Bellocchio: «Giro un film sulla vicenda di Eluana»

di Gian Paolo Polesini

A un nulla da un Leone d’oro alzato verso il cielo (lo riceverà il 9 settembre alla Mostra di Venezia unitamente al rilancio della nuova versione de Nel nome del padre), Marco Bellocchio conferma da Pesaro i contorni della sua opera numero ventotto, Bella addormentata. Il regista svela il suo imminente futuro cinematografico dal palco della serata evento La vita: istruzioni per l’uso. «È un progetto che parte dal dramma di Eluana Englaro, l’ultimo atto della sua esistenza nella clinica “La quiete” di Udine. Quel dramma divise l’Italia e scombinò anche dei giochi interni dei partiti contrapponendo il Paese laico a quello cattolico che rifiutava questa conclusione». Non è un lancio inedito, il cineasta di Bobbio aveva già smosso la cronaca tempo fa con la proposta di ridare luce a una delle vicende più sofferte  E papà Beppino conferma le sensazioni percepite allora, quando Bellocchio lo guardò negli occhi, confessandogli questa voglia. Il cinema, per decenni compatto nel suo ruolo di grande illusionista, talvolta smette di fabbricare immaginazione e ausculta il presente. E il celebrato anticonformista è uno dei pochi a farlo con l’emozione giusta. E ne è convinto Englaro: «Se lo gira lui sono tranquillo. È un grande osservatore del mondo e sa come distribuire i sentimenti. La conferma di un prossimo ciak mi conforta. La divulgazione cinematografica aiuterà a rimettere in circolo una questione che in tanti vorrebbero mettere a tacere. Ero ovviamente al corrente delle intenzioni di Bellocchio, questo sì, ma finché non c’era una conferma poteva anche saltare tutto. Adesso sono pronto a sostenere questa nuova avventura». «Il film – ha detto ancora Bellocchio – non è la storia di Eluana e di Beppino Englaro, ma quella di alcuni personaggi inventati che hanno alcune connessioni ideali e sentimentali con quello che avviene in quella clinica e un po’ in tutto il Paese. In quei sei giorni, (dal 3 al 9 febbraio del 2009, ndr) la televisione era completamente occupata dal dramma, il Governo si affrettava quasi disperatamente a fare una legge per bloccare la sentenza che interrompeva l’idratazione e l’alimentazione a Eluana. Nel mio film, l’evento mediatico farà da sfondo alle storie. Fortunatamente – ha concluso il regista – ho trovato un produttore (Cattleya, ndr) che in tempi di fortunate commedie richieste e ricambiate dal pubblico, e questo è chiaramente un dramma, mi ha incoraggiato ad andare avanti. Speriamo di poterlo realizzare». Sceneggiatura delicata, si può supporre. D’altronde Bellocchio ci ha abituato a spingere spesso sull’acceleratore, a cominciare dai Pugni in tasca, la sua pellicola icona del ’65, che di fatto ha anticipato la rivoluzione sessantottina. Impossibile tralasciare L’ora di religione, 2002, in concorso a Cannes, vicenda profonda che esplora la canonizzazione di una donna uccisa dal figlio malato di mente. Nonostante una bestemmia urlata nel momento più alto della narrazione, il film riceve una menzione speciale della giuria ecumenica. Con l’ultimo Vincere Bellocchio osserva il giovane Mussolini amoreggiare con Irene Dalsar, poi ripudiata. «Su questo non ho dubbi – dice ancora Beppino Englaro – mai cercherò di mettere mano sullo script. Fiducia totale a ciò che Bellocchio vorrà raccontare. Il mio motto è libertà assoluta. Sono certo che il regista manterrà la promessa di prendere pretesto dal calvario di mia figlia per costruirne una storia assoluta, senza volti e senza nomi. Ecco, per capire meglio il mio stato d’animo nei confronti dello spettacolo basti ricordare la naturalezza con la quale ho dato il permesso a Povia di cantare la sua canzone a Sanremo. Venne da me a Lecco per spiegarmi il suo progetto. Lo ascoltai e fu un sì sincero. Gli dissi anche: “Io non blocco gli artisti”». È andata così.