Friuli DOC: lo cambiamo si o no?

Se lo giudicassimo dai numeri di quest’edizione, non bisognerebbe cambiare una virgola. Se lo giudicassimo dai comportamenti di certi avventori e dalle lamentele di alcuni abitanti delle vie e piazze dove si snoda, sarebbe da rifondare completamente. Voi cosa ne pensate? Queste sono invece le opinioni dei neo-assessori del Comune di Udine   C’è chi darebbe più spazio negli stand alle associazioni di volontariato, chi vorrebbe più eventi culturali e chi desidera qualche iniziativa meno «strapaesana». Al primo Friuli Doc dell’era Honsell, gli assessori si mettono in gioco. E, nonostante la domanda non sia proprio originalissima («Cosa le piace di Friuli Doc e cosa cambierebbe in futuro?»), le risposte sono tutt’altro che banali.

Enrico Pizza (Mobilità) non ha dubbi: «La cosa che mi piace di più della kermesse è la sala operativa. Un gruppo di giovani con un entusiasmo incredibile, che non conoscevo». E, sarà che ha appena sfogliato i giornali, ma anche sul «non mi piace» ha le idee chiare: «La cosa che mi piace di meno – dice – è che Friuli Doc, per molti, politici e non solo, diventa un parafulmine per dire altro e per lanciare critiche sulla viabilità, sul commercio, sulla Polizia municipale… Evidentemente, la manifestazione smuove».AKristian Franzil (Istruzione, Politiche giovanili, Sport) è garbato assai «il Ludobus, che ho visto venerdì in piazza San Giacomo: un’iniziativa molto bella, con tanti bambini». Ma il più giovane assessore dell’esecutivo honselliano, a Friuli Doc vedrebbe bene anche un’innovazione: «È vero che è un evento enogastronomico, e va bene così. Ma, un po’ per gradi, ci metterei dentro anche qualcosa di meno "strapaesano". Questo non vuol dire organizzare a Friuli Doc conferenze sui massimi sistemi. C’è una gamma di possibili divertimenti: non significa che dobbiamo fare un convegno su Kant, ma fra questo e lo "strapaese" degli eventi pittoreschi c’è tutta una serie di vie di mezzo. Il prossimo anno vorrei che la kermesse cambiasse in questo senso».Honselliana di ferro, Chiara Franceschini (Efficacia organizzativa) ha molto apprezzato la nuova "mappa" della festa. «Venerdì – dice – ho fatto una passeggiata da via Gemona a via Aquileia: mi è proprio piaciuta l’idea di creare questo percorso che mette al centro i prodotti friulani, nel cuore storico di Udine. In futuro, mi piacerebbe venisse dato più spazio nelle piazze a gruppi friulani che cantino dal vivo, non solo in marilenghe. Un modo anche per valorizzare i giovani». «Sono d’accordo con Franceschini, la passeggiata da via Gemona a via Aquileia è bellissima», diceGiovanni Barillari (Salute). Chedarebbe «più spazio alle associazioni di volontariato, non concentrandole in un’unica via ma mescolandole agli altri stand». Anche aGianna Malisani(Gestione urbana) è piaciuta «la valorizzazione del centro con questa nuova disposizione e l’occhio di riguardo per gli stranieri: al Mercato del pesce gli istriani hanno detto che il prossimo anno vorrebbero partecipare anche loro. Cosa cambierei? Punterei di più sull’eccellenza dei nostri prodotti».

All’assessore Mariagrazia Santoro (Pianificazione territoriale) è piaciuta molto «la qualità degli incontri e degli interventi che sono stati organizzati. Non solo le mostre e le visite guidate, ma anche, per dire, la presentazione del marchio agroalimentare fatta venerdì alla Casa della Contadinanza. Non cambierei molto di Friuli Doc, ma, forse – dice – darei più risalto a queste iniziative "collaterali"».

Che l’assessore alla Cultura ci voglia più cultura è quasi tautologico. «Mi piacerebbe – diceLuigi Reitani – che a Friuli Doc 2009 venissero organizzate più iniziative culturali. Ma la formula è da studiare. È una rassegna enogastronomica e non si può stravolgere questa caratterizzazione: bisogna inserire nel migliore dei modi elementi di riflessione, per i partecipanti, che vadano in un senso diverso».Lorenzo Croattini (Qualità della città), reduce dall’incontro dedicato al liquore della valle del Lumiei, dice: «Mi è piaciuto perché è un chiaro esempio di unione fra Università, tradizioni e sapori tipici. Quello che mi è piaciuto di meno è stato che c’era poca gente. Forse l’aspetto culturale sarebbe da rivalutare di più da parte dei fruitori e forse anche da parte dell’amministrazione».

