Carnia: il senso per la libertà del partigiano Igone

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di Pierpaolo Lupieri.

È recentemente scomparso uno degli ultimi partigiani combattenti della Carnia. Igone Pellizzari di Preone, classe 1929 mese di gennaio, quando decise di salir sui monti, nella primavera di libertà del ’44 ne aveva solo quindici. Le foto dell’epoca lo ritraggono capelli al vento e mitra in pugno in una scelta difficile, ma vissuta senza timori o pentimenti. Seguì alla macchia suo fratello maggiore “Giovanin di Bortul”, alpino del regio esercito, che, al momento dell’Armistizio dell’8 settembre, volle continuare la lotta contro l’invasore tedesco tenendo profonda fede agli ideali antifascisti di tutta la sua famiglia. Igone fu arruolato nelle formazioni garibaldine carniche già a maggio del 1944 e dismise la divisa partigiana solo un anno dopo. Visse i momenti esaltanti della Repubblica Libera e poi la drammatica ritirata in Val Tramontina, dove passò clandestino tutto il durissimo inverno seguente fino ai giorni della Liberazione, inquadrato nel battaglione “Fratelli Roiatti”. Non ebbe alcuna paura a scegliere un lato della barricata, senza cedere nemmeno quando il comandante della sua formazione gli morì davanti durante un’imboscata nazista. Decorato con croce di guerra alla fine del conflitto, ha vissuto serenamente la sua esistenza, da sottufficiale della Guardia di finanza, in compagnia della sua sposa Marisa e dei figli Roberto e Fabrizio, anch’essi servitori dello Stato nel medesimo corpo. Igone fu premiato, nel maggio del 2016, con la speciale medaglia d’oro concessa dal Presidente della Repubblica ai partigiani ancora in vita in occasione del 70° della Liberazione. Il tempo inesorabile decima le fila di coloro i quali si batterono per il riscatto di una nazione, in chi resta non decada mai l’impegno a onorarne ricordo e memoria. 

Pubblicato da aldorossi

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