Amaro: si prova a salvare “Le valli di Carnia”, affitti legati al fatturato

L’unica cosa chiara a tutti è che così non si può andare avanti. Mette tristezza il centro commerciale Valli di Carnia nella zona industriale all’uscita dell’autostrada per Udine e Tarvisio: ci si entra e si viene subito sopraffatti dalle serrande chiuse e dall’esiguo numero di negozi aperti. Certo c’è la Coopce, ma ora il proprietario dell’immobile corre ai ripari.

di Gino Grillo
Rilanciare il centro commerciale Valli di Carnia nella zona industriale all’uscita dell’autostrada: questo l’obiettivo perseguito dalla Lefim, del Gruppo Basso con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Amaro. Il complesso attualmente soffre della carenza di operatori: sono solo 6 infatti i locali occupati, oltre al settore alimentare gestito dalla Coopca e al centro di Bricolage sito in un corpo esterno al complesso principale. Un solo bar, un orafo, un mobilificio e alcuni locali adibiti a vendita di abbigliamento, di cui uno in gestione a degli operatori cinesi. Una situazione che si protrae da diverso tempo, tanto che ora si vuole offrire all’imprenditoria locale una nuova opportunità. Le opzioni offerte prevede un trattamento «privilegiato a chi fosse interessato a investire nel progetto, ciò si concretizzerebbe nel dare condizioni contrattuali favorevoli, contratti in franchising agevolati, e contributi economici da enti provinciali/regionali». Nello specifico, fa sapere la Lifim, questo si potrebbe realizzare concedendo condizioni economiche favorevoli, in modo particolare al canone di affitto che potrebbe essere negoziato parametrandolo in percentuale al fatturato realizzato, eliminando i costi fissi che gravano su un’attività. Inoltre la società di gestione ha già preso contatti con società intenzionate ad avviare la loro attività nel centro, intraprendendo un rapporto di franchising permettendo così ad un imprenditore locale la gestione di un esercizio senza i costi notevoli per l’avvio dell’attività. «Infatti diverse sono le aziende disposte ad investire nell’arredo del negozio, nel fornire il prodotto in conto vendita e percependo una sola percentuale sul venduto e non chiedendo commissioni di ingresso». Infine ci sarebbe, a detta della Lifim, la possibilità di ottenere contributi da parte di enti provinciali e regionali per l’apertura di nuove attività imprenditoriali, agevolazioni con interventi economici anche a fondo perduto. «Qualora si aprissero delle attività all’interno del centro che riguardano determinati settori quali palestra, estetica, zona giochi per bambini, lavasecco-sartoria, va considerato che nella zona industriale di Amaro, gravitano circa 1.200 dipendenti con i quali potrebbe essere creata una certa sinergia ed interesse». Alcuni spazi della struttura infine potrebbero essere dedicati ad offrire esposizioni, incontri con enti e associazioni.

Pubblicato da aldorossi

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2 Risposte a “Amaro: si prova a salvare “Le valli di Carnia”, affitti legati al fatturato”

  1. certamente è deludente entrare e vedere tutto chiuso, ma bisogna anche far qualcosa per attirare i clienti.forse se va in porto qualcosina ci sarà, musica e animazione da parte di……bè sorpresa e speriamo vada bene. comunque da 2 mesi è aperto anche una sala slot

  2. Aggiornamento del 29/11/2011

    di Gino Grillo

    «Era ora». Questo il primo commento della Cisl sulla proposta della Lefim del Gruppo Basso di Treviso sull’affitto dei locali del centro commerciale Valli di Carnia a percentuale sul fatturato piuttosto che a metro quadrato. «Era una soluzione – dichiara il sindacalista Diego Santellani – che avevamo proposto sia noi che la Cgil da tempo, ma sinora la proprietà non aveva ritenuto di aderire alla nostra proposta». Dopo il forfait di CoopCa di acquisire il centro, l’offerta di un nuovo modo di affittare quei locali vuoti nella piana industriale a ridosso dell’uscita autostradale è tornata appetibile. Soddisfazione anche per le categorie merceologiche che sono proposte. Per esempio, la Lefim lancia l’idea di aperture di centri quali palestra, estetica, zona giochi per bambini, lavasecco-sartoria, sulla fattispecie di Manifatture di Gemona. «Il centro commerciale si rivolgeva non tanto sul bacino carnico (35 mila persone) quanto sull’autostrada. I nuovi servizi proposti potrebbero attirare anche le 1.200 persone che operano nella piana industriale e attirare anche persone da fuori zona». Sono circa una mezza dozzina i locali sfitti, compreso un bar-pizzeria oamai smantellato: se riaprono si può desumere che possano trovare occupazione oltre una ventina di addetti. «Sarebbe meglio non accentrare, come hanno fatto alcuni commercianti, ben 5 licenze commerciali in un solo locale, ma specializzarsi». Attualmente l’unica azienda che “tiene” alle Valli di Carnia è il supermercato alimentare della CoopCa che aveva assunto 51 persone. «Rappresentava il 40% del fatturato del complesso – ricorda Santellani – ma ora, a seguito della legge sulle chiusure domenicali (il supermercato apre 29 domeniche invece che 52 l’anno) tale percentuale è scesa al 35». «Vi è – nota la Cisl – una grande alternanza di aperture e chiusure, ma il piccolo commercio sostanzialmente tiene».

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