Coopca: finale shock, ora il Cda chiede la liquidazione, revisori e i sindaci non «in grado di fornire un giudizio compiuto»

di Lodovica Bulian.
Un intero patrimonio bruciato. Un bilancio 2014 pesantissimo, da cui ora si smarcano collegio dei sindaci e revisori contabili, astenendosi dal giudizio vista la gravità della situazione. E una delibera del consiglio di amministrazione che propone la messa in liquidazione di CoopCa. È l’atto finale della crisi della cooperativa carnica tradotto, nero su bianco, nei punti all’ordine del giorno della prossima assemblea generale dei soci, convocata il 19 luglio a Udine, quando i prestatori saranno chiamati a esprimersi in merito allo scioglimento della società e all’approvazione del bilancio. Un passaggio, quello della liquidazione, deciso dal cda con una delibera dello scorso 8 giugno e che riflette, spiega il legale Giuseppe Campeis, «l’evoluzione naturale della vicenda: si tratta di una soluzione obbligata visto che il cda non ha più compiti, se non gestire il concordato. Anche perché l’attività di liquidazione sarà delegata a un liquidatore nominato dal Tribunale, che dovrà realizzare i cespiti a favore dei creditori». Nei fatti, però, segna l’uscita di scena degli amministratori e il passaggio di CoopCa proprio nelle mani del liquidatore. La notizia ha scatenato l’ira dei soci, che ieri, a tarda sera, si sono riuniti per individuare la linea da tenere in vista delle assemblee separate – province del Veneto, Pordenone e Udine – all’inizio della settimana. «La liquidazione doveva arrivare in novembre con l’istanza del concordato, quando il cda doveva dimettersi. Invece hanno continuato ad amministrare e ora decidono per la liquidazione – tuona il portavoce Tommaso Angelillo – . Questo cda non può dettare il bello e il cattivo tempo. Ci faremo sentire in assemblea». Quando, infatti, potranno approvare o respingere la proposta di scioglimento. Nel primo caso si procederà alla nomina di un liquidatore – Paola Cella il nome proposto da CoopCa nel piano concordatario – o di nuovi amministratori, visto che il cda è in scadenza. E ieri scadeva anche il termine concesso ai creditori per far pervenire il loro dissenso al piano concordatario, ma ci vorrà ancora qualche giorno al commissario giudiziale, Fabiola Beltramini, per il conteggio delle maggioranze. Nel caso abbiano prevalso i sì, come ci si attende, l’omologa del Tribunale al concordato dovrebbe arrivare non prima di settembre. L’epilogo coincide anche con i numeri di una situazione finanziaria disastrosa. Che al 31 marzo 2015 vedeva sprofondare il deficit patrimoniale da 31 milioni di euro a 34 milioni, mentre alla perdita d’esercizio del 2014, pari a 43 milioni di euro, si sommano altri 2 milioni e 800 mila euro di rosso dei primi tre mesi dell’anno. Cifre sui cui i revisori e i sindaci, gli stessi che hanno dato il via libera ai bilanci degli ultimi anni, ora si astengono dall’esprimere un parere. Non sono «in grado – scrivono nella relazione – di fornire un giudizio compiuto».