Friuli: la “Proprietà collettiva” come laboratorio di “Economia civica”

Nel dibattito fra quanti credono che l’Italia, per ripartire, abbia soprattutto bisogno di «un mercato efficiente» e di «uno stato non corrotto» (e dunque plaudono ai provvedimenti del governo Monti), e quanti avvertono che il Paese ha bisogno anche del “Civile”, oltre che del “Privato” e del “Pubblico” (e pertanto contestano ipotesi come la chiusura dell’Agenzia del Terzo settore, l’abolizione del Servizio civile, il mancato rifinanziamento del cinque per mille e del fondo per le Organizzazioni non governative nonché dei sostegni a favore del Volontariato), s’inserisce la voce dei sostenitori dell’“Economia di comunità” o “civica”.

Con tale termine, il Coordinamento regionale della Proprietà collettiva in Friuli- V. G. definisce l’opera di amministrazione e promozione dei Beni civici, ovvero delle terre di collettivo godimento che, eredi degli antichi “Comunali” o “Comugnis” o “Usi civici”, sono ancora consistenti e produttive in buona parte del territorio regionale, dalla montagna alla laguna.

I Comitati frazionali e le Comunioni familiari che, in base all’ordinamento statale e regionale, amministrano tali patrimoni si sono riuniti il 2 marzo, ospiti del Centro “Ernesto Balducci” di Zugliano di Pozzuolo, per l’assemblea regionale del Coordinamento. Tale organizzazione, fondata a Bressa di Campoformido e prossima a diventare “Associazione di promozione sociale”, opera dal 1993 per «tutelare i diritti civici, le terre e i beni collettivi» e per «assistere, in ogni loro necessità» i soggetti che gestiscono ed utilizzano le Proprietà collettive (oltre 90 istituzioni, articolate in 2 Coordinamenti territoriali – la Comunanza “Agrarna skupnost”, sul Carso triestino e goriziano, e l’Associazione dei Consorzi vicinali, nella Valcanale – e in 3 sezioni provinciali, attive nel Friuli Goriziano, nel Pordenonese e nell’Udinese, Carnia compresa).

«In quest’epoca di riscoperta dei Beni comuni e della necessità di un ritorno alla terra – ha detto il presidente del Coordinamento, Luca Nazzi, nel corso dei lavori – il Popolo delle Terre collettive friulane e del Carso, per essere credibile e convincente, deve dimostrarsi capace di realizzare “un altro modo di fare economia”, a beneficio della collettività». Non basta più difendere le Proprietà collettive da un punto di vista amministrativo e culturale – ha aggiunto – ma «ci vuole una gestione patrimoniale, che superi la concezione riduttiva del prelievo o della rendita. Ci vogliono Piani di Gestione associata dei patrimoni per realizzare un’“Economia di comunità”, che persegue l’autosufficienza alimentare, prima di tutto, e poi anche l’autosufficienza energetica.

Il Coordinamento, per ottenere tali obiettivi, sosterrà i Comitati frazionali e le Comunioni familiari affinché divengano “Attori territoriali dello sviluppo locale”.

Opererà per il consolidamento della Proprietà collettiva, attraverso la costituzione di Comitati frazionali in tutti i 46 Comuni della Regione con accertamento e bando degli Usi civici (secondo la legge statale 1766/1927) e per favorire la formazione degli Amministratori dei Beni civici, affinché sappiano rinnovare le modalità di gestione dei Patrimoni collettivi e ovunque riescano ad attivare forme concrete d’innovazione, in campo agricolo, silvo-pastorale, energetico e ambientale.

Durante il dibattito assembleare, sono intervenuti i portavoce delle Comunelle del Carso e delle Vicinie della Valcanale, del Consorzio di Collina, della Congrua familiare di Ciconicco e di alcune realtà ove si sta operando per far nascere nuovi Comitati (San Marco di Mereto di Tomba, Gemona e Bicinicco). Il rappresentante del “Comitato per la vita del Friuli rurale”, Aldevis Tibaldi, ha portato il proprio saluto e il vicepresidente Carlo Grgič ha informato sull’attività della Consulta nazionale della Proprietà collettiva.

Al termine del confronto fra gli associati, è stata approvata la delibera “Il contributo delle Proprietà collettive del Friuli-V. G. all’autonomia alimentare ed energetica delle comunità locali”, proposta e illustrata dal segretario Delio Strazzaboschi, che impegna il consiglio direttivo del Coordinamento e tutti i Comitati delle Amministrazioni frazionali e delle Comunioni familiari «nella ricerca, elaborazione e sperimentazione di soluzioni comunitarie, progetti pilota innovativi-esemplari per promuovere e sviluppare l’autonomia alimentare ed energetica delle comunità locali ove presenti le Terre civiche».

Il Coordinamento regionale, infatti, ritiene che «le Proprietà collettive in capo alla comunità – diritti reali naturali che possono garantire un ordine sociale inseparabile dalle consuetudini e dalla cultura popolari – siano la migliore via d’uscita per il recupero ambientale e la conservazione sociale del territorio».

Per esercitare la propria responsabilità, le comunità titolari di Beni civici sono chiamate a «coltivare prodotti agricoli da modalità biologica, biodinamica permaculturale; a produrre alimenti derivati a rapido smercio o non deperibili, utilizzando meno acqua, meno fertilizzanti artificiali e pesticidi chimici e più lavoratori locali; a vendere ai mercati locali (direttamente agli abitanti, alle Amministrazioni frazionali e alle Comunioni familiari come pure ai Gruppi di acquisto solidale); a produrre legna da ardere ed energie rinnovabili (idroelettrico montano e fotovoltaico rurale), cedendole a prezzi agevolati alle comunità locali; e a scambiare prodotti agricoli, alimentari e artigianali fra le comunità degli abitanti produttori-consumatori».

 

I documenti ufficiali dell’Assemblea sono a disposizione sul sito http://www.friul.net/vicinia.php

Con preghiera di diffusione. Grazie.

 

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BUONA PASQUA!

FRöHLICHE OSTERN!

VESELA VELIKA NOČ!

 

LA VICìNIA

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