Friuli: “cattivi pagatori” e quel circolo vizioso dell’indebitamento

di Aldo Costantini
San Giovanni al Natisone

Vorrei raccontare la storia di come mio figlio, un onesto impiegato statale, in poco tempo sia diventato suo malgrado un criminale, a causa del “terrorismo finanziario” (così lo definisce il Presidente Usa) parlando della finanza mondiale, o meglio, del famoso “mercato”. Il caso che mi riguarda è una progressiva vicenda di degradazione umana, frutto della crisi che stiamo attraversando, un fenomeno ormai di massa, al punto che molti dei lettori, anche in Friuli, vi si possono identificare. Si tratta dei “cattivi pagatori”. Della nuova persecuzione ho seguito tutte le tappe sulla pelle di mio figlio. Con l’introduzione dell’euro, i prezzi sono raddoppiati, non vi è stato alcun tentativo di calmierarli, il potere d’acquisto dei salari è precipitato (oggi pari a quello del 1998). Le banche hanno offerto credito facile al consumo per i rincari (alimentari, abitazioni, auto, abbigliamento, spese mediche, investimenti ecc.). Sempre le banche hanno offerto ristrutturazione di debiti, favorendo un circolo vizioso di indebitamenti. Ancora le banche, dopo la crisi dei titoli tossici da loro stesse distribuiti, hanno chiuso i rubinetti dai quali poco prima scorrevano euro freschi e facili, senza eccessive garanzie. Nel frattempo qui nel Distretto della sedia, ma mi pare un po’ dappertutto, le imprese sono scappate all’Est; il lavoro rimasto lo fanno gli stranieri per un bianco e un nero. Poi ci si è messo lo Stato che ha capito di non poter a sua volta rientrare dal debito pubblico, e ha fatto manovre recessive, scoprendo con Monti l’acqua calda: l’evasione fiscale di massa, il lavoro precario, i condoni fiscali di Berlusconi, pari al 5% del capitale nascosto nei paradisi fiscali, gli sprechi nel settore pubblico. Scusate, ma dov’eravate prima? A fare i docenti alla Bocconi o i bidelli a Treppo? A questo punto la nuova figura di mio figlio criminale esce dalla clandestinità: come consumatore impiccato dal credito al consumo è diventato il “cattivo pagatore”. La persecuzione ora è diventata inesorabile. A partire da quando ha cominciato a saltare la rata di qualche mutuo. Le banche non gli fanno più credito. Inizia a ricevere lettere con avvisi di pagamento a catena. Riceve continue telefonate dai call center delle agenzie esattoriali dei creditori. Gli operatori sanno tutto del suo profilo, ma lui non sai niente di loro: da dove chiamano, il loro nome, il loro superiore; gli chiedono semplicemente se ha pagato o no, secondo il rigido codice binario di un computer; ogni argomentazione cade nel vuoto; appena tenta di dialogare staccano la comunicazione dicendo: «Non siamo tenuti a rispondere». Continua lo stillicidio di chiamate, sempre più frequenti, sempre più astiose; gli operatori non lesinano un tono sprezzante, specie se donne; lui comincia a sentirsi in pericolo. Arrivano le intimidazioni perentorie e ultimative di pagamento delle rate arretrate: «Se entro tre giorni non paga la rata arretrata, si avviano le procedure legali», con spese a suo carico. Arriva un esattore in carne e ossa a casa inviato dalle agenzie di riscossione; mio figlio non paga, perché prima deve mangiare: i genitori hanno raschiato il fondo del barile, gli amici sono diffidenti, i parenti sono i primi a squagliarsi. Ecco allora la soluzione finale: «O paghi entro tre giorni gli arretrati, o paghi in un’unica soluzione l’intero prestito contratto». Siamo al colmo: non riesce a restituire 10, e ora pretendono 100. A questo punto scatta il panico. Il cattivo pagatore può fingere di non ascoltare, può chiedere elemosine, può voler fuggire. Infine si suicida, come è capitato a tanti imprenditori, e ora, come si legge sul Messaggero, anche ai cinquantenni licenziati. I più anziani hanno conosciuto il terrore del fascismo, altri lo hanno capito a scuola o dai film: ora lo ritroviamo sotto le mentite spoglie di una dittatura bancaria. Spero che mio figlio cinquantenne trovi la forza di resistere a questa persecuzione e restituire ciò che deve inclusi i diritti di mora. Ma a questo punto non è più lui: non esce di casa per non spendere, mangia penne al tonno, beve acqua di rubinetto, si muove in bus, taglia i contratti di telefonia fissa, riscalda la casa a legna, non fuma più per risparmiare (è un bene), ma in compenso assume ansiolitici (è un male necessario). La compagna lo lascia, lui si ricongiunge con i genitori anziani, lavora con impegno ma appare sempre più cupo. Da un momento all’altro un campanello annuncerà il sequestro dei beni personali (auto usata, pc, tv, libri).