Crocifisso in aula: l’opinione dei ragazzi friulani

Carlotta Ceretelli
Liceo classico Stellini

Ormai il discorso è stato già sviscerato a sufficienza. Ognuno ha detto la sua. Quindi non è proprio il caso di tornare a sindacare se la decisione presa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo di eliminare il crocifisso dalle aule scolastiche , dal momento che la sua presenza «costituisce una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni», sia o meno giusta. Possiamo però iniziare a riflettere, non sulla questione in sé per sé, ma su ciò che questa ha fatto emergere agli occhi di tutti. Mi riferisco al fatto che molti politici, all’indomani della sentenza, si sono eretti a paladini degli ideali cattolici, tutelando la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, e in particolare nelle scuole, in quanto portatore di valori, quale l’amore incondizionato per il prossimo, che non appartengono a una sola religione ma a tutta l’umanità.<br />
Chi meglio di Cristo che è morto per salvare il genere umano, che ha insegnato a porgere l’altra guancia, che ha predicato il rispetto per tutti gli individui indipendentemente dall’estrazione sociale, dalle idee politiche, dal credo religioso; chi meglio di Cristo ci ha dimostrato che tutti gli uomini sono uguali solo per il loro essere uomini? Forse nessuno. Ma che valore ha tenere il simbolo di questi principi, indubbiamente fondamentali, davanti agli occhi per cinque ore al giorno, e poi uscire e vedere che il mondo, gran parte del mondo, passatemi il termine, se ne infischia del rispetto e della tolleranza? Di nuovo, forse nessuno.
Adesso tutti i riflettori sono puntati sulla questione “crocifisso sì o crocifisso no?”. Non si pensa ad altro che a questo; mentre ci basterebbe girare lo sguardo verso la realtà di tutti i giorni per renderci conto che l’ipocrisia condiziona sempre più la vita della nostra società. Ci basterebbe guardare più attentamente per renderci conto di come i valori e i diritti universali, di cui il crocifisso si fa portavoce, siano quotidianamente calpestati proprio da coloro che si stanno tanto impegnando a difenderli sostenendo l’irrinunciabilità del simbolo della passione di Cristo nei luoghi pubblici. E così si permette che un giovane, arrestato per possesso di droga, dopo una settimana in carcere, muoia senza che nessuno abbia visto né sentito niente. Dov’è finito allora il diritto alla vita? Dove il rispetto per prossimo, chiunque esso sia, anche peccatore? A chi importa che la situazione delle carceri italiane stia andando a rotoli, come testimoniato da un recente studio condotto da Ristretti Orizzonti, secondo il quale, solo quest’anno, il numero di morti in carcere ammonta a 146? A nessuno.
Per non parlare del fatto che si predica tanto l’accoglienza e la tolleranza, e poi lasciamo centinaia e centinaia di immigrati al largo delle coste, stipati su imbarcazioni di fortuna, in balia delle onde. Dove sono qui i valori cristiani che il crocifisso dovrebbe ogni giorno ricordarci, ma di cui puntualmente ci dimentichiamo? A questo punto più che accanirci gli uni con gli altri sulla tanto dibattuta questione “crocifisso sì o crocifisso no?”, cominciamo a chiederci che valore abbia vedere gli insegnamenti di Cristo appesi ad un muro. Io mi accontenterei di vederli ogni giorno quando cammino per strada.

Una risposta a “Crocifisso in aula: l’opinione dei ragazzi friulani”

  1. uno a scuola ci va per imparare le cose reali, non le superstizioni.

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