Friuli: la Danieli progetta una nuova acciaieria in Serbia

 
dal sito della Vita Cattolica
 
Danieli studia l’ipotesi di investire in Serbia e realizzare a 60 chilometri da Belgrado la nuova acciaieria della controllata Abs. La prospettiva è stata al centro di un incontro a Buttrio tra il presidente del gruppo dell’acciaio, Gianpietro Benedetti, e il presidente della Repubblica serba, Boris Tadic. «L’incontro è stato positivo – ha detto Benedetti –; fanno del loro meglio per le infrastrutture, le agevolazioni fiscali e soprattutto per il costo dell’energia».
 
Sul progetto, l’amministratore delegato di Danieli ha rimandando una decisione definitiva «nella primavera del 2012». A fine ottobre, Danieli aveva ipotizzato, per il nuovo impianto, in grado di produrre circa un milione di tonnellate di acciaio di qualità, un investimento da almeno 450 milioni di euro. Sul fronte occupazionale, lo stabilimento andrebbe a creare circa 500-600 posti di lavoro, da sommare all’indotto, «in un mercato – ha ricordato Benedetti – che offre anche manodopera qualificata».

Per arrivare alla decisione, nelle scorse settimane Benedetti aveva incontrato anche il primo ministro di Belgrado, Mirko Cvetkovic.
 
La nuova acciaieria sorgerebbe a 60 chilometri a sud ovest di Belgrado, nei pressi del fiume Sava, affluente del Danubio, attraverso cui realizzare i trasporti. Il materiale prodotto, ha aggiunto Benedetti, «sarebbe esportato al 100%, circa il 40% per il mercato italiano e il 60% per il mercato europeo ed extraeuropeo».
 
Il presidente del gruppo dell’acciaio ha evidenziato che «l’importante è che le condizioni per l’investimento vengano mantenute per un medio periodo. Nei prossimi mesi dovremmo definire le condizioni globali per fissare l’eventuale risparmio dei costi di produzioni dell’impianto in Serbia per decidere se farlo lì o in Italia. Non è una decisione facile, ma cerchiamo di essere oggettivi nella valutazione dei numeri e poi decidere quando dare via al finanziamento guardando anche alla situazione economica globale». Secondo Benedetti, è fondamentale «valutare il tempo di durata di questo rallentamento della crescita europea per cercare di essere pronti in un momento di ripresa della crescita, tra due o tre anni».