Francesco Pira: Il tempo, il sonno e i social network


di FRANCESCO PIRA

 
«Se smettessi di fumare, vivresti sicuramente una settimana di più. Ma in quella settimana stai pur certo che pioverebbe a dirotto». Parola di Woody Allen, regista di grandissimo talento che ha sempre dimostrato di avere un rapporto straordinario con il tempo. Già, il tempo, quello che ci manca sempre, per lavorare come vorremmo, per divertirci, per dedicarci ai nostri affetti… e adesso per chattare e navigare sul web. Per dedicarci ai social network. Ed ecco che il sonno della notte si riduce a poche ore perché buona parte del nostro sonno lo sacrifichiamo per tenere rapporti nuovi o vecchi su Facebook, nostro compagno di viaggio. E questo non avviene soltanto per gli adulti, ma anche per i ragazzini, che perdono in media da un’ora a un ora e mezzo a notte. Colpa dei social network.<br />
Basta rileggere Freud che sosteneva: «Se uno smette di bere, fumare e fare l’amore non è che vive più a lungo, ma è la vita che sembra più lunga». E che dire quindi di chi ha come nuovo vizio o virtù il trascorrere tante ore a navigare o chattare, per trovare nuovi contatti o per lavorare anche nelle ore notturne.
In questi giorni, esperti, appresa la notizia, hanno rilevato come: «Il sonno indispensabile, quello al quale non si può rinunciare – secondo il dottor Alessandro Ciccolin, responsabile del centro di riferimento regionale del Piemonte per la Medicina del sonno all’ospedale Le Molinette di Torino – è di circa 3/4 ore, quello della cosiddetta fase Rem». Si tratta del sonno essenziale, senza il quale si rischia un vero e proprio crollo. Sempre secondo quanto sostiene Ciccolin: «A partire dal dopoguerra c’è stata una progressiva riduzione del sonno notturno. L’uomo dopo aver colonizzato lo spazio geografico, ha così cominciato a colonizzare lo spazio temporale, togliendo ore al sonno per riempirlo di attività ludiche e ricreative».
E così ancora una volta i social network sono sotto accusa. In particolare Facebook, che ormai è il nostro vero compagno di viaggio. E non soltanto di notte. In tantissimi ricevono anche durante il giorno le notifiche di messaggi e post in bacheca sul palmare o sul telefono cellulare. Un modo per tenere costantemente i contatti anche con tutti gli amici con cui poi la notte invece si dialoga a lungo. Ma la cosa che ci viene da chiedere è se esista una nuova insonnia e se il vecchio detto chi dorme non prende pesci… sia stato sostituito con quello nuovo chi dorme non chatta o non naviga con gli amici. Oppure invece chi soffre d’insonnia ha cambiato soltanto il modo di vivere. Prima magari accendeva la tv, leggeva un libro, scriveva lettere o giocava in vari modi. Oggi invece si diverte sui social network mantenendo vivo il rapporto con persone che senza questo nuovo strumento avrebbe potuto perdere di vista. Insomma, è la solita storia del bicchiere che si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. E poi chi lo dice che stare la notte nei pub o in discoteca sia più produttivo che stare davanti al pc o che si socializzi di più? Difficile da dimostrare. Ma noi italiani siamo fatti così: passiamo magari buona parte della notte su Facebook, ma poi quando parliamo a cena diciamo che esiste un nuovo pericolo insonnia. O, come diceva Goethe, abituato a fare lunghi viaggi, ma non sul web: è meglio fare la cosa più piccola del mondo piuttosto che considerare mezz’ora del nostro tempo una cosa da nulla. È vero, il tempo è prezioso, anche quello speso su Internet. Poi se non riusciamo a dormire che male c’è a trascorrerlo su Facebook. Perdonateci… siamo italiani. Il giorno dopo saremo capaci di dire che è giusto non perdere ore di sonno per chattare. Ma vale sempre per gli altri. Mica per noi.