FRiuli: le identità rubate su Facebook


di ANGELO ORFANÒ CHIARENZA

Tredici casi in città soltanto nel mese di novembre, almeno un centinaio da questa primavera, da quando anche in Friuli è esplosa la Facebook-mania. Situazioni scottanti che sempre più spesso, dicono allarmati alla Polizia postale, sfiorano l’illecito penale, come l’estorsione dopo il furto delle identità.
Stiamo appunto parlando dei furti dei profili sui social network come Facebook, veri e propri scippi telematici fatti soprattutto da giovanissimi dai 14 anni fino all’età adulta, mai over 30. Nella maggioranza dei casi tale “predazione” avviene a causa di situazioni sentimentali degenerate di giovani coppie di fidanzati o di solidi rapporti di amicizia che si sono incrinati o sono andati in frantumi. È la prima volta che il fenomeno emerge in tutte le sue vastità e frequenza in Friuli Venezia Giulia e preoccupa non poco. Dopo il caso che fece scalpore dell’ospedale di Udine dove un’infermiera su Facebook fece apparire i pazienti intubati ricoverati nel reparto di Cardiochirurgia, si stanno moltiplicando le vicende che chiamano in causa i poliziotti telematici.<br />
«Almeno nella metà dei casi avvenuti in questo mese – dichiara Romeo Tuliozzi, responsabile della Polizia postale udinese – siamo riusciti a ricomporre le vicende senza che scattassero denunce. Per altrettante situazioni minorenni e genitori hanno presentato denuncia, perché gli autori dei “furti” o diffamavano la persona che conoscevano o addirittura la ricattavano, chiedendo magari piccole somme per restituire il profilo rubato».
In due casi le dirette interessate sono minorenni. Se almeno in uno si può configurare il reato di estorsione, in un altro gli inquirenti stanno svolgendo indagini e accertamenti per capire se nei confronti della ragazzina il ladro d’identità abbia commesso altri reati. La giovanissima coinvolta nel giro di pochi giorni tornerà negli uffici della Polizia postale per portare altre prove della pesante situazione in cui suo malgrado si è trovata coinvolta.
Le denunce e i casi segnalati dalla Polizia postale riguardano sia maschi sia femmine, a testimonianza del fatto che, potendo celare la propria identità e pensando di farla franca, sia gli uni sia gli altri commettono pesanti intrusioni nella vita altrui. «Nei mesi scorsi – raccontano negli uffici della Polizia postale – c’è stato il caso di una ragazza che vive a nord di Udine e che con il suo operato ha creato non pochi problemi addirittura a un intero paese». Sono perlopiù storie maturate in ambito scolastico, sovente fra liceali, ma non mancano vicende che riguardano gli adulti. Quanto al “ramo” scolastico, i cui casi sono cresciuti esponenzialmente, gli uomini della Polizia postale stanno lavorando per capire anche se alcune vicende non siano legate al cosiddetto cyber-bullismo, ovvero atteggiamenti intimidatori che dai banchi di scuola o dalle aule si sono trasferiti su Internet.
Al momento non ci sono indagati, anche se gli accertamenti degli agenti sono in pieno svolgimento per risalire ai responsabili di tale bravate. Che, conclude Tuliozzi, «evidentemente neanche si rendono conto di andare incontro a grossi guai, magari giudiziari: è una leggerezza che riscontriamo a tutti i livelli, pure tra i maggiorenni. Emblematico il caso addirittura di un intero gruppo che ha diffamato una persona, che svolge il proprio lavoro in una comunità, con pesanti insulti. Qui non si tratta di “vendette” sentimentali fra minorenni, ma di un atteggiamento che denota un preoccupante allarme sociale».