Friuli: ecco perchè Bolzano ha prevalso su Pordenone per l’adunata nazionale Alpini


di Mattia Uboldi
dall’Ana di Udine
Il meccanismo di assegnazione dell’adunata nazionale che annualmente si svolge nel mese di maggio pare essere avvolto per i più da un manto enigmatico di mistero. Nelle patrie osterie e su qualche quotidiano, quando se ne parla, si finisce sempre per tirare in ballo un po’ di tutto per decriptare l’ignoto. Poco ci manca che oltre a politica e occulto in queste discussioni di merito siano ipotizzate fantasiose trame pontificie. Ebbene, signori, nulla di tutto ciò ha un qualche fondamento. La procedura di cui molti vorrebbero saperne di più è certamente elaborata nella sua semplicità e si muove solo in canali propri alla nostra monolitica organizzazione. Ora vi svelerò l’arcano, se così mi si dà licenza di definirlo. Dovete sapere che l’Ana è divisa in quattro raggruppamenti: 1º raggruppamento (Liguria, Valle d’Aosta e Piemonte); 2º (Lombardia ed Emilia-Romagna); 3º (Trentino-Alto Adige; Veneto; Friuli Venezia Giulia); 4º (Italia centrale e del Sud, isole comprese). Ogni anno ognuna di queste macro-realtà territoriali è chiamata a esprimere una candidatura da spendere non per l’edizione entrante, ma per quella successiva alle prossime due (per esempio: quest’anno si designa la candidatura per il 2012). Questo primo passo è caratterizzato da un intenso lavorio diplomatico tra le varie sezioni che compongono i singoli raggruppamenti. È noto che tutti vorrebbero ospitare un’adunata nazionale. Vi lascio quindi immaginare il livello di confronto che si genera attorno al nome della città da proporre in sede di consiglio nazionale (organo decisionale che si trova al vertice dell’Ana). Quando però nel medesimo raggruppamento manca l’unanimità e si delineano più proposte papabili, la palla è comunque passata ai presidenti di sezione (a tale riguardo si riuniscono nel mese di ottobre e in quello del febbraio successivo) i quali, in seduta plenaria, sono chiamati a decidere con voto di maggioranza. Il responso potrà ambire a essere considerato quale proposta ufficiale da porre a confronto con quelle dei rimanenti tre raggruppamenti (il 6 febbraio, sabato scorso, Bolzano ha prevalso su Pordenone in questa fase). La scelta definitiva passa automaticamente al consiglio direttivo nazionale. Ai consiglieri nazionali che lo compongono tocca pertanto esprimersi in materia. Dovendo tenere conto di infinite variabili e per poterle ponderare tutte in modo corretto, prima di decidere vi è un periodo in cui lo studio delle opzioni poste sul tavolo è affidato alla commissione nazionale manifestazioni. Essa dovrà valutare la fattibilità delle singole opportunità sotto ogni aspetto: quello logistico e amministrativo che le località nominate potrebbero offrire; quello storico (in chiave alpina si intende) e commemorativo a esse legato (ha un peso rilevante sulla scelta); quello della risposta che gli amministratori locali hanno manifestato rispetto all’ipotesi di gestire l’evento. Ciò fatto, la commissione porta in consiglio le valutazioni che ha tratto e sulla base di queste è assegnata l’adunata nazionale. Ora, immagino, vi starete chiedendo chi è che candida fisicamente una città piuttosto che un’altra: gli amministratori locali o gli alpini del posto? Naturalmente la risposta cade sui secondi: sono le singole sezioni a farsi promotrici. Faccio un esempio. La nostra sezione sta meditando, dopo aver ritirato la propria proposta per l’anno 2012 in favore di Pordenone, di lanciare Udine per il 2015 (in alternativa 2016). Naturalmente questa ipotesi dovrà essere adottata dal 3º raggruppamento per potere sperare di passare al vaglio della sede nazionale. Visto? Il meccanismo in linea teorica non è per nulla bizantino. Mi rendo conto che con questo scritto ho demolito uno dei grandi miti di chi ci vuole comunque criticare («Le adunate sono assegnate solo sulla base di interessi economici e della volontà dei politici», questa è la malevola tesi), ma, vi assicuro, che l’ho fatto con gusto: spesso queste sibilline dicerie sono frutto di invidiosa ignoranza. Stando a quanto testè scritto, il lettore può quindi toccare ancora una volta con mano una delle realtà che ci rende unici nel nostro genere: nulla e nessuno può sperare di pesare nelle decisioni interne dell’Associazione nazionale alpini. Indi per cui, “a oggi otto”.<br />
* consigliere della sezione Ana di Udine