Friuli e Ragogna in lutto: è morto il dott. Vittorio Ventafridda

Alleviare fino all’ultimo le sofferenze dei malati: è stato questo l’obiettivo di una vita professionale vissuta tra Pavia, Milano e il suo paese d’origine Ragogna. «Il malato è un essere umano fino agli ultimi istanti della vita: il morire è vita, e deve essere la migliore vita possibile». È in queste parole, pronunciate nel 2001 per la firma della Carta europea dei diritti dei malati terminali, che si racchiude il senso della battaglia contro il “dolore inutile” condotta da Vittorio Ventafridda, pioniere delle cure palliative in Italia, da oltre 30 anni al fianco dei malati “abbandonati”.
Nato nel 1927 a Ragogna, Ventafridda si laureò in medicina a Pavia nel 1952, e intraprese fin dagli anni Settanta la sua battaglia per la dignità dei malati. <br />
«Nel 1971 – ricorda la sua allieva Carla Ripamonti, responsabile dell’ambulatorio terapia del dolore e cure palliative dell’Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano – aprì il Servizio di terapia del dolore e cure palliative dell’Int, e organizzò le prime forme di assistenza domiciliare per i malati sul territorio milanese».
Dopo quei primi passi, molto venne fatto, in Italia come all’estero. «Nel 1980 all’Istituto tumori di Milano eravamo poche decine di persone – ricordava Ventafridda nel suo discorso del 2001 – oggi esiste un movimento europeo inarrestabile di 25 mila persone, sollecitato dalla gente ad occuparsi di questi problemi».
La sua fama internazionale continuò a crescere, aggiunge Ripamonti, «tanto che nel 1982 fu chiamato dall’Organizzazione mondiale della sanità come massimo esperto italiano per la stesura delle linee guida per il trattamento farmacologico del dolore. Il suo nome era un ottimo biglietto da visita anche per noi allievi che andavamo all’estero per continuare le nostre ricerche».
Direttore scientifico della Fondazione Floriani dal 1978, nel 1986 fu anche fondatore della Società italiana di cure palliative (Sicp) e poi presidente onorario dell’Associazione europea di cure palliative (Eapc). Proprio con lui si sono gettate le basi per formare la rete italiana degli hospice, grazie anche al suo lavoro nella Fondazione Floriani e al suo impegno in una specifica task force che guidò per il ministero della salute nel 2002.
La sua marcia non si arrestò neppure cinque anni fa, ricorda Ripamonti, quando venne colpito da un ictus cerebrale e rimase semiparalizzato su una carrozzina. «Arrivò all’Università di Bologna per un master in cure palliative – conclude – e in un giorno riuscì a fare addirittura sei ore di lezione. Anche nel momento della malattia, continuava a stimolarci a fare ricerca e a stare vicino ai nostri pazienti».
Nel maggio scorso il professor Ventafridda aveva ricevuto un riconoscimento dal Comune di Ragogna, suo paese natale al quale è molto legato.


3 Risposte a “Friuli e Ragogna in lutto: è morto il dott. Vittorio Ventafridda”

  1. Ciao Vittorio, Grazie dei Tuoi insegnamenti di vita.

    Vittorio Guardamagna

  2. mi chiamo lucia.Uomini come questi purtroppo sono noti solo agli addetti ai lavori e operano in silenzio,lontano dai riflettori e dalle tv,a differenza di tanti altri presunti scienziati.ma siamo in un paese dove fà + audience le tette rifatte e chi si sposa briatore che questi Eroi.

  3. Ho conosciuto molto bene la tua umanità Vittorio, ti ho ammirato, stimato, ascoltato. Sono stata testimone della tua sollecitudine all’assistanza dei malati terminali. Sei stato veramente grande e porterò con me per sempre il tuo ricordo. Grazie Vittorio

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