman nelle vesti di esponente della Lega Nord e che lo hanno spesso visto muoversi con al fianco l’allora fidanzata (oggi moglie). «La partecipazione alla prima del “Barbarossa” o agli appuntamenti di Pontida – dice l’avvocato – implica occasioni di incontro con ministri e altri rappresentanti di Governo che non possono non trovare anche una giustificazione istituzionale. Non meno scontato il fatto che alle cene ufficiali si vada accompagnati dalla propria signora».
I dubbi della Corte dei conti. Considerazioni evidentemente diverse da quelle che hanno portato la magistratura contabile, che sul caso Ballaman ha aperto a sua volta un’indagine, a quantificare in 28 mila euro il presunto danno erariale. Calcolatrice alla mano, la somma dei costi sostenuti per effettuare quattro o cinque viaggi privati non basterebbero a raggiungere una cifra così elevata.
Regolamento di conti. Nel contestare buona parte del dossier, Ballaman si è anche abbandonato a uno sfogo del quale lo stesso difensore pare orientato a tenere conto nel proseguo del procedimento. «È evidente – avrebbe affermato l’ex leghista – che siamo in presenza di un regolamento di conti: qualcuno voleva farmi fuori».
Avanti a testa bassa. Era stato lo stesso difensore, all’inizio della settimana scorsa, a chiedere al magistrato di sentire il proprio cliente. L’interrogatorio di giovedì, comunque, non è che una tappa dell’inchiesta: l’elenco delle persone che il dottor Frezza intende convocare nelle prossime settimane come persone informate sui fatti è ancora molto lungo. E la chiusura delle indagini preliminari ancora lontana. Ma su una cosa il difensore non ha dubbi. «Non chiederemo alcun patteggiamento – afferma – e, in caso di rinvio a giudizio, andremo fino in fondo e senza risparmiare nessuno, trascinando in aula come testimoni tutti coloro che riteniamo abbiano qualcosa da dire sulla vicenda e non solo».

3 Risposte a “Trieste: Ballaman per difendersi alza il tiro, così fan tutti”

  1. Riesce difficile pensare che l'autista abbia quell' "autorità" necessaria per poter dare il benestare alla disponibilità a "360°" dell'uso dell'auto, facendo finta di ignorare (anche per una questione di semplice buon senso) che i viaggi privati non potevano certamente essere a carico della collettività. 
    Evidentemente questi "signori", son talmente ormai abituati alle larghe agevolazioni di cui han sempre goduto, che forse è per loro un vero stupore, il pensare di dover pagare di tasca propria le spese effettuate per uso personale. Quasi a dire:  "non potevo immaginare o sapere che anche per i miei comodi, non potevo usare l'auto che invece è destinata ad usi di rappresentanza. L'autista mi ha detto di si e io mi son fidato. Questo è tutto!  E comunque ho fatto solo quattro, cinque viaggetti… che sarà mai.  Son solo 28 mila euro!"

    Somma che (è bene ricordarlo)  paghiamo noi!

    Sarà curioso vedere se le parti politiche prenderanno posizioni dure su questo episodio, anche se vien tristemente da pensare che Ballaman non sia certamente l'unico ad essersi comportato in tal modo. Si spera solo che la memoria della gente non sia corta,  e al momento opportuno, con l'unico strumento che gli è consentito usare, si ricordi cosa fare!

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