Udine: respinta la richiesta di dissequestro e il Barcollo non riapre


Forse questa richiesta respinta metterà la parola fine a questa  vicenda tutta Udinese: il Barcollo resta ancora chiuso tanto che potrebbe anche non riaprire più.  Ieri infatti il tribunale del riesame ha respinto la seconda richiesta di dissequestro presentata dall’avvocato Martino Benzoni e così, a più di un mese dalla chiusura del locale di via Mercatovecchio, l’unica via per sbloccare la situazione sembra quella del ricorso in Cassazione, ma i tempi della legge non sembrano compatibili con quelli dell’imprenditoria. Da quando sono stati messi i sigilli al locale, il 26 marzo, a oggi, la società che gestisce il bar dice di aver subito danni incalcolabili tanto che il titolare Michele Cattarossi sta pensando all’ipotesi di un trasferimento. «Aspetto di confrontarmi con il mio avvocato anche per leggere la motivazione dei giudici – spiega – ma è chiaro che la situazione sta diventando insostenibile e a questo punto potrei anche decidere di non riaprire più il Barcollo per spostarmi da un’altra parte». Da un giorno all’altro Cattarossi ha visto “andare in fumo” un investimento di circa 200 mila euro considerando anche che con il locale chiuso il conto delle spese fisse, tra personale (i dipendenti sono dieci) e affitto, resta salato. Nel commentare la decisione dei giudici l’avvocato Benzoni ha evidenziato la diversità di trattamento riservata ai locali del centro. Benzoni difende infatti anche l’osteria Ai provinciali di via della Prefettura 3 che dal 2 aprile può lavorare regolarmente durante il giorno ma è costretta a chiudere alle 21. In questo modo il gip Paolo Alessio Vernì ha ritenuto di poter in qualche modo raggiungere un compromesso tra le esigenze imprenditoriali del gestore del locale e quelle dei residenti che in diverse occasioni hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine a causa della musica troppo alta e degli schiamazzi dei clienti fino a tarda notte. L’accusa di reato insomma è la stessa rivolta al Barcollo: disturbo del riposo delle persone. Ma i provvedimenti sono stati molti diversi. «Prendo atto – dice infatti Benzoni – che non c’è una sola procura. Il Gip Paolo Milocco (che ha firmato un decreto di sequestro preventivo del Barcollo su richiesta della Pm Maria Caterina Pace, ndr) ha ritenuto che non rientrasse tra le sue competenze prescrivere indicazioni sugli orari».<br />

Una risposta a “Udine: respinta la richiesta di dissequestro e il Barcollo non riapre”

  1. Aggiornamento 06/05/2009

    Il Barcollo non riaprirà più. In via Mercatovecchio 41 quindi niente più aperitivi universitari e serate di musica con i dj più noti in città. Dopo che il tribunale del riesame ha respinto la seconda richiesta di dissequestro, il titolare del locale Michele Cattarossi ha infatti deciso di dire basta e abbassare le saracinesce, questa volta per sempre.

    «Aspettare ancora non ha più senso, considerato che ho già perso migliaia di euro – spiega -; tra mancati guadagni e costi fissi il danno subìto a causa di questo provvedimento infatti è incalcolabile. Ma non intendo arrendermi e a breve spero di riaprire un altro locale, magari sempre in centro».

    L’avventura del bar di via Mercatovecchio invece può considerarsi definitivamente conclusa. «Il Barcollo è nato qua – assicura Cattarossi – e muore qua. Al massimo, se i giudici me lo permetteranno, aprirò una caffetteria». Dopo aver lavorato come barista in diversi ambienti, per coronare il suo sogno di gestire un locale nel centro storico di Udine Cattarossi ha investito una somma vicina ai 200mila euro grazie anche all’aiuto della sua famiglia. Per quasi tre mesi il sogno del 22enne di Nimis è diventato realtà. Il bar andava bene e in poco tempo era diventato un punto di ritrovo abituale per molti universitari, giovani e giovanissimi. Ma in un attimo il sogno è andato in frantumi e da quando il locale è stato posto sotto sequestro il 26 marzo scorso Cattarossi è rimasto senza un lavoro insieme ai suoi dieci dipendenti. Una decisione che il titolare non riesce ad accettare e che ha scatenato anche la protesta dei “Giovani a Udine”, sfociata prima con una raccolta di firme virtuali su internet grazie al social network di facebook per “salvare i locali del capoluogo friulano” e poi con una parata per le vie del centro che ha visto la partecipazione di centinaia di persone e a cui ha fatto seguito anche un incontro con il sindaco Furio Honsell.

    Tutto inutile però, almeno per il Barcollo. «Spero che non capiti a nessuno quello che è capitato a me – prosegue Cattarossi – e che anche il diritto al lavoro dei baristi venga tutelato, ma è difficile accettare una decisione del genere quando in città ci sono molti altri locali che svolgono lo stesso tipo di attività, con le stesse modalità. Di fatto chi oggi decide di aprire un locale e di fare un investimento sa che se ha la sfortuna di avere un vicino particolarmente sensibile rischia di veder andare in fumo da un momento all’altro tutto il suo lavoro. E senza alcun preavviso o possibilità di rimediare».

    Da quando, a partire dal 31 dicembre, Cattarossi è subentrato nella gestione del Barcollo come socio unico della Smile srl, il locale non è mai stato multato. Tutte le diatribe col vicinato, i sequestri e le multe riguardavano la gestione precedente alla sua. Ed è proprio questo fatto a lasciare senza parole Cattarossi: «Se mi avessero avvisato che la musica era troppo alta o che c’erano problemi con gli schiamazzi avrei cercato di fare qualcosa per risolvere il problema – dice – e invece senza alcun preavviso mi sono trovato il locale chiuso».

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