4 Risposte a “Friuli DOC: lo cambiamo si o no?”

  1. Lettera al MV del 22 settembre 2008

    Non c’è stata edizione di Friuli Doc che non sia stata seguita dalla dichiarazione che per quella successiva si sarebbe dovuto “ripensare alla formula”. Dopo oltre dieci anni di schiamazzi, ubriacature, inquietanti cadute di stile e buon gusto, siamo di nuovo con il traffico in tilt, genitori che non possono accompagnare bambini a scuola, normali cittadini che non riescono a dormire, penosi stands che abbruttiscono le piazze mancando di rispetto a quei monumenti e gioielli architettonici che caratterizzano la nostra città. Dopo essersi scagliati per anni contro chi bollava la manifestazione come una sagra di paese (senza nulla togliere alle stesse), il vicesindaco Martines ha riconosciuto che di sagra si tratta, ma che il termine ha una sua nobiltà. Vorrei ricordare che tra festa e sagra c’è una sottile ma precisa differenza e che, mentre la prima presuppone progettazione, cura dei particolari e organizzazione, la seconda è un’accozzaglia – talvolta divertente, talvolta meno – di prodotti diversi che comprendono, ahimè, frittelle, palloncini e via dicendo dislocati con gran casualità di solito su un terreno periferico. Si da il caso che questa “sagra” – l’ha definita il vicesindaco – si svolga in una città che ha suoi ritmi da rispettare, cittadini da tutelare e buon gusto da proporre ai visitatori. Tutto questo non è stato ancora una volta considerato e, in cambio di un piatto di frico o qualche altra specialità culinaria da consumarsi su precarie panche traballanti, la città ancora una volta si ripresenta come il trionfo del pvc, degli odori e delle visioni sgradevoli.

    Siccome, lo do per scontato, anche questa volta si dirà che la “formula” – termine un po’ impegnativo dato il contesto –, dovrà essere rivista, prego i riformulatori di considerare alcuni particolari orrori, al di là della tragedia del traffico, come il layout di piazza Duomo, l’incredibile distesa di mostruosità sul terrapieno di piazza Libertà, la copertura posticcia di piazze come XX settembre e San Giacomo e via dicendo. Infine, per non essere tacciato di un eccesso di estetismo, suggerisco di riconsiderare l’opportunità di riportare il Friuli vero, quello autentico, nei pubblici esercizi dove esiste da sempre e dove, se rivalorizzato, potrebbe dare a Udine l’opportunità di crescere e riqualificarsi. Friuli Doc è tutto l’anno al suo posto in caffè, bar, osterie e ristoranti e negozi. Scaraventarlo sulla strada è un azzardo. Soprattutto se il risultato rimanda alle caserecce sagre di un paese con scarso futuro.

    Giovanni Nistri

    Udine

  2. Dal gazzettino del 23/09/2008

    Ci risiamo. Anche stavolta, finisce Friuli Doc e si apre il consueto “balletto” di cifre. Ognuno ha il suo indicatore personale. La cassiera del supermarket dice che c’era meno gente perché «sono riuscita a venire a lavorare in bici senza problemi mentre l’anno scorso, con quel pigia-pigia, non si faceva un passo». Il Comune, con una nota affidata al sindaco domenica, dice che, visto che i rifiuti sono aumentati nel weekend di circa 50 quintali, questo «corrisponderebbe a un incremento del 15-20% di presenze». Ma qui si apre il giallo. Perché è vero che le immondizie prodotte sabato e domenica, secondo Net, hanno «battuto tutti i record». Ma non è vero – almeno secondo le prime somme – che il totale dei rifiuti dei quattro giorni di manifestazione è aumentato. Anzi: facendo il raffronto fra i circa 920 quintali di quest’anno e i 1.081 del 2007 (dati forniti da Net), le immondizie sarebbero calate di quasi il 15%.Un rebus così non può che affascinare il sindaco-matematico. Che prima dice che le cifre su cui ha ragionato domenica erano diverse e poi, dopo una deliziosa dissertazione, ammette: «Un leggero calo c’è stato, giovedì e venerdì. Ma non ha riguardato le giornate cruciali della festa». Ma sarà un metodo scientificamente valido quello di pesare i rifiuti per “pesare” le presenze umane? «Il primo anno della manifestazione mi pare abbiano fatto stime un po’ a spanne, poi hanno iniziato a fare estrapolazioni lineari sulla quantità di rifiuti. Tanta più immondizia, tante più persone. Ma è un fatto abbastanza qualitativo. Studieremo un altro sistema di calcolo». E, ricordando i ricercatori che a Start Cup avevano proposto un metodo per contare gli alberi di una foresta, dice che «si potrebbe fare un concorso di idee». Il conteggio delle presenze a Friuli Doc, spiega Honsell, è «un problema ancora aperto dal punto di vista matematico». «Di come si contino le persone ad un evento mi sono occupato sin dalla seconda trasmissione di Fabio Fazio. Il problema matematicamente è ben noto. Si pose, per dire, anche nel ’95 quando Louis Farrakhan organizzò la sua marcia di un milione di uomini. È facile dire quanti vanno al concerto di Vasco, meno contare le persone in movimento a una festa. In India, a una fiera, distribuivano a tutti un chip con un identificatore a radiofrequenze: così capivano non solo quanti visitatori c’erano, ma anche cosa avevano visitato». Ma il Grande fratello è un po’ troppo per Friuli Doc. «Si potrebbe centralizzare il sistema degli scontrini o, altrimenti, avere una task force che si occupi di misurare le presenze. Oppure, basterebbe mettere dei tornelli agli ingressi», conclude con una battuta.Ma si fa serio quando gli ricordiamo i 14 ricoveri di questo Friuli Doc. «Mi spiace che ci siano persone che abusano di alcolici. Fosse per me, chiuderei Friuli Doc alle 23». Poi si preoccupa per il lampo che sta percorrendo la mente del cronista e aggiunge: «Ma questa è una boutade. Dopo una certa ora mi dicono che la festa diventa un po’ degradata. Friuli Doc è soprattutto promozione turistica ed economica. Se c’è un popolo di nottambuli così, non molto numerosi per fortuna, posso solo dire che speriamo di evitarli in futuro».

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