Carlino: 13/11/2008 maltempo provoca allagamenti

Ventidue persone sono state evacuate in mattinata dalla Protezione Civile Regionale da alcune abitazioni di Carlino completamente invase dall’acqua. Le abitazioni – si è saputo dalla sala Operativa di Palmanova della stessa protezione Civile – si trovano tutte in località Colomba, nella zona di via Marano, una delle più colpite dalle piogge della scorsa notte e di stamani. Le squadre della Protezione Civile stanno provvedendo a sistemare le 22 persone nella palestra comunale di Carlino e a garantire vitto e alloggio. Nella zona – secondo i dati della rete di rilevamento della Protezione civile regionale- sono caduti oltre centro millimetri di pioggia in mano di 12 ore.

2 Risposte a “Carlino: 13/11/2008 maltempo provoca allagamenti”

  1. Aggiorbamento 14/11/2008

    Bassa friulana sott’acqua, ieri mattina, per l’improvvisa ondata di maltempo. La situazione pià grave a Carlino, nel residence Il Borgo di via Marano: almeno mezzo metro d’acqua all’interno delle abitazioni, tanto che il sindaco Claudio Paiaro ha ritenuto necessario un piano di evacuazione per 22 persone persone. E per permettere le operazioni delle squadre della Protezione civile è stata anche temporaneamente chiusa la provinciale.

    È scattato ieri mattina all’alba l’allarme alluvione nel nuovissimo villaggio del Maranutto. Desolante lo scenario: mezzo metro d’acqua nella parte centrale dello spiazzo scosceso; quasi impossibile uscire ed entrare. Il campo antistante simile ad un lago, incapace quindi di raccogliere l’acqua defluente dall’abitato.

    La pioggia battente, contro il disperato tentativo dei residenti di “asciugare” le case a schiena curva con stracci e secchi. Molta la rabbia sugli usci affollati, solidali, sbarrati da sacchi di sabbia forniti dal personale presente. Altrettanto palpabile la delusione, l’amarezza. Perché mai nessuno avrebbe pensato potesse succedere. Costruito appena un anno fa (con i primi ingressi risalenti a inizi di marzo) il residence, che ospita ad oggi dieci famiglie, sorge visibilmente in uno spazio depressivo, ma le preoccupazioni a tal proposito, sollevate dagli interessati già in corso di acquisizione, «erano state allora fugate con documenti di autorizzazione e concessione edilizia alla mano» raccontano.

    Ieri invece, Il Borgo si è trasformato in una gigantesca pozza. Il primo a rendersi conto di ciò che stava accadendo è stato un pescatore residente, alzatosi come di consueto sul levare del giorno. Il giovane, tornato dopo un’ora da un controllo all’imbarcazione, si è accorto che l’intero quartiere era in rapida sommersione e ha subito svegliato uno ad uno i vicini. Erano circa le quattro del mattino. Da allora volontari, residenti e vigili del fuoco sono rimasti al lavoro per tentare di ridurre gli ingenti danni. Sul posto sono infatti sopraggiunti tempestivamente i volontari del comune, già mobilitati durante la notte per episodi minori, la protezione civile di Muzzana, i vigili del fuoco di Udine e Cervignano e in tarda mattinata la Protezione Civile Regionale.

    Tuttavia, nonostante i pronti e massicci tentativi, la pioggia incessante e l’alta marea hanno continuato a far ritardare l’intervento decisivo di pompaggio. Un’operazione sinergica e dalla tempistica resa incerta dal rischio reflusso (oltre che dalla situazione metereologica).

    E mentre l’acqua cominciava lentamente a defluire, alcuni dei residenti si preparavano a lasciare le case, trovando sistemazioni alternative presso parenti o in quelle messe a disposizione dal Comune (alcune stanze d’albergo in zona).

    Il sindaco Claudio Paiaro ha riferito che «le pompe idrovore, a causa di un black out, non hanno funzionato. Non ci sono pericoli per la salute dei cittadini ma i danni causati dall’acqua alle abitazioni sono importanti. Le verifiche tecniche sono in corso – ha aggiunto – ma i cambiamenti climatici rendono impellente la necessità di prendere provvedimenti. Questi eventi, sempre più veloci e repentini, ci colpiscono mettendo in grave crisi il territorio».

  2. Aggiornamento 15/11/2008

    È scesa l’acqua nel residence “Il borgo”, che è rimasto allagato l’altra sera durante l’ondata di maltempo che ha investito la Bassa. Ieri mattina le famiglie residenti (23 persone) che erano state sgomberate, hanno potuto fare rientro a casa. E scoppia la polemica: come è potuto succedere in un complesso edilizio inaugurato un anno fa? E ora, chi ci risarcirà?

    Si presentava ancora desolante, ieri mattina, la situazione nel nuovissimo quartiere di via Marano, sommerso dall’alluvione degli ultimi due giorni. Vigili del fuoco e Protezione civile hanno lavorato tutta la notte per far defluire il metro d’acqua che si era depositato nel centro dell’avvallamento, mentre gli abitanti l’altra sera, prima di cena, avevano dovuto lasciare le loro case riparando per lo più da amici e parenti oppure (è il caso di due famiglie) in un albergo a Porto Nogaro messo a disposizione dal Comune. Solo un’anziana signora ha preferito pernottare lì, «perché non volevo e non voglio tutt’ora lasciare la mia casa». Ma l’abitazione dell’anziana è una tra le poche ad avere due piani, il secondo è rimasto perciò indenne alla devastazione idrica.

    E proprio da una delle piccole finestre elevate, durante la lunga notte insonne, l’unica proprietaria delle abitazioni sommerse ha seguito le operazioni di pompaggio. Iniziate solo nel pieno pomeriggio di giovedì, queste hanno impegnato continuativamente turni di coordinatori e volontari della Protezione civile e dei vigili del fuoco di udine fino alle 10.30 di ieri mattina.

    Soltanto allora, cessata finalmente anche la pioggia, sono stati spenti i trattori e si è vista l’acqua per la prima volta defluire da sé. Una dura battaglia. Alle undici di giovedì sera infatti l’acqua continuava a ristagnare, impossibilitata, persino dietro la spinta possente delle pompe, a sfociare regolarmente nel campo antistante, a causa dell’eccessivo allagamento.

    Ore faticose di lavoro per tanti uomini, sotto un tempo inclemente. Ore terribili anche per le dieci famiglie che hanno trascorso la notte lontane da casa. E se il peggio è passato, molto si deve ancora fare.

    Ieri mattina alle 10, quando le operazioni esterne erano quasi terminate e sul posto erano giunti gli elettricisti, numerosi residenti si sono recati dal sindaco per fare il punto, mentre altri hanno proseguito a pulire e ad asciugare casa con scope, spugne, pompe e quant’altro: dappertutto indumenti, mobili, scatoloni e oggetti vari accatastati sotto la piccola tettoia d’ingresso, mentre sulla porta resta l’argine dei sacchi sabbiosi.

    All’amministrazione hanno chiesto chiarimenti sulle autorizzazioni concesse per i lavori, ma anche informazioni sul funzionamento delle idrovore. Sotto accusa anche la realizzazione del complesso. E ora, hanno detto, chi ci risarcirà? Tutte le famiglie, compatte, hanno deciso di intraprendere un’azione legale.

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