Baracetti: giù le mani dall’Università del Friuli

 
In riferimento ad interviste e articoli pubblicati in questi ultimi giorni sui giornali regionali con cui si ritorna a sostenere e abbozzare un’unica Fondazione universitaria per i due Atenei di Udine e Trieste e l’unificazione delle medesime due Università, vorrei precisare bene il mio pensiero, espresso ieri alla tavola rotonda indetta dalla Provincia di Udine e dal centro culturale Historia di Pordenone.
      Qui non si tratta, come vien detto da alcuno, di campanilismo o di rifiuto ad interventi di collaborazione delle due Università, sempre possibili tra Università autonome, anche ai fini di porre fine a doppioni e sprechi.<br />
      Deve essere chiaro a tutti che nessuno, dico nessuno, può permettersi di ignorare che l’Università del Friuli è stata voluta con lunghe lotte e con 125 mila firme per dare all’insieme del popolo friulano un’alta istituzione culturale, scientifica e formativa. Volontà riconfermata il 27 ottobre scorso dalla firma del Patto per l’Università friulana apposta dalla Chiesa e da decine di associazioni produttive, economiche, sindacali e culturali del Friuli.           
       Quanto richiesto dal popolo e dalle istituzioni friulane è stato sancito con estrema chiarezza dall’art.26 della legge n.546 del 1977 che l’ha istituita. In esso si dice che l’Università di Udine è chiamata “a contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita del Friuli e a divenire organico strumento di sviluppo e di rinnovamento dei filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli“.          
       Coloro che prima hanno combattuto l’isituzione dell’Università del Friuli e che ora, dopo trent’anni dalla sua nascita, tornano  all’attacco per liquidarne autonomia e identità, debbono ben intendere che non si può impunemente né negare o comprimere il diritto dei Friulani tutti (da Gorizia, a Pordenone, a Udine, alla Carnia) ad avere un loro Ateneo, né cancellare, con l’unificazione, i compiti ben precisi ad esso assegnati dalla legge dello Stato. Fin tanto che questa legge esiste, qualsiasi Rettore del nostro Ateneo, o Presidente o Assessore della Giunta regionale non può che rispettarla e farla rispettare.
       Se si vuole insistere, si sappia che c’è una sola strada: scontrasi di brutto con i friulani e le loro istituzioni e presentare e far approvare dal Parlamento un’altra legge che cancelli l’Università del Friuli ed i suoi compiti istituzionali per lo sviluppo economico e della sua identità linguistica, storica e culturale.
      Arnaldo Baracetti
      comitato  per l’autonomia e il rilancio del Friuli