Friuli: in crisi anche la De Simon di Rivoli di Osoppo

Evidentemente il nostro Governatore Tondo quando diceva che la funzione di Friulia doveva essere a supporto delle possibili crisi aziendali che si prospettavano in Regione per questo autunno, sapeva quel che diceva. Adesso è il turno di un altra azienda storica: la De Simon di Rivoli di Osoppo

Ennesima stangata per l’occupazione friulana. Dopo la crisi Caffaro, con 270 persone a rischio e almeno il doppio per l’indotto; dopo la chiusura improvvisa del Cascamificio di Remanzacco (26 persone in cassa integrazione per un anno e quindi in mobilità) adesso anche la storica realtà industriale De Simon di Rivoli di Osoppo è arrivata al capolinea. Pochi giorni fa, infatti, il 16 settembre, il Cda della Spa si è riunito e ha decretato la messa in liquidazione dell’azienda. La notizia è stata comunicata ieri ai sindacati ed è arrivata come una doccia fredda. «Che De Simon navigasse in cattive acque lo sapevamo da tempo – dicono i delegati Rsu dell’Ugl, Roberto Copetti e Giovanni Sant – ma ultimamente la situazione non ci aveva indotto a pensare a una chiusura definitiva, su due piedi». Rappresentanze sindacali unitarie e referenti del sindacato hanno incontrato ieri mattina i vertici di De Simon (nella persona di Alvio De Simon) nella sede udinese di Assindustria. «L’obiettivo del vertice, già fissato in precedenza – spiega Paolo Chiapolino della Rsu Cgil – era quello di discutere la modalità di scelta delle persone da far entrare in mobilità al termine della cassa integrazione straordinaria che scade a metà novembre. In questi frangenti ci è stata comunicata la notizia. De Simon ci ha spiegato di aver fatto di tutto per riuscire a tenere a galla la produzione ma che non è stato possibile proseguire oltre anche per la latitanza del tanto discusso partner macedone, rimasto mero fornitore e non finanziatore coma pareva inizialmente».

Adesso, gli ottanta dipendenti resteranno in fabbrica fino a quando sarà portata a compimento l’ultima commessa già in lavorazione (per la Regione Campania): forse uno o due mesi. È possibile, tuttavia, che anche questi autobus residui rischino di non venire realizzati a causa di carenza di liquidità per l’acquisto dei materiali necessari. «Per noi la questione non si esaurisce così – dice Giampaolo Roccasalva, segretario generale della Fiom-Cgil -. Abbiamo già chiesto un incontro urgentissimo con l’assessore regionale alle attività produttive. Se De Simon non ce la fa, il sito produttivo deve comunque essere mantenuto attivo; se non per la costruzione di autobus almeno per altri generi di prodotti, con riassorbimento dei lavoratori». Un’assemblea con le maestranze è prevista per la prossima settimana, martedì alle 14, nel capannone di Rivoli. Gli operai, tutti residenti in zona, hanno un’età media di 45-50 anni, con notevole difficoltà per la ricollocazione sul mercato dell’occupazione. Con la chiusura della De Simon si spegne un pezzo della storia del Cipaf di Osoppo, area industriale dell’Alto Friuli che la stessa azienda aveva contribuito a far nascere. A curare la parte fallimentare saranno lo stesso Giovanni De Simon e Calzolari di Friulia.

