Friuli: crisi, architetti e ingegneri «Fatturato in calo del 30%», possibili licenziamenti

di Giacomina Pellizzari

«A spaventarci non sono le liberalizzazioni, bensì la carenza di lavoro». Il commento degli architetti e degli ingegneri sulla crisi economica che colpisce soprattutto il settore edile è preoccupato: «E’ tutto bloccato, stiamo registrando un calo di fatturato che solo per gli ingegneri oscilla tra il 25 e il 30 per cento». In questo momento, gli occhi dei professionisti sono tutti puntati verso Roma e Trieste auspicando di veder rimuovere i vincoli imposti alle pubbliche amministrazioni sul patto di stabilità: «Solo in questo modo – insistono i presidenti degli Ordini provinciali, Giampaolo Guaran per gli ingeneri e Bernardino Pittino per gli architetti – possiamo sperare di non licenziare il personale impiegato nei nostri studi». La crisi, insomma, non colpisce solo gli operai che lavorano negli stabilimenti produttivi del Friuli. «Non siamo diversi dalle imprese, stiamo registrando un calo di fatturato che va dal 25 al 30 per cento» ribadisce Guaran secondo il quale l’unico vantaggio, se così possiamo chiamarlo, degli ingegneri friulani è che, generalmente, non risultano titolari di studi molto grandi, con centinaia di persone. «Stiamo tenendo duro limando i compensi» fa notare il presidente degli ingegneri mettendosi anche dalla parte dei colleghi impegnati nella predisposizione dei bandi di gara pubblica. «In questo momento non sanno da che parte iniziare perché se prima all’importo lavori corrispondeva una tariffa e quindi un tipo di gara, ora con l’eliminazione delle tariffe non si capisce dove andare a parare. Siamo tutti in attesa di qualche chiarimento». Ai problemi nuovi, però, Guaran aggiunge anche quelli vecchi come il ritardo nei pagamenti delle parcelle che continuano ad accumulare gli enti pubblici e il nuovo patto di stabilità previsto dal governo Monti che accomuna le regioni a statuto speciale a quelle a statuto ordinario. Altrettanto preoccupati i toni del presidente dell’Ordine degli architetti che pur evitando di snocciolare percentuali parla di «calo notevole di fatturato. I lavori pubblici e privati sono bloccati, gli unici cantieri aperti sono quelli delle manutenzioni». Gli architetti, infatti, auspicano che si sblocchino quanto prima i fondi per l’edilizia scolastica e il patto di stabilità se non altro per consentire ad alcuni Comuni di far partire le opere pubbliche già programmate. «La liberalizzazione delle professioni non ci spaventa – continua Pittino -, il nostro consiglio nazionale ha già concordato con il Governo alcuni passi per portare a termine il percorso intrapreso dalla legge sulle libere professioni». Pittino però non si illude dal momento che, negli ultimi anni, si è trovato a leggere e ad analizzare sette-otto proposte di legge tutte rimaste nei cassetti. «Quello che ci spaventa – rincara Pittino – è la mancanza di fondi perché se non c’è denaro l’economia non gira». I professionisti, insomma, non si preoccupano per le nuove regole perché se non cambia la situazione, rischiano di restare inapplicate. «Alcuni passaggi li abbiamo già compiuti» fa notare Guaran nell’evidenziare che l’abrogazione delle tariffe è già in essere. «I professionisti sono liberi di applicare sconti, mentre – è sempre Guaran a dirlo – per quanto riguarda il preventivo scritto mi spiace che non sia obbligatorio perché questo sarebbe stato segno di cultura».