Campoformido: sempre più friulani “malati d’azzardo”

di Michela Zanutto

 

L’azzardo: un business che in Italia quest’anno ha fatturato 60 miliardi di euro (54 nel 2009), si può nascondere anche dietro un biglietto della serie “Gratta e vinci”. Sono in aumento, nella nostra regione, le richieste d’aiuto che giungono al Centro di terapia di Campoformido per ex giocatori d’azzardo e loro famiglie contro questa apparentemente innocua abitudine. Tanto che il centro prepara la quinta edizione dell’annuale convegno nazionale, dal titolo “Le terapie di gruppo nella dipendenza da gioco d’azzardo”
Intanto, in attesa del convegno che si terrà il 10 ottobre, sono stati pubblicati i primi dati sui giocatori friulani.<br />L’identikit. Il giocatore medio che si rivolge al centro di Campoformido è uomo, tra i 40 e i 50 anni, diplomato e lavoratore dipendente. All’intero dei gruppi di terapia di Campoformido non ci sono disoccupati, né tra i giocatori, né tra i familiari. Il 62 per cento dei giocatori è un forte fumatore e fa uso di alcool almeno tre volte a settimana. Negli anni, però, è stato registrato un aumento della componente femminile, arrivata a toccare il 13 per cento del totale, con un’età media più avanzata rispetto ai giocatori maschi, intorno ai 52 anni, e che spesso arriva al centro da sola, senza il supporto dei familiari, in condizioni estremamente critiche.
Le abitudini di gioco. A fronte dell’aumento di quattro punti percentuali dei biglietti del Gratta e vinci rispetto allo scorso anno, il primato rimane ai casinò, con il 28 per cento dei giocatori. Seguono le new slot (ex videopoker) con il 19 per cento, di poco staccati il lotto con il 16 per cento, il superenalotto con il 13 per cento e i Gratta e vinci con l'11 per cento. Percentuali minori per le corse dei cavalli (5%), le bische (2%), il bingo (1%), totocalcio e scommesse (in totale il 5%). Ma è molto frequente che chi è malato di azzardo si dedichi a più di un gioco contemporaneamente (53%).
Il parere dell’esperto. «Non si può più ritornare indietro», sostiene lo psicoterapeuta Rolando De Luca, responabile del centro di Campoformido. Basti pensare che in alcuni supermercati della grande distribuzione, ogniqualvolta ci si rechi alla cassa, è proposto l’acquisto di un biglietto Gratta e vinci. «Il territorio è occupato a ogni livello – ammonisce De Luca – come terapeuta sono convinto del mio lavoro, ma come cittadino mi sento smarrito». «Mi meraviglio delle campagne pubblicitarie che predicano il gioco responsabile, si potrebbe mai pensare di dire a qualcuno di assumere cocaina responsabilmente?».
L’esperienza di Campoformido. Il 25 maggio del 2000 nasce l’associazione degli ex giocatori d’azzardo e delle loro famiglie (Agita) che propone un approccio diverso ai malati d’azzardo: la terapia di gruppo. Un percorso condotto nel 92 per cento dei casi in compagnia di un familiare, spesso il coniuge o il convivente, ma che a volte può interessare anche solo i parenti perché il malato d’azzardo non riconosce il problema. Il 54 per cento dei giocatori ha ammesso di avere avuto delle ricadute. «Ma – spiega De Luca – è naturale. Il ritorno sporadico all’azzardo in corso di terapia, laddove fino a quel momento la clausola dell’astinenza sia stata rispettata scrupolosamente, genera nel giocatore una sensazione che nulla ha a che vedere con l’ebbrezza precedente, caricandolo piuttosto di sensi di colpa e di fallimento».