3 Risposte a “Friuli: in crisi anche la De Simon di Rivoli di Osoppo”

  1. Aggiornamento 20/09/08

    «Ce l’aspettavamo». «Da troppo tempo non andava più bene». «Sette, otto, dieci persone al lavoro erano ormai un chiaro segnale». Sono di questo tenore i commenti che si rincorrono di bocca in bocca tra gli operai della De Simon di Osoppo, la storica azienda produttrice di autobus il cui Cda ne ha deliberata, non più di qualche giorno fa, la messa in liquidazione. Un atto che a lato pratico si traduce nella chiusura dello stabilimento e dunque nella perdita del posto di lavoro per ben 70 persone. San Daniele, Gemona, Buja, Forgaria, Venzone e naturalmente Osoppo. Sono questi alcuni dei paesi di residenza dei 70 lavoratori De Simon, persone che la cui età media si aggira attorno ai 40 anni o poco più. Per alcuni di loro l’intera vita lavorativa coincide con quella all’interno dell’azienda produttrice di pullman ed è dunque tanto più doloroso e preoccupante vedersela chiudere così. Questa volta, pare, senza possibilità di ripresa. Sarà forse anche per questo che in molti, ieri, si sono chiusi all’interno delle rispettive abitazioni e non hanno voluto commentare quanto accaduto. Non il passato, tanto meno le prospettive future. Qualcuno ha abbassato lentamente la cornetta, fino a riagganciare la chiamata, qualcun altro ha semplicemente detto di non esser pronto a parlare. Al posto loro lo hanno fatto i più giovani, quelli insomma che nella media stanno proprio al centro, i 40enni. Non che per questi ultimi la situazione sia più facile. La chiusura della fabbrica non mancherà infatti di metter in crisi molte famiglie, con figli a carico, che per far quadrare i bilanci dovranno contare su uno stipendio in meno, laddove lavorino entrambi i coniugi (cosa affatto scontata). Ancora per poco, scadrà a metà novembre, ci sarà la cassa integrazione straordinaria, «che speriamo possa esser prolungata per ulteriori undici mesi – dichiara il 42enne di Majano, Alessandro Bufi -, altrimenti ce la vedremo con la mobilità. Aspettiamo di sentire cosa ci diranno martedì i sindacalisti in assemblea. Per quanto mi riguarda posso definirmi fortunato perché relativamente giovane e senza famiglia a carico. Ho iniziato a guardarmi intorno per trovare una nuova occupazione e in questo senso spero gli incentivi della mobilità possano essere d’aiuto».

    Altra situazione quella del collega Alberto Boezio, 46enne di Gemona, due volte papà. «Lavoro alla De Simon ormai da 20 anni – racconta -, nel tempo le crisi c’erano state, ma quest’ultima ci aveva lasciato poche speranze. L’umore? Quello di persone che sanno di stare per perdere il lavoro. Trovare un posto così non sarà facile. Alla De Simon stavamo bene. Sia tra colleghi, sia per il lavoro in un ambiente pulito e poco rumoroso». Dal canto suo, ricordiamolo, il sindacato ha già richiesto alla Regione un incontro.

    «Speriamo che l’amministrazione regionale faccia il possibile perché una nuova azienda rilevi questo stabilimento – dichiara dal canto suo Paolo Chiapolino, delgato Rsu dell Cgil, 48anni e due figli -, così da mantenervi un’attività produttiva e ridare impiego ai dipendenti».

  2. Agg. del 24/09/2008

    Nel futuro prossimo della De Simon di Osoppo dovrebbe esserci un concordato preventivo con i creditori utile a evitare il fallimento. Questa l’ipotesi avanzata dalla proprietà alle organizzazioni sindacali, che ieri, riunite in assemblea con i lavoratori all’interno dello stabilimento di Rivoli, hanno a loro volta provveduto a comunicarla a una platea a dir poco silenziosa.

