Friuli: in aumento i friulani in terapia per gioco d’azzardo

di Paola Lenarduzzi

Si stanno moltiplicando, in città e provincia, le sale specializzate nel gioco d’azzardo legalizzato. Con crescente preoccupazione da parte di varie istituzioni per la fragilità delle famiglie non sempre in grado di porre un limite alle sfide con la dea bendata. E ad aumentare sono anche gli scommettitori “patologici” friulani e non che vogliono abbandonare il tunnel della dipendenza attraverso le sedute di terapia. Ne sa qualcosa Rolando De Luca, responsabile di “Agita”, il centro per ex giocatori di Campoformido, che venerdì prossimo in sede presenterà assieme al suo libro “La terapia di gruppo oltre l’azzardo di Stato”, i dati su centinaia di “pazienti” in cura, «lo spaccato di un fenomeno – dice lo psicoterapeuta – che costituisce un business in continua crescita soprattutto per le casse dell’erario». Tra lotto, superenalotto, casinò, gratta e vinci, scommesse sportive con il contorno del variegato mondo di azzardo on line si parla di un fatturato di almeno 70 miliardi di euro in Italia solo per il 2011. Una corsa folle che ha mandato già sul lastrico migliaia di famiglie e non è per nulla frenata dalla crisi economica. Ma qual è l’identikit del giocatore che si presenta al centro di Campoformido con l’intenzione di lasciarsi alle spalle la dipendenza dall’azzardo? «La naturale conclusione della terapia ha riguardato finora 142 persone – sintetizza De Luca – tra ex giocatori e familiari. Sotto il profilo dei risultati terapeutici possiamo affermare che il 90% dei giocatori che partecipano alle sedute ha chiuso con l’azzardo. Il restante 10%, pur continuando a frequentare la terapia, insiste a giocare, ma in misura assolutamente inferiore a prima. Chi termina i cicli nei tempi prescritti (con l’eccezione di due persone) non risulta tornare al sintomo, cioè a una forma di gioco patologico». Una cosa è comunque certa, riconosce lo specialista, e cioè l’importanza del sostegno della famiglia e dei altri che stanno vivendo la medesima esperienza “compulsiva” per poter venir fuori dal tunnel. «Possiamo affermare – dice De Luca – che la terapia di gruppo per i giocatori e le loro famiglie rappresenta lo strumento al momento più adeguato per affrontare la febbre dal gioco d’azzardo». Il cammino per venire fuori da questa dipendenza è comprensibilmente lungo e accidentato. «Bisogna – dice De Luca – essere in grado di cogliere la complessità delle interazioni tra i componenti del gruppo, saper trasmettere le sensazioni tra tensione e sollievo, osservare attentamente gesti e sguardi, scambi verbali e fisici». C’è da aspettarsi un’ulteriore crescita nella domanda di presa in carico dalla dipendenza. Soprattutto considerato che l’aumentata e sempre più aggressiva proposta di “luoghi” dell’azzardo, ormai praticamente istituzionalizzati e alla portata di sempre più persone. Inevitabile che nel pericoloso turbine della malattia patologica cadranno sempre più giovani. Rolando De Luca è convinto che tra i provvedimenti indispensabili per raddrizzare una situazione sempre più a rischio ci sia la presa d’atto delle istituzioni e che lo Stato cominci a riflettere se il caso di intervenire su un’offerta che appare fuori controllo. Ma questo è un altro discorso


Una risposta a “Friuli: in aumento i friulani in terapia per gioco d’azzardo”

  1. Bisognerebbe far leggere questo articolo, a chi è pure riuscito nell'impresa di benedire certe strutture!

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