Udine: ogni udinese brucia al gioco 759 euro, “Agita Fvg” a congresso

 

La buona notizia è che 42 persone non giocano più d’azzardo, grazie alla terapia promossa dall’Associazione degli ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie (Agita Fvg). Di queste, solo due hanno avuto una ricaduta e quindi sono state nuovamente tentate dall’azzardo. La cattiva notizia è che il gioco d’azzardo è in continuo aumento, anche in regione e a Udine, complice la crescente pubblicità e l’offerta sempre più variegata
Si calcola che nel 2009 ogni udinese abbia speso 759 euro tra Gratta e vinci, slot machine, videopoker e quant’altro per un totale di 814 milioni di euro in tutta la regione, solo per inseguire un effimero sogno di ricchezza. Per questo, l’Agita Fvg ritorna con il suo annuale convegno dedicato ai giocatori d’azzardo e le loro famiglie, perché la terapia si fa con amici e parenti. Le 42 persone che hanno concluso il percorso sono state accompagnate, infatti, da 73 familiari. L’appuntamento con il quinto convegno sul dopo-terapia è per domenica prossima, 10 ottobre, a partire dalle 9 nella sala consiliare di Campoformido, Comune che dal 1998 ha messo a disposizione dell’Agita Fvg gli spazi.
Da allora, l’associazione ha seguito 120 persone, per lo più uomini e in tutti questi anni è riuscito a restituire un identikit del giocatore medio: un uomo sposato, diplomato, accanito fumatore, con più di 40 anni e con un lavoro dipendente. Nello specifico, il 74% dei giocatori è sposato o convive; il 47% è in possesso di una laurea; il 28% prima di conoscere l’Agita, frequentava casinò e il 19% giocava alle slot machine; il 47% era ossessionato con un unico gioco; il 33% ha più di quarant’anni e l’87% dei giocatori in terapia è un uomo; il 54% ha un lavoro dipendente e il 92% partecipa alla terapia con i propri familiari.
Al gioco sono legate altre dipendenze. Un giocatore su cinque abusa di alcol e il 62% è un accanito fumatore. Il 54% delle persone ha avuto ricadute. «E’ naturale aspettarsi delle ricadute – rassicura lo psicoterapeuta Rolando De Luca –, anzi si tratta quasi di un percorso obbligatorio per il giocatore, che scoprirà di non provare più l’ebbrezza di prima, ma di sentirsi carico di sensi di colpa e fallimento, riconoscendo così le proprie debolezze e riacquistando umiltà». Grande soddisfazione per il centro è che la percentuale di abbandono è davvero bassa e si aggira al 5%, con la conseguenza che il 90% dei giocatori che partecipano alla terapia non scommette più sulla sorte, mentre il restante 10% continua a giocare, ma in maniera assolutamente inferiore a prima. I risultati della terapia si vedono immediatamente e non serve aspettare la conclusione del percorso per capire che c’è un miglioramento. A distanza di due anni dall’inizio della terapia, le persone in trattamento per gioco d’azzardo diminuiscono la propria ansia, l’impulsività, l’ostilità e le forme di depressione, in favore di un aumento della fiducia in se stessi.
«Abbiamo fatto una ricerca, in collaborazione con l’Università degli studi di Urbino e il docente Vitantonio Chimienti, – ha spiegato De Luca – su 176 persone, concentrandoci sulle emozioni e sulla comunicazione affettiva dei giocatori in terapia, per scoprire che le persone che prima non riuscivano nemmeno a dormire la notte per il disagio provato, ora hanno sonni tranquilli».
Ilaria Gianfagna