Friuli: approvata legge sulle Unioni dei Comuni montani, a favore la maggioranza non ascoltato l’appello bipartisan dei sindaci


Con i 25 voti a favore della maggioranza e i 19 contrari dell'opposizione, nessun astenuto, il disegno di legge n. 150 è stato approvato. Quanto alle dichiarazioni di voto, Enio Agnola (Idv) aveva ricordato il commissariamento delle Comunità montane come decisione presa senza prospettive future, nonché i due punti fondamentali che dovevano emergere dalla legge: che fosse sancito il superamento dei piccolissimi Comuni; che la formazione delle Unioni montane fosse il riferimento per razionalizzare strutture e sovrastrutture formatesi anche nel territorio montano. Per Franco Iacop (PD) le criticità, nel provvedimento, sono aumentate, il dibattito non ha convinto, la legge è un intervento di manutenzione delle autonomie locali, non si ha idea di quali prospettive dare alla montagna. Igor Kocijancic (SA-PRC) crede che con l'approvazione della norma inizi la storia per nulla agevole della sua applicazione, perciò aveva fatto gli auguri a chi se ne dovrà occupare. Enore Picco ha votato favorevolmente questa legge  con la seguente dichiarazione "perché sono cosciente della situazione politica in cui ci troviamo. Invece di parlarci addosso, è il caso di lavorare sul serio".<br />

Quindi il centro-destra va avanti sulla riforma dei comuni montani: l’appello bipartisan dei sindaci non smuove le posizioni della maggioranza. E non smuove nemmeno il governatore Renzo Tondo: «Andiamo avanti». Ma il capogruppo del Pd, Gianfranco Moretton, parla di «legge che trova tutti scontenti, anche in maggioranza». In Consiglio regionale anche le poltrone dei Passi perduti hanno imparato la lezione: quando si parla di comunità montane, si va per le lunghe. La giornata di ieri rispetta la regola: si inizia con calma, le opposizioni insorgono sugli emendamenti “intrusi” nel testo all’ultimo, come la questione Agemont e il via libera al contratto del Comparto unico. Ma alla fine i numeri sono numeri e ogni tentativo viene scansato. In maggioranza davvero pochi si possono dire soddisfatti del provvedimento: dalla Lega al Pdl, passando per i pidiellini che non risparmiano critiche all’assessore alla Funzione pubblica Andrea Garlatti, primo artefice della norma. Tutti i consiglieri, di tutti i partiti, sanno che i due documenti firmati dai sindaci dei Comuni montani – quelli più grandi e quelli più piccoli – si vanno a sommare alla netta contrarietà espressa dall’Anci. E pesano. Sono come macigni, che ogni consigliere si ritroverà davanti alla prossima riunione di partito, quando dovrà spiegare perché si è andati dritti senza ascoltare, fino alla fine – perché formalmente le Autonomie locali avevano dato l’ok – il territorio. In tanti proveranno a incolpare una sola persona: l’assessore Garlatti. Ma allora la questione diventa ancor più che politica, perché il tecnico Garlatti è arrivato in giunta convocato direttamente dal presidente. E Tondo non può non difendere il suo uomo. Spiega il presidente Fvg, senza sconti: «Questo è un disegno che va avanti da parecchio tempo, per riordinare le comunità montane e passare alle unioni di Comuni. Come tutte le cose – insiste il governatore – qualcuno dice che si poteva fare meglio, ma io ribadisco sempre che il meglio è nemico del bene». Tondo, che ha presentato una lista di riforme importanti da affrontare in un lasso di tempo relativo, ha fretta: la legge deve passare. «Andiamo avanti su questa strada – conferma – che porterà alla soppressione delle Comunità montane e alle unioni di Comuni: organismi che non saranno pagati dai cittadini, ma che saranno un supplemento di attività amministrativa ai Comuni stessi, e dovranno portare nel tempo a unificare i servizi in tutti i Comuni di vallata». In aula, con pazienza da atleta, Garlatti prova ancora a tranquillizzare. «Superiamo la frammentazione – nota l’assessore –, valorizziamo la rappresentanza, apriamo una stagione nuova di ordinamento». Ma dai banchi si rumoreggia: l’opposizione tenta lo sgambetto dello stralcio, e l’agguato, puntualmente fallisce. Pochi lo ammettono, ma il centro-sinistra ha anche sperato nell’alleanza di una Lega profondamente delusa dal testo: l’alleanza, per ora, resta pura immaginazione. Il Pd si vede bocciare anche la proposta di Franco Iacop per trasferire tutte le funzioni direttamente ai Comuni: così, i lavori proseguono fino all’articolo 4. Ma all’articolo 2 scoppia il caso Gorizia: la giunta sopprime con un emendamento l’ipotizzata Unione montana del Collio e delega le funzioni amministrative della Comunità montana alla Provincia. Da Gorizia tuona l’assessore provinciale all’Ambiente, Mara Cernic (Pd): «È stata completamente ignorata la volontà del territorio, l’atteggiamento della Regione è preoccupante. Il testo iniziale, discusso nell’ambito della riunione delle autonomie locali, era stato concordato. Quello attuale è stato completamente stravolto».