    Il dato più rilevante emerso dall’incontro di ieri pomeriggio è infatti riconducibile alla rassegnazione e allo scoramento che oggi caratterizzano gli 80 dipendenti in cassa integrazione, che ieri in fabbrica erano praticamente tutti presenti. Lo dicono gli stessi sindacalisti di Fiom Cgil e Fim Cisl, Giampaolo Roccasalva e Ivano Monguzzi: «Ci vorrà qualche tempo – dicono – perché la chiusura dell’azienda sia somatizzata così da permettere agli operai di guardare avanti con un po’ più di energia». Quella che ci vorrebbe, per esempio, per mettere in atto una mobilitazione che invece non ci sarà. Le parti sociali avevano annunciato che durante l’assemblea se ne sarebbe discusso, ma l’esito della proposta per ora non lascia margini. Quasi nessuno é infatti disposto a scendere in piazza: «Mentre nel ’92 (anno dell’ultima crisi aziendale) avrebbero tentato qualsiasi strada, oggi si limitano a prendere atto della situazione con scoramento», spiegano i delegati Rsu della Cgil, Paolo Chiapolino, e dell’Ugl, Roberto Copetti. «In generale abbiamo provveduto a delineare il quadro della situazione, spiegando ai lavoratori che ora l’azienda cercherà di trovare un accordo con i creditori – dichiara Ivano Monguzzi – così da giungere a un concordato preventivo. Una volta siglato, quest’ultimo sarà omologato ed è dal giorno dell’omologazione che partirà il nuovo anno di cassa integrazione straordinaria». Se i tempi per giungere al concordato saranno quindi ridotti al minimo si potrà arrivare alla scadenza della cigs con ulteriori 12 mesi di cassa già in tasca. Per il resto? «Contiamo che nel giro di pochi giorni la Regione risponda al nostro appello e ci convochi per un incontro – afferma Gianpaolo Roccasalva -. Quel che di certo c’è oggi è che nonostante il generale scoramento non siamo ancora “morti”. Non tralasceremo nessuna strada e verificheremo ogni possibile soluzione perchè in questo stabilimento ritorni un’attività industriale in grado di riassorbire parte delle maestranze». Di quegli operai che ieri pomeriggio, terminata l’assemblea, sono usciti a capo chino dalla fabbrica, senza nemmeno la voglia di scambiare quattro parole o di guardare il silenzioso capannone che negli ultimi 50 anni ha scritto alcune idelebili pagine della storia produttiva regionale.

  3. Agg del 04/10/2008

    La Regione non ha perso tempo e dopo la messa in liquidazione della De Simon di Osoppo ha subito provveduto ad avviare le ricerche di un imprenditore disposto a rilevare lo stabilimento osovano per insediarvi un’attività produttiva. Ricerche, per ora, che purtroppo non hanno dato alcun frutto, ma che proseguiranno senza sosta nei prossimi giorni. Questo, in sostanza, quando comunicato ieri mattina, in sede della Regione a Udine, dai rappresentanti di assessorati alle attività produttive e lavoro ai segretari di Fiom Cgil e Fim Cisl dell’Alto Friuli, Giampaolo Roccasalva e Ivano Monguzzi. Al posto degli assessori regionali, che impegnati altrove non hanno potuto prender pare all’incontro, sono intervenuti il presidente dell’agenzia regionale del lavoro, il direttore della Direzione centrale attività produttive e un rappresentante di Friulia.

    In sostanza – hanno spiegato a margine dell’incontro i sindacalisti – ne è emersa la volontà di battere contemporaneamente due strade. Da un lato proseguire nella ricerca di un imprenditore che possa rilevare lo stabilimento dando lavoro alle maestranze oggi in cigs, dall’altro mettere in atto un percorso di riqualificazione individuale per i 70 lavoratori. «Le due strade devono insomma essere complementari – dichiara Roccasalva -. Fermo restando che per quanto mi riguarda quella da battere con maggior vigore, non trascurando insomma alcuna possibilità, è quella relativa alla ricerca di un imprenditore interessato allo stabilimento. Ho anche suggerito alla Regione di contattare il partner macedone della De Simon, che essendoci in ballo ancora una grossa commessa di 50 pullman potrebbe essere interessato. Pare che un contatto ci sia già stato, ma che non abbia sortito alcunché».

    «L’impegno sui due fronti che si è presa la Regione mi pare un dato importante – dichiara Monguzzi -. Con tutta probabilità i tempi per ottenere qualche risultato non saranno brevissimi, ma l’impegno c’è ed è teso a realizzare una completa ricollocazione delle maestranze». Quanto a tempi e modalità dell’operazione, tutto dipenderà dal futuro prossimo dell’azienda, vale a dire se riuscirà a ottenere il concordato preventivo o se invece dovrà affrontare il fallimento. Nel frattempo, le parti si sono congedate concordando sul periodo (la data sarà fissata in seguito) del prossimo incontro, che si terrà entro la fine di questo mese.

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