Friuli FVG: unica in Italia ad avere il “Parco genetico”


Ci vorranno tre anni, ma alla fine il "Parco genetico del Friuli Venezia Giulia" permetterà di contare su una biobanca regionale corredata da dati clinici, storici, ambientali e biologici.  Informazioni essenziali per l’identificazione di geni coinvolti in malattie comuni e che "consentiranno ai cittadini – ha spiegato oggi l’assessore regionale all’Università e ricerca Alessia Rosolen – di sapere quali sono le loro radici, indicando come la popolazione si sia sviluppata attraverso i secoli".

Il progetto – ha sottolineato l’assessore – farà del Friuli Venezia Giulia l’unica regione italiana ad avere una mappa genetica attraverso cui comprendere i meccanismi alla base di alcune patologie e applicare le migliori tecniche diagnostiche e terapeutiche. "Ma la sua evoluzione già ci pone all’attenzione dell’Europa – ha spiegato il presidente del Centro di biologia molecolare (Cbm), Maria Cristina Pedicchio – per la capacità di coinvolgere numerosi partner pubblici e privati, per la sua multidisciplinarietà e per l’appartenenza al novero dei più rilevanti studi di popolazione a livello internazionale".

I risultati del primo anno di lavori (sino ad oggi è stato valutato un campione di 1.700 persone ma si punta a un totale di 4 mila) sono stati illustrati questa mattina a Trieste nella sede del governo regionale dal presidente del Cbm e dal coordinatore scientifico del progetto, Paolo Gasparini, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni mediche e universitarie.

Il sindaco di Sauris, Stefano Giovanni Lucchini, e Franco Siega, assessore del Comune di Resia, hanno spiegato come le popolazioni coinvolte nel progetto, dapprima un po’ diffidenti, abbiano poi dimostrato la loro partcipazione per le opportunità offerte dalla ricerca. Oltre a Sauris e Resia i paesi coinvolti nel progetto sono al momento Illegio, Clauzetto, San Martino del Carso ed Erto e Casso per le caratteristiche antropologiche e storico-culturali che contraddistinguono questi paesi.

L’iniziativa è inserita nel network italiano di "Isolati genetici" al quale partecipano istituti di ricerca di Alto Adige, Piemonte, Veneto, Lombardia, Campania, Puglia e Lombardia. Come hanno già dimostrato studi simili effettuati, ad esempio, in Islanda, queste popolazioni costituiscono uno dei mezzi più efficaci per l’individuazione dei geni responsabili di malattie comuni ma complesse, come ipertensione, diabete, osteoporosi, obesità.

Partita nella primavera del 2008, la raccolta dei campioni ha coinvolto gli abitanti delle sei comunità che hanno accettato di sottoporsi a un check-up gratuito per la raccolta di dati clinici ai quali sono stati associati quelli genetici, storici, geologici e alimentari, tutti inseriti in un database che contiene oltre 1000 variabili clinico-strumentali più i dati genetici e costituisce un esempio quasi unico al